antonio montefalcone
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sabato 7 dicembre 2013
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illusioni e aneliti nelle lacrime amare di jasmine
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Ormai è quasi una voce unanime e a ragion veduta: l’ultima pellicola di Woody Allen è di gran classe, di indubbia eleganza, cura e raffinatezza. Un Allen tornato in ottima forma, mai così essenziale e calibrato, mai così disperato e allegorico. “Blue Jasmine” è un vivido e complesso ritratto femminile, ottimamente disegnato con maturità e sensibilità rare al cinema di oggi e sapientemente caratterizzato in funzione di un umorismo freddo e pungente, ma anche buono e compassionevole. “Blue Jasmine” è un dramma di psicologie fragili (depressione, esaurimenti, superficialità) che si descrive tra presente e passato (attraverso flashback continui) e si racconta sulle disgrazie della protagonista. Una tragedia, amara e disillusa, smussata nei toni e serrata nel ritmo, vitale e vibrante come molte efficaci sequenze, molti dialoghi arguti, molti eloquenti primi piani.
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Ormai è quasi una voce unanime e a ragion veduta: l’ultima pellicola di Woody Allen è di gran classe, di indubbia eleganza, cura e raffinatezza. Un Allen tornato in ottima forma, mai così essenziale e calibrato, mai così disperato e allegorico. “Blue Jasmine” è un vivido e complesso ritratto femminile, ottimamente disegnato con maturità e sensibilità rare al cinema di oggi e sapientemente caratterizzato in funzione di un umorismo freddo e pungente, ma anche buono e compassionevole. “Blue Jasmine” è un dramma di psicologie fragili (depressione, esaurimenti, superficialità) che si descrive tra presente e passato (attraverso flashback continui) e si racconta sulle disgrazie della protagonista. Una tragedia, amara e disillusa, smussata nei toni e serrata nel ritmo, vitale e vibrante come molte efficaci sequenze, molti dialoghi arguti, molti eloquenti primi piani. Già, i primi piani, quelli più intensi e sinceri, cupi e concreti sul volto dolente e devastato da profondi malesseri, di una sempre affascinante, brillante (e in questo film soprattutto) eccezionale attrice, Cate Blanchett. Un’interprete perfetta, una prova di recitazione di altissimo livello, un ruolo giusto e scritto su misura per lei. La sua meravigliosa performance non solo dà forza e valore aggiunto ad un’opera già di per sé profonda ed intensa; ma riesce anche a trasmettere in modo massimale, autentico ed emozionante tutto il senso tragico del suo personaggio e di riflesso del film. Nell’acuta rappresentazione delle ossessioni e insicurezze che dominano sentimenti, pensieri e stati d’animo della sua Jasmine; nelle vicende della sua seconda vita; nei suoi monologhi, si legge la lucida e pessimistica riflessione del suo autore sulla crisi di una classe sociale benestante e di un mondo come quello attuale fragile, smarrito e confuso. Sulle note malinconiche di un determinismo beffardo, è ancora una volta il destino a farla da padrone e a soggiogare l’essere umano; quel destino ineluttabile che anche Jasmine, più cerca di evitare e più vede inesorabilmente manifestarsi. Stavolta però non è disegno di ciò che le ruota intorno; stavolta il disegno è scritto in lei: è lei stessa vittima del suo stesso Io. Quel malessere che l’accompagna è sempre stato insito nella sua esistenza e sempre lo sarà, e ogni sforzo per provare a cambiare la sua vita e la sua profonda interiorità non può che risultare vano e grottesco. Un regista e una Blanchett in stato di grazia quindi, ma anche perfettamente supportati da un altrettanto ottimo cast: da Sally Hawkins (Ginger, la sorella, che è agli antipodi con lei in tutti i sensi) a Peter Sarsgaard. Altro punto di forza del film è la sceneggiatura, dura e interessante, pregna di ironia (vedi lo scontro di classe tra la raffinata borghese Jasmine e Ginger, commessa in un supermarket) e di tensione drammatica (conflitti familiari irrisolti e vecchi rancori, sensi di colpa e inadeguatezze), che pur tra momenti didascalici e imperfezioni varie, resta solida e ben riuscita. E soprattutto vivacizzata da riprese eleganti e fluide che circondano gli attori e da una fotografia che illumina con gelido calore ognuno di loro e ogni luogo. “Blue Jasmine”, la triste Jasmine. Un film difficile da dimenticare. Come difficile è cancellarci dagli occhi e dal cuore la fragilità, la solitudine e l’insoddisfazione della sua protagonista e quel desiderio a sopravvivere con dignità, trasmesse con commovente amarezza dal suo aggraziato sguardo e dai suoi dolci occhi delusi…
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luigi chierico
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domenica 15 dicembre 2013
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luna calante
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Generalmente un film la cui vicenda e narrazione è continuamente interrotta da flashback non è di mio gradimento; è come leggere un romanzo senza seguire l’ordine dei capitoli, o ascoltare qualcuno che perde in continuazione il filo del discorso.
