marcocremona
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lunedì 24 giugno 2013
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più che un film un numero 0.
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A me questo film non è dispiacituo affatto. I richiami al poliziesco italiano anni 70 sono davvero azzeccati per quanto la storia sia ambiantata ai giorni nostri. Un altro vantaggio è la totale assenza di risvolti o rimandi alle ideologie politiche (cosa abbastanza comune negli ultimi film per film di genere). La trama, per quanto non originalissima, si sviluppa in modo lineare senza ricorrere eccessivamente ai flash back. Ottima è anche la musica. C'è poca azione e più attenzione ai personaggi e alle loro storie. il film però ha due grossi limiti. Solitamente queste storie creano molti interrogativi nella prima parte per poi svelarli (se non proprio tutti) sul finale.
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A me questo film non è dispiacituo affatto. I richiami al poliziesco italiano anni 70 sono davvero azzeccati per quanto la storia sia ambiantata ai giorni nostri. Un altro vantaggio è la totale assenza di risvolti o rimandi alle ideologie politiche (cosa abbastanza comune negli ultimi film per film di genere). La trama, per quanto non originalissima, si sviluppa in modo lineare senza ricorrere eccessivamente ai flash back. Ottima è anche la musica. C'è poca azione e più attenzione ai personaggi e alle loro storie. il film però ha due grossi limiti. Solitamente queste storie creano molti interrogativi nella prima parte per poi svelarli (se non proprio tutti) sul finale. In questo caso invece molte sono le domande che rimangono aperte, soprattutto sulla vita dei personaggi:
perchè Corso (Argentero) ha abbandonato la polizia?
che rapporto c'era fra l'investigatore e il commissario (Amendola)? Sembrano essere stati molto amici quasi padre e figlio ma poi qualcosa si è rotto... cosa?
Anche il commissario ha un passado torbido ma è tutto solo accennato...
Che rapporti c'erano fra Corso e l'attricetta, pare che lei abbia abbandonato il primo marito proprio per lui ma poi?
Più che un film, sembra l'episodio 0 di una serie poliziesca.
L'altro limite sono gli attori. Sembrano più preoccupati di rivalutare la loro immagine piuttosto che interpretare un personaggio. Amendola vuole abbandonare l'aria del Cesaroni piacione, la Herzigova quella della bambolina bombastica ed Argentero quello di bravo ragazzo della torino bene. Basta la barba incolta, abiti extralarge, occhio corrucciato ed un fiammifero acceso sulla suola della scarpa? Forse! Peccato che poi mi cede nell'ostentato e più volte ripreso sedere palestrato che fa tanto calendario. Era un omaggio a Viggo Mortensen? Ragazza mia... non basta un caschetto biondo per essere la Carrà-....
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vincenzo iennaco
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mercoledì 3 luglio 2013
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noir d'atmosfera, ma solo sussurrato
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Il cadavere di un'ingegnere viene trovato in un campo al limitare dell'aeroporto di Fiumicino. Il figlio di una ricca famiglia della borghesia romana viene tamponato da un SUV all'uscita da una discoteca. C'è una qualche relazioone tra le due morti? Il dubbio si insinuerà sempre più nell'investigatore privato Corso, che stava pedinando il giovane per conto della madre (sua ex-amante) e, scontrandosi con le indagini ufficiali della Polizia, vedrà disvelarsi gradualmente un'intreccio di ricatti e malaffare che vedono coinvolto il patrigno del ragazzo.
Rispettando i clichè del noir d'atmosfera, "Cha Cha Cha" di Marco Risi è una danza sincopata che si muove in una Roma notturna e cupa, così come cupe e stagnanti sono le scene in interni e altrettanto cupi e sfuggenti appaiono i personaggi.
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Il cadavere di un'ingegnere viene trovato in un campo al limitare dell'aeroporto di Fiumicino. Il figlio di una ricca famiglia della borghesia romana viene tamponato da un SUV all'uscita da una discoteca. C'è una qualche relazioone tra le due morti? Il dubbio si insinuerà sempre più nell'investigatore privato Corso, che stava pedinando il giovane per conto della madre (sua ex-amante) e, scontrandosi con le indagini ufficiali della Polizia, vedrà disvelarsi gradualmente un'intreccio di ricatti e malaffare che vedono coinvolto il patrigno del ragazzo.
Rispettando i clichè del noir d'atmosfera, "Cha Cha Cha" di Marco Risi è una danza sincopata che si muove in una Roma notturna e cupa, così come cupe e stagnanti sono le scene in interni e altrettanto cupi e sfuggenti appaiono i personaggi. E questo climax, forse eccessivamente stereotipato e ammorbante, si perde in una sceneggiatura labile e incongruamente sussurrata, lasciandosi per la strada lacune descrittive che inficiano le varie personalità ed un maggiore afflato verso i personaggi. E gli eventuali paradigmi etici e morali rimangono velati in un soffuso e tiepido distacco concettuale cui si stenta ad assimilarne appieno l'entità. E perciò si fa fatica ad empatizzare appieno con l'anti-eroe Corso, dall'apparenza integerrima ma con un trascorso enigmatico e non ben delineato; come si stenta ad esecrare appieno un "sistema" corrotto che viene solo banalmente e superficialmente accennato. Dunque, Marco Risi non si concede eccessi filologici, ma solo venialità di forma.
