Mentre Spielberg fa il film sul Presidente che libera gli schiavi, Tarantino fa il film su uno schiavo che si libera da solo (o quasi). E se Lincoln lascia perplessi per il fatto di essere soprattutto nella prima parte un po' verboso, dopo aver visto Django i difetti di Lincoln si notano ancora di più. Perché? Be', Spielberg è grandissimo quando racconta scene di forte umanità, e infatti le parti migliori di Lincoln non sono quelle esplicative sui vari intrallazzi governativi (molto, troppo ambigui e in alcuni casi non ben esplicati), ma quelle sui rapporti umani: parti nelle quali eccelle un grandioso Tommy Lee Jones. Django, invece, pur non eccellendo nella prima parte, quando entrano in scena Di Caprio e Samuel L. Jackson comincia a scuotere davvero. Tarantino riesce finalmente a convogliare la violenza in un contenuto; un contenuto fortissimo, non più divertente e divertito, ma serio. Django non è uno spaghetti western, è un film triste e serissimo, una volta tolta la maschera stilistica che Tarantino vuole mettergli nella prima quasi-metà. Quindi ci si accorge di una cosa, che fa indirettamente ritornare su Lincoln: è come se il grande Steven avesse perso qualcosa per strada. La sofferenza, soprattutto. Perché, paradossalmente, in Django Unchained emerge molta più sofferenza dei neri di quanto emerga in Lincoln. Certo, l'obiettivo di Spielberg era soprattutto parlare del Presidente e degli intrighi politici poco noti dietro l'approvazione del noto emendamento, però a Lincoln manca una certa umanità, pur avendo un interprete della grandezza di Daniel Day-Lewis. La colpa, però, non è sua ma di una sceneggiatura che è la riduzione di un progetto che doveva riguardare l'intera vita di Lincoln e che ha finito per parlare solo degli ultimi quattro mesi di vita. Insomma, un compito non facile... In sostanza, ed è un grande paradosso, Django non eccelle nel suo lato più dichiaratamente "western", non eccelle negli esterni ma negli interni, nelle scene in casa, intorno ai tavoli, ecc. Ed eccelle soprattutto per un discorso importantissimo e spesso tralasciato: il fatto che alla base dello schiavismo c'è la concezione, da parte di chi imprigiona, che i neri, gli schiavi, avessero "scritto dentro" il loro servilismo. Come diceva Lawrence d'Arabia/Peter O'Toole, "Niente è scritto". Mentre un film come Cloud Atlas, che ha anche molti pregi, fa continuamente l'affermazione "la nostra vita non è nostra", Django invece ci ripete che niente è deciso prima della nostra nascita e noi abbiamo in mano la nostra vita con tutte le responsabilità che ne derivano. Il personaggio di Di Caprio, e con lui tutti gli schiavisti, erano così ossessionati dal concetto di proprietà che l'hanno estesa anche agli esseri umani, mettendoli in catene, avvalorandosi dell'idea che il servilismo fosse "geneticamente" scritto nei neri, e che quindi fosse "inevitabile" - e quindi immutabile - la loro condizione di schiavi. Ebbene, Django in persona è la dimostrazione del contrario. Non ci si può ribellare se si pensa che le cose sono scritte, definitive e immutabili. Non ci si può ribellare se si pensa che la nostra vita è in mano a qualcun altro, o a qualcos'altro che decide per noi.
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boyracer
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giovedì 24 gennaio 2013
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confronti improbabili.
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Confrontare Tarantino a Spielberg è un'attività deleteria.Anzi, confrontare Tarantino con chiunque, vivente e non, è francamente insostenibile.Tarantino è una galassia a parte, in un universo parallelo rispetto a quello di tutto il resto del cinema, passsato e presente (e forse futuro)."Pur non eccellendo nella prima parte"??!?!?Va be', allora....
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a. di iorio
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sabato 26 gennaio 2013
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il confronto non è improbabile
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Il confronto non è improbabile. Persino Tarantino l'ha fatto, affermando di esser contento dell'uscita quasi contemporanea di un film sullo stesso tema. Quindi il confronto è spontaneo... Poi, se non dobbiamo farlo perché ci sono degli dèi intoccabili, delle idee intoccabili (io credo che la seconda parte sia nettamente superiore alla prima perché va al nocciolo della questione, mentre la prima è quasi esclusivamente citazionista), allora è un altro discorso.
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francescav
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domenica 27 gennaio 2013
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deserto di nefud
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Ciao A. Ti ringrazio, perchè è stata la tua recensione a invogliarmi a vedere "Django Unchained", infatti non sono una fan di Tarantino. Stavolta, però, ho apprezzato, ho trovato non fosse la solita operazione sensazionalistica, ma che avesse un' anima che a "Lincoln", in effetti, manca. Pensa, ho da poco rivisto "Lawrence of Arabia", voglia di bellezza:-)
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a. di iorio
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domenica 27 gennaio 2013
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ciao francesca
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Che piacere ritrovarti! Sono contento che Django ti sia piaciuto. Tarantino si sta evolvendo e mi ha stupito. Lincoln invece un po' una delusione perché da Spielberg ci si aspetta grandi emozioni. Be', poi, Lawrence d'Arabia (che è proprio tra i film preferiti di Spielberg)... Film di altri tempi e di altri mondi, indimenticabile.
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boyracer
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giovedì 31 gennaio 2013
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scusa ma...
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...il fatto che tarantino abbia fatto riferimento a Lincoln perchè tratta lo stesso tema del suo film, non significa che i 2 film siano confrontabili, nè tanto meno i 2 registi.Allora, a questa stregua, si potrebbero confrontare "vacanze di natale sul nilo" e "cleopatra"!...Spielberg e Tarantino sono 2 registi così diversi che più diversi non si può. Hanno in comune soltanto la smisurata abilità artistica cinematografica (ok, non è poco!), ma la usano in modi e linguaggi diametralmente opposti.Ciao.
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