Il film è così impostato, ma la vicenda e lo spettacolo non ne soffre, poiché lo scopo non è quello di narrare una storia, ma di costruire un personaggio: Jasmine.
Il regista ci riesce in maniera superlativa affidandosi alla capacità di una grande attrice: Cate Blanchett, che in questo film ce la mette proprio tutta per ambire ed ottenere l’Oscar come migliore attrice protagonista, riconoscimento che sarebbe meritatissimo.
Qui la Cate è perfettamente calata nel personaggio, è proprio magnifica, è lei che vive il dramma di Jasmine, la sua angoscia interiore, trasformando anche la sua grazia in un volto solcato dal dolore.
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Generalmente un film la cui vicenda e narrazione è continuamente interrotta da flashback non è di mio gradimento; è come leggere un romanzo senza seguire l’ordine dei capitoli, o ascoltare qualcuno che perde in continuazione il filo del discorso.
Il film è così impostato, ma la vicenda e lo spettacolo non ne soffre, poiché lo scopo non è quello di narrare una storia, ma di costruire un personaggio: Jasmine.
Il regista ci riesce in maniera superlativa affidandosi alla capacità di una grande attrice: Cate Blanchett, che in questo film ce la mette proprio tutta per ambire ed ottenere l’Oscar come migliore attrice protagonista, riconoscimento che sarebbe meritatissimo.
Qui la Cate è perfettamente calata nel personaggio, è proprio magnifica, è lei che vive il dramma di Jasmine, la sua angoscia interiore, trasformando anche la sua grazia in un volto solcato dal dolore. Il passato la rincorre, la perseguita, ma non la cambia, e se il suo passato è stata la causa del suo oggi, il suo oggi le fa commettere gli stessi errori. Non si può nascondere a sé stessi la verità, facendosi gioco della menzogna, o celandola in una vuota giustificazione “ma io non sapevo”.
Il passato fatto di inganni la perseguita, ma non le ha insegnato molto, commette gli stessi errori continuando a farsi del male. Il figlio sembra dirle : “ chi è causa del suo male pianga se stesso”, e Jasmine travagliata, abbandonata da tutti, continuerà a far uso di antidepressivi per soffocare la sua rabbia di incapacità, e nei continui soliloqui nell’illusione di essere ascoltata da qualcuno, quando ormai attorno a sé si è fatto silenzio, quando attorno a sé ha fatto terra bruciata.
Il regista però è Woody Allen quindi il film a mio avviso va letto e visto al di là di quello che si dice e si vede.
L’alta finanza è inganno, speculazione, frode senza scrupoli, ma gode del rispetto del gran mondo in cui si aggira pavoneggiando nell’eleganza e nel lusso. Diventa cieca e spietata e non si accorge più di quel che le accade attorno, finisce col non vedere l’evidenza e così da sola finisce nel baratro, nell’autodistruzione, è il fallimento! Per chi non trova la soluzione nella morte, ogni tentativo di ripresa è vano, il ricordo del passato lo perseguita, lo porta a commettere errori su errori sino al fallimento del proprio Io.
L’arroganza diventa commiserazione, il lusso disprezzo,la forza fragilità, l’amore inganno, la spregiudicatezza paura, la bellezza oltraggio, il complimento offesa.
Con la ricchezza c’è l’inganno e il tradimento, con la povertà l’onestà e l’amore, nell’una il fascino nell’altra l’ assenza di sex appeal.
Jasemin è l’alta finanza e direi, parafrasando Monti ,“due volte sull’altare, due volte nella polvere”.
Poco da dire sul protagonista Alec Baldwuin, se non avesse tradito anche la moglie non avrebbe trovato nulla da dire.
Efficace l’insignificante figura della sorella povera,( povera sorella !) affidata alle doti di un’ottima Sally Hawkins.
Efficaci le riprese fotografiche e la musica.