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daf_ma
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lunedì 15 luglio 2013
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belle le riprese, poca attenzione sui personaggi
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Vuoi vedere un gran film? “Cha cha cha” non fa per te! Da Marco Risi, regista di Fortapàsc, ti aspetti qualcosa di più di un film che sembra non decollare mai, vuoi per la mancata costruzione e consistenza dei personaggi che, nonostante abbiano alcuni tratti, atteggiamenti e vizi che li contraddistinguono e che dovrebbero contribuire a renderli realistici, non riescono a raggiungere una certa credibilità, vuoi perché dal punto di vista contenutistico “Cha cha cha” è un po’ troppo povero. Se è vero che la storia e la sua stessa costruzione sul grande schermo non conquistano il pubblico in sala, c’è da dire però che le riprese, soprattutto a inizio film, sono davvero straordinarie.
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Vuoi vedere un gran film? “Cha cha cha” non fa per te! Da Marco Risi, regista di Fortapàsc, ti aspetti qualcosa di più di un film che sembra non decollare mai, vuoi per la mancata costruzione e consistenza dei personaggi che, nonostante abbiano alcuni tratti, atteggiamenti e vizi che li contraddistinguono e che dovrebbero contribuire a renderli realistici, non riescono a raggiungere una certa credibilità, vuoi perché dal punto di vista contenutistico “Cha cha cha” è un po’ troppo povero. Se è vero che la storia e la sua stessa costruzione sul grande schermo non conquistano il pubblico in sala, c’è da dire però che le riprese, soprattutto a inizio film, sono davvero straordinarie. Le immagini di Roma presa dall’alto sono incantevoli e, queste riprese, ricordano molto quelle del film Fortapàsc. La storia è questa qui: l'investigatore Corso, interpretato da Luca Argentero, bello, tormentato e di poche parole, è stato ingaggiato da un’attrice per tenere d’occhio suo figlio. Una notte, all’uscita di un locale, il ragazzo viene investito da un suv nero e, contemporaneamente, vicino Fiumicino, la polizia scopre il cadavere di un uomo. Le due morti sono collegate e sarà proprio Corso, ex poliziotto, a venire a capo dell’indagine. Nel film, c’è anche Claudio Amendola che interpreta il commissario di polizia con il quale Corso ha lavorato fino a non molto tempo prima e con il quale pare vi siano dei conti in sospeso. Di cosa si tratta? Novanta minuti di film (o molto meno) e scoprirai quale mistero si nasconde dietro la morte dei due personaggi.
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ultimoboyscout
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martedì 9 giugno 2015
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argentero come mortensen.
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Titolo ballerino per un noir che racconta l'Italia, un film brutto (parecchio), sporco e cattivo sui misteri di Roma, dal titolo spiazzante per un film notturno ed attuale che narra di una città collusa e corrotta, segreta, macchiata irrimediabilmente da giochetti politici, sicuramente più adatto a commedie estive e vacanziere degli anni '60. La pellicola è coraggiosa e interessante, in perfetto contropiede non solo per il titolo, ma anche per il cinema in generale, si lascia apprezzare l'omaggio a "La promessa dell'assassino" di Cronenberg per la scena in cui Argentero viene aggredito nella doccia e le ottime prove attoriali di Amendola nei panni del poliziotto deviato e di Delbono in quelli del cattivissimo manovratore, per il resto i luoghi comuni su intrighi e intrallazzi abbondano e le atmosfere da polar malato non rendono bene l'idea di marciume e puzza che invece si sarebbe voluto rappresentare, con l'ansia e l'inquietudine necessarie che non vengono mai a galla.
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Titolo ballerino per un noir che racconta l'Italia, un film brutto (parecchio), sporco e cattivo sui misteri di Roma, dal titolo spiazzante per un film notturno ed attuale che narra di una città collusa e corrotta, segreta, macchiata irrimediabilmente da giochetti politici, sicuramente più adatto a commedie estive e vacanziere degli anni '60. La pellicola è coraggiosa e interessante, in perfetto contropiede non solo per il titolo, ma anche per il cinema in generale, si lascia apprezzare l'omaggio a "La promessa dell'assassino" di Cronenberg per la scena in cui Argentero viene aggredito nella doccia e le ottime prove attoriali di Amendola nei panni del poliziotto deviato e di Delbono in quelli del cattivissimo manovratore, per il resto i luoghi comuni su intrighi e intrallazzi abbondano e le atmosfere da polar malato non rendono bene l'idea di marciume e puzza che invece si sarebbe voluto rappresentare, con l'ansia e l'inquietudine necessarie che non vengono mai a galla. Interessante il personaggio di Luca Argentero, l'investigatore privato Corso (altro omaggio, stavolta a Corso Salani), volto stropicciato, barba sfatta e accanito fumatore, un uomo che scende vertiginosamente negli inferi, in un abisso intricato fatto di abusi e affari sporchi, un eroe con un lato oscuro e poteri eccezionali, quali intuito, fiuto e codice etico ferreo. Per continuare la sua opera di denuncia, Risi sceglie il thriller sotto forma di tela cupa e pericolosa, assegnando il compito di direttore della fotografia a Marco Onorato, al suo ultimo film, che immortala notti davvero "noir" e giorni di una luce irrealmente bianca.
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