Un lungo applauso a Cate Blanchett, che volentieri tornerei a vedere per meglio gustarne ogni gesto, ogni parola, ogni fotogramma.
chigi
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michele marconi
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domenica 8 dicembre 2013
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grandi personaggi per una piccola storia.
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Jasmine, affascinante e composta moglie di un ricco imprenditore newyorkese, si lascia abbagliare dal luccicante mondo della Upper East Side. Distratta dal lusso e impegnata in una scalata sociale, abbandona fiduciosa il suo patrimonio alla gestione del marito senza accorgersi che questi ha costruito il suo impero con truffe e illeciti. Venuta a conoscenza della realtà dei fatti e sconvolta dalla scoperta delle relazioni extra coniugali del compagno, Jasmine si scontra con il disincanto della sua nuova condizione. Ospitata momentaneamente a San Francisco nell'umile casa della sorella Ginger, la protagonista è costretta ad abbandonare i lussi e le ricchezze per iniziare a ricostruire la sua vita e la sua persona.
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Jasmine, affascinante e composta moglie di un ricco imprenditore newyorkese, si lascia abbagliare dal luccicante mondo della Upper East Side. Distratta dal lusso e impegnata in una scalata sociale, abbandona fiduciosa il suo patrimonio alla gestione del marito senza accorgersi che questi ha costruito il suo impero con truffe e illeciti. Venuta a conoscenza della realtà dei fatti e sconvolta dalla scoperta delle relazioni extra coniugali del compagno, Jasmine si scontra con il disincanto della sua nuova condizione. Ospitata momentaneamente a San Francisco nell'umile casa della sorella Ginger, la protagonista è costretta ad abbandonare i lussi e le ricchezze per iniziare a ricostruire la sua vita e la sua persona.
Allen torna a dire la sua nel migliore dei modi. Dopo un periodo quantomeno altalenante arriva finalmente un film capace di soddisfare le aspettative. Bastano poche note di jazz per introdurre la storia e solo alcuni minuti per intuire che la trama si svilupperà su un'interessante alternanza di due piani temporali differenti. Risulta perlomeno difficile capire quale dei due sarà il riferimento principale per lo svolgimento della narrazione visto che le maggiori sorprese, compresa la meno prevedibile tra quelle del finale, le riserva il filone della trama in flashback.
Il film si fa spazio in un destabilizzante gioco di contrasti. Le differenze tra le due città, New York e San Francisco,
si palesano e diventano il macroscopico simbolismo delle due figure femminili, Ginger e Jasmine, e, a sua vota anche della
vita interiore della protagonista. Proprio qui, nel complicato mondo mentale ed emotivo di Jasmine, si manifesta il punto
più interessante della pellicola. Nello shock della scoperta del tradimento e nella nuova inedita condizione di povertà, la protagonista vive un crollo psicologico. A dar forma a questo personaggio così complesso e confuso è stato il talento di Cate Blanchett. Meglio di così davvero non poteva fare: perfetta in ogni scena e credibile in ogni circostanza, anche quando il suo personaggio divorato dai ricordi, si ritrova a parlare da solo, sconnesso con la realtà. Nella difficoltà della svolta di vita, Blachett è capace di mostrare una Jasmine testarda, arrivista, disturbata e incontentabile. Nonostante quest'interminabile lista di difetti, la protagonista riesce a non farsi mai odiare e rimane sempre sia vittima che colpevole.
Ma non è solo Jasmine a rimanere impressa nella mente. Tutti gli interpreti, anche i secondari, hanno il loro perché e catturano l'interesse.
Qualche parola deve essere spesa, infine, per le riprese e le inquadrature che, nella loro semplicità, vestono perfettamente gli obbiettivi della regia e, sebbene non facciano gridare al miracolo, si abbinano bene all'elementarità dell'intreccio. Grandi personaggi, insomma, per una piccola storia, in una narrazione funzionale ed efficace.
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fedson
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mercoledì 11 dicembre 2013
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nevrosi di un'america contemporanea
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Jasmine è ricca, affascinante, e sposata con un uomo d'affari col quale ha dato alla luce un figlio che studia in una delle università più prestigiose al mondo. La sua vita è un continuo susseguirsi di vacanze arricchite da Martini e gustose torte al cioccolato, nonché un incessante shopping. Tutto sembra sereno e perfetto. Sembra. Mentre l'esistenza di Jasmine prosegue verso il lusso e lo sfarzo, ecco che scopre che suo marito non solo è un abile truffatore, ma ha perfino relazioni extra coniugali con donne più carismatiche e meno problematiche di lei. La triste scoperta la porterà a vivere a casa della sorella Ginger, con la quale instaurerà un rapporto di aiuto reciproco che si rivelerà un danno per entrambe.
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Jasmine è ricca, affascinante, e sposata con un uomo d'affari col quale ha dato alla luce un figlio che studia in una delle università più prestigiose al mondo. La sua vita è un continuo susseguirsi di vacanze arricchite da Martini e gustose torte al cioccolato, nonché un incessante shopping. Tutto sembra sereno e perfetto. Sembra. Mentre l'esistenza di Jasmine prosegue verso il lusso e lo sfarzo, ecco che scopre che suo marito non solo è un abile truffatore, ma ha perfino relazioni extra coniugali con donne più carismatiche e meno problematiche di lei. La triste scoperta la porterà a vivere a casa della sorella Ginger, con la quale instaurerà un rapporto di aiuto reciproco che si rivelerà un danno per entrambe. Woody Allen torna in pista dopo alcuni film che non riuscirono a soddisfare critica e pubblico, servendosi di una storia scritta con semplicità e che veste i panni dello stesso regista e di un'arma a doppio taglio sia per i suoi protagonisti sia per la vicenda stessa. La mano di Allen nell'inserire nei suoi personaggi e nelle sue storie parti della sua enigmatica personalità (come i problemi di nevrosi ed altri problemi relativi alla condizione sociale), è cosa ormai nota al suo pubblico. La vera novità sta nell'aver scovato una validissima interprete australiana (la Blanchett), capace di indossare i panni e le irritabili abitudini di uno dei personaggi più complessi e criptici di tutta la filmografia alleniana, dando prova di un'interpretazione al di là della portata di qualsiasi altra attrice che si sarebbe imbattuta nella bella Jasmine. Solo Cate Blanchett poteva dare (triste) vita alle folli e tormentate abitudini fisiche e psichiche della nevrotica Jasmine, reduce di un delirio psicologico (dopo la scoperta della reale seconda vita del marito) che tenderà a farla camminare verso il filo del rasoio del suo stato mentale. Jasmine è una donna nevrotica, che spesso si chiude nel suo passato arrivando perfino a parlare da sola con esso; tremendamente nostalgica della vecchia vita di caviale e champagne; falsa, a volte gentile a volte arrogante, ingenua nella sua ricchezza (non fisica ma mentale) di dubbi e incertezze, e profondamente depressa. Nonostante questo, Allen riesce ad accattivarsi il pubblico verso un personaggio che è creatore-vittima delle sue debolezze e della sua realtà-irrealtà nel quale è immerso per tutta la durata della pellicola, riuscendo a produrre un film valido, leggero, dotato di una storia elementare che viene raccontata meravigliosamente dalle lacrime e dalle crisi di nervi di una Blanchett che ormai prende posto nell'Olimpo delle migliori attrici del mondo. Parlando di un'America cambiata e complessata, Allen ci racconta simpaticamente dei comportamenti e delle crisi dell'alta borghesia americana, mettendole a duro confronto con una società media e sensibile, che apprezza le piccole cose della vita e i piccoli difetti di essa, negando a testa alta una perfezione sociale inesistente, vero bersaglio di Jasmine; appartenente (quest'ultima) ad una categoria sociale americana lontana da quel Blu (colore "stabile" che simboleggia l'equilibrio delle cose) che lei stessa cerca con costanza ma senza alcun risultato.
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maurizio meres
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domenica 8 dicembre 2013
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la falsità della vita
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Film stupendo scritto da un grande Allen dopo più di quarant'anni è sempre lui,dove fa entrare lo spettatore attento direttamente nel film come se fosse protagonista ,trama ricca di spunti di vita ,i soldi quanto valgono se sono accompagnati dalla falsità di mentire anche a se stessi per una vita, ricominciare una vita dal nulla dopo l'agiatezza e' più facile nascere poveri , accostarsi alla vita e conoscere gente comune difficile se si è vissuto tra l'egoismo,non aver mai conosciuto l'amore senza ricordi emozioni,non conoscere il valore dei soldi.
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Film stupendo scritto da un grande Allen dopo più di quarant'anni è sempre lui,dove fa entrare lo spettatore attento direttamente nel film come se fosse protagonista ,trama ricca di spunti di vita ,i soldi quanto valgono se sono accompagnati dalla falsità di mentire anche a se stessi per una vita, ricominciare una vita dal nulla dopo l'agiatezza e' più facile nascere poveri , accostarsi alla vita e conoscere gente comune difficile se si è vissuto tra l'egoismo,non aver mai conosciuto l'amore senza ricordi emozioni,non conoscere il valore dei soldi. Grande interpretazione di Cate Blanchett meritevole di una nomination agli oscar ,il film è strutturato tutto sulla sua figura fatta di menzogne attraverso un lusso da lei preteso e mai meritato ,con una indifferenza verso tutto e tutti che con la sua arroganza la porta alla rovina .Consiglio di vedere il film che personalmente lo trovo un po' triste per la crudeltà della vita che nel finale accompagna il personaggio .
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jacopo b98
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martedì 10 dicembre 2013
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il film dell'anno! un capolavoro!!!
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Jasmine (Blanchett) arriva a San Francisco per andare a vivere con la sorella (Sally Hawkins). Infatti la donna è appena uscita da un periodo di depressione: suo marito (Baldwin), che la tradiva, si è appena suicidato in carcere, in seguito alla scoperta delle fordi da lui perpetrate da parte dell’FBI. Jasmine in California prova a rifarsi una vita ma si porterà dietro il passato e verrà distrutta dalla sua convinzione di “essere superiore”. Il nuovo film di Woody Allen era molto atteso qui in Italia, merito soprattutto delle entusiastiche critiche statunitensi. E finalmente, il 5 dicembre scorso, è uscito nei cinema. Come sempre scritto e diretto dal grande cineasta, posso sena alcun dubbio affermare che si tratta di una delle migliori pellicole di Woody (e parlo da fan) nonché di un autentico capolavoro.
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Jasmine (Blanchett) arriva a San Francisco per andare a vivere con la sorella (Sally Hawkins). Infatti la donna è appena uscita da un periodo di depressione: suo marito (Baldwin), che la tradiva, si è appena suicidato in carcere, in seguito alla scoperta delle fordi da lui perpetrate da parte dell’FBI. Jasmine in California prova a rifarsi una vita ma si porterà dietro il passato e verrà distrutta dalla sua convinzione di “essere superiore”. Il nuovo film di Woody Allen era molto atteso qui in Italia, merito soprattutto delle entusiastiche critiche statunitensi. E finalmente, il 5 dicembre scorso, è uscito nei cinema. Come sempre scritto e diretto dal grande cineasta, posso sena alcun dubbio affermare che si tratta di una delle migliori pellicole di Woody (e parlo da fan) nonché di un autentico capolavoro. È la storia di due sorelle fallite: una in depressione per aver perso il suo status sociale, l’altra per essere una sfigata, cosa che Jasmine non fa che rinfacciarle. Infatti il punto è questo: Blue Jasmine è un film che fa ridere, molto ridere, ma allo stesso tempo non solo è triste e sconsolato, ma è cattivello nella sua sadica ironia. Allen crea un personaggio memorabile che lo spettatore, per tutto il film, segue ed impara ad odiare. È un personaggio antipatico e, a suo modo, cattivo. Ma Jasmine non è cattiva per natura, bensì lo è diventata: lei è egocentrica, viziata, illusa e stressata allo stesso tempo a causa di una vita che si sta rivelando noiosa ed inutile. E qui Allen tira fuori l’asso dalla manica: il film non è solo la storia di una donna in caduta libera, ma di un’intera classe che va in rovina: l’aristocrazia, ricca e prepotente, crolla in tutta la sua stupidità per lasciare il posto alla classe media, di cui la sorella di Jasmine fa orgogliosamente parte. E così tra le due fallite la prima cola a picco insieme alla sua classe sociale e alle sue illusioni di superiorità, mentre il personaggio della Hawkins sa accontentarsi dei suoi fidanzati sfigati e, in un modo o nell’altro, sopravvive e trova la sua felicità. È un film anche sulle azioni e sulle loro conseguenze nel tempo: il passato finisce sempre per influenzare il presente, e, di conseguenza, il futuro: non si può cancellarlo come dice a Jasmine l’ex cognato (Dice Clay). Un cast spettacolare e perfetto spalleggia una Blanchett immensa nella usa migliore interpretazione (dovessi fare predizioni sugli Oscar punterei tutto su di lei); suoi degli complici sono la Hawkins e Stuhlbarg (A Serious Man). Insomma: andate a vedere Blue Jasmine, rimarrete stregati.
AVVERTENZA: Blue Jasmine è Allen puro al 100%: se non siete fan state alla larga.
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flyanto
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giovedì 12 dicembre 2013
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quanto il non arrendersi di fronte alla realtà pos
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Film in cui si narra di una donna che ha perso tutte le sue ricchezze, nonchè il proprio elevato stato sociale, a causa della confisca dei beni da parte dello Stato per delle innumerevoli frodi ed evasioni fiscali del marito (peraltro anche grande fedifrago dal sentimentalmente parlando). Disperata e non sapendo dove riparare, la protagonista si rifugia a S. Francisco a casa della assai modesta sorellastra. Qui, non riuscendo ad adattarsi affatto al nuovo stile di vita all'insegna delle forzate ristrettezze economiche e della necessità assoluta di dover lavorare, ella mal si adatta e tenta in ogni modo di guadagnarsi nuovamente un prestigioso stato sociale ed una migliore condizione economica.
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Film in cui si narra di una donna che ha perso tutte le sue ricchezze, nonchè il proprio elevato stato sociale, a causa della confisca dei beni da parte dello Stato per delle innumerevoli frodi ed evasioni fiscali del marito (peraltro anche grande fedifrago dal sentimentalmente parlando). Disperata e non sapendo dove riparare, la protagonista si rifugia a S. Francisco a casa della assai modesta sorellastra. Qui, non riuscendo ad adattarsi affatto al nuovo stile di vita all'insegna delle forzate ristrettezze economiche e della necessità assoluta di dover lavorare, ella mal si adatta e tenta in ogni modo di guadagnarsi nuovamente un prestigioso stato sociale ed una migliore condizione economica. Ma, fallendo per svariate motivazioni nel suo intento, già ampiamente provata dalla disavventura capitatale ed dall'uso anche continuo ed eccessivo di farmaci ed alcool, finirà impazzita e senza più alcuna possibilità di rifarsi una vita dignitosa. Questa pellicola costituisce l'ultima opera di Woody Allen che lo conferma senza alcun' ombra di dubbio, un eccellente regista. A parte qualche battuta, ovviamente carica di humour, che rende i dialoghi altamente divertenti, brillanti ed intelligentemente costruiti, il tema in sè risulta invece quanto mai drammatico. Il ritratto che Allen fa della donna è quello di una persona ormai giunta al limite della disperazione, che per delle cause avverse perde completamente la sicurezza di sè e conseguentemente la ragione sino a diventare una nevrotica, affetta da alti e bassi dell'umore e completamente dipendente ed in maniera eccessiva dai farmaci e dall'alcool. Una donna che non vuole però arrendersi alla realtà e soprattutto che non si assume mai le proprie responsabilità della sua esistenza e dei suoi eventuali fallimenti, arrivando così a perdere il senso reale delle situazioni e conseguentemente la capacità di trovare una soluzione per affrontarle e superarle. E tutto questo suo modo di essere non può che condurla che verso una misera e fallimentare, per non dire addirittura tragica, fine. Cate Blanchett è la magnifica protagonista del film e sulla quale poggia in maniera eclatante praticamente tutta la riuscita del film. Woody Allen le ha costruito questo ruolo a cui la Blanchett risponde non deludendo affatto le aspettative e rendendolo autentico, altamente credibile e propriamente personale: una donna, dunque, nevrotica e fortemente instabile che con la mimica sia dei gesti, ma soprattutto delle espressioni facciali e dello sguardo (da notare il guizzo e l'acume degli occhi), esprime tutto il disagio e lo squilibrio psichico di cui soffre e che la porterà verso la distruzione più totale. Insomma, ancora una volta anche Cate Blanchett si conferma come ottima attrice a cui, fanno contorno altri attori meno conosciuti, ma sapientemente scelti da Allen e pertanto rispondenti efficacemente ai propri ruoli, quali Sally Hawkins, Bobby Cannavale, ecc... Insomma, un film altamente consigliato che sarebbe un vero peccato perdere.
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leonardo malaguti
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domenica 8 dicembre 2013
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blue jasmine
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Woody Allen ci ha da sempre abituato alla nevrosi regalandoci magistrali esempi di isteria d'ogni sorta, ma il tracollo nervoso, emotivo, esistenziale di Jasmine French è qualcosa di così potente e drammatico da risultare unico nel suo genere.
La storia è quella di una ricca e viziata manhattanite che, a causa del marito novello Bernie Madoff, si ritrova senza un soldo a dover elemosinare un tetto dalla sorella, volgarotta e di modeste finanze, che abita a San Francisco. Il film inizia con i toni leggeri della classica commedia alleniana, ma in pochi minuti comincia a mostrare una durezza insolita , l'atmosfera diventa ambigua e tesa, e le tipiche battute al vetriolo lasciano in bocca un sapore molto più amaro di quanto ci si aspetterebbe.
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Woody Allen ci ha da sempre abituato alla nevrosi regalandoci magistrali esempi di isteria d'ogni sorta, ma il tracollo nervoso, emotivo, esistenziale di Jasmine French è qualcosa di così potente e drammatico da risultare unico nel suo genere.
La storia è quella di una ricca e viziata manhattanite che, a causa del marito novello Bernie Madoff, si ritrova senza un soldo a dover elemosinare un tetto dalla sorella, volgarotta e di modeste finanze, che abita a San Francisco. Il film inizia con i toni leggeri della classica commedia alleniana, ma in pochi minuti comincia a mostrare una durezza insolita , l'atmosfera diventa ambigua e tesa, e le tipiche battute al vetriolo lasciano in bocca un sapore molto più amaro di quanto ci si aspetterebbe. Poco a poco, entrando nelle vicende di Jasmine e di chi la circonda, ci si rende conto che non si tratta di briose ed evanescenti figurine da commedia dei telefoni bianchi né di austeri personaggi dai tormenti bergmaninani, bensì di uomini e donne concreti, dolenti, tutt'altro che cerebrali; forse per la prima volta, Allen lascia il suo adorato iperuranio intellettuale per affondare le unghie nella realtà, nel mondo attuale, dove le situazioni e i cliché classici del suo cinema hanno un suono diverso, più aspro, dove le frecciate feriscono e la depressione non è più un vezzo, ma una prigione.
Jasmine è, assieme a Annie Hall, il personaggio femminile più riuscito della filmografia del regista, ma, mentre la seconda è un'icona, una scheggia eterea di follia e nevrosi che potrebbe benissimo essere la versione femminile di Allen, questa invece va ben oltre l'alter ego: è una figura reale spogliata di ogni idealizzazione, portata all'esaurimento dal vuoto che la circonda e che ha dentro, specchio di una contemporaneità dove l'egoismo deresponsabilizzato (nell'amore, nel lavoro, nella percezione del bene e del male) è l'unica forma rimasta di pensiero e relazione. È una donna al capolinea che vive il suo tracollo come un flusso di coscienza dove passato e presente sono un continuum inestricabile che non le permettono via di scampo, come sottolinea la regia rendendo i confini tra la vicenda e i flashback quasi indefinibili; è un personaggio straordinariamente potente e incisivo, scritto con maestria formidabile, che Cate Blanchett incarna in maniera così sublime da rendere vano ogni elogio.
Si sorride a volte, si soffre spesso, si rimane sopraffatti da questa atmosfera che è al contempo familiare e straniante, tanto che anche la colonna sonora sembra mutare: gli straordinari brani jazz che da sempre rendono l'aria dei suoi film così unica e surreale, qui sembrano farsi beffe di quel che accade, accentuano per contrasto i toni drammaticamente grotteschi della vicenda.
Blue Moon, la canzone di quando lei e il marito si sono incontrati, Jasmine la cerca di giorno in giorno senza speranza nella memoria, come la sua vecchia confortante vita, ma non riesce più a ricordare nemmeno una parola, e quando in un film di Woody Allen anche il jazz è incapace di portare speranza, relegato a un ricordo sbiadito, vuol dire davvero che la faccenda è seria.
voto 8/10
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samuelemei
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martedì 24 dicembre 2013
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l’elegante tristezza del gelsomino notturno
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Vedere un altro film di Woody Allen è una sorta un rito...lo si fa come se fosse l’ultima volta, quasi pregustando il sapore amaro del vuoto che lascerà il grande cineasta newyorkese. “Blue Jasmine” non sarà certo ricordato come il film migliore di Allen, eppure ha quel fascino nostalgico e crepuscolare del “piccolo capolavoro”. Siamo là, in una sala secondaria (un Urano qualsiasi, come figli di un dio minore), insieme ad altre sette anime, ma bastano le prime note di Back O' Town Blues (Louis Armstrong) per immergerci in un altro mondo, il mondo che solo “Woody” sa dipingere sullo schermo. “Blue Jasmine” è un film “classico” e “moderno” nello stesso tempo. La trama è semplice e contorta come in ogni film di Allen: Jasmine (una strepitosa Cate Blanchett) è una reginetta mondana di Park Avenue, sposata al carismatico Hal (Alec Baldwin), uomo d'affari che la vizia e lusinga.
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Vedere un altro film di Woody Allen è una sorta un rito...lo si fa come se fosse l’ultima volta, quasi pregustando il sapore amaro del vuoto che lascerà il grande cineasta newyorkese. “Blue Jasmine” non sarà certo ricordato come il film migliore di Allen, eppure ha quel fascino nostalgico e crepuscolare del “piccolo capolavoro”. Siamo là, in una sala secondaria (un Urano qualsiasi, come figli di un dio minore), insieme ad altre sette anime, ma bastano le prime note di Back O' Town Blues (Louis Armstrong) per immergerci in un altro mondo, il mondo che solo “Woody” sa dipingere sullo schermo. “Blue Jasmine” è un film “classico” e “moderno” nello stesso tempo. La trama è semplice e contorta come in ogni film di Allen: Jasmine (una strepitosa Cate Blanchett) è una reginetta mondana di Park Avenue, sposata al carismatico Hal (Alec Baldwin), uomo d'affari che la vizia e lusinga. Ma Hal è un truffatore fedifrago: la fine del loro matrimonio porta Jasmine alla bancarotta e all'esaurimento nervoso. Sola e in balìa degli antidepressivi, la donna si trasferisce a San Francisco per vivere con la sorella Ginger. Qui, sulla luminosa West Coast, in California, cercherà di rifarsi una vita ma le ombre del passato le impediranno di ritrovare la felicità perduta.
Fin qui, la trama. Ma ciò che colpisce in Blue "Jasmine" è la lucidità critica con cui Allen dipinge il conflitto culturale tra classi sociali, l’autenticità rassicurante dei poveri diavoli e l’ipocrisia snob del bel mondo. Il tutto attraverso lo sguardo deformato della protagonista, imprigionata nel mito di una decadenza irreversibile. Nel film spiccano gli scenari scintillanti, gli interni lussureggianti, la colonna sonora super raffinata, la maestria con cui il regista monta e rimonta i frammenti del passato in chiave introspettiva, focalizzando sempre più la questione del complesso di colpa, che avvicina “Blue Jasmine” al capolavoro tragico “Match point”. In “Melinda e Melinda” (2004) Allen si chiede se ci sia più realtà nella commedia o nella tragedia. In "Blue Jasmine" questa distinzione non c’è più, ma c’è solo la vita nella sua essenza tragicomica. Stupisce la compattezza e la leggerezza di un film che, pur pessimista, non raggiunge le vette nichiliste di “Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni”. Il cast, come sempre, è composto da diversi “superlativi attori minori” (Sally Hawkins e il simpatico Bobby Cannavale)che brillano come le gemme di un diadema intorno al vero gioiello: una Cate Blanchett al massimo del suo splendore, forse mai così affascinante e intensa. Il tessuto intertestuale dell’opera è molto ricco. L’ambientazione ricorda subito il Golden Gate di “Vertigo” e la nostra Jasmine, a modo suo, è “una donna che visse due volte”. Il titolo stesso racchiude un’esplosione polisemica. Blue Jasmine è il gelsomino notturno di pascoliana memoria, un fiore raro e fragile (Allen ha una passione per i titoli floreali: pensiamo a “La rosa purpurea del Cairo”); ma blue è anche un aggettivo “emotivo” che indica la malinconia e connota la predilizione musicale del jazzista Woody Allen. Il maestro newyorchese farà pure sempre lo stesso film, ma la raffinatezza delle sue pellicole continua ad abbagliare i nostri occhi e sfiorare il nostro cuore.
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(di francesco izzo)
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pesantangelo
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martedì 7 gennaio 2014
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la tragedia in blue dei tempi odierni.
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Non ce ne sono poi tante oggi di "macchine da presa" così pregnanti come quelle dell'cine-analista new yorkese. Classe 1935, alle soglie degli 80, nel suo caso davvero poco suonati.
Film bellissimo e significativo, un duro spaccato sociale ottenuto attraverso la lente Alleniana dell'introspezione soggettiva.
I personaggi che vi si snodano rappresentano il macrocosmo della società, l'autentico teatro della storia odierna. Protagonista la borghesia al tracollo che per mantenere il suo tenore di vita e le sue ricchezze, contestualmente ai soliti giochi di prestigio finanziari, finisce per inghiottire tutti, frantumando se stessa e l'incosciente working class.
La scrittura è coerente, l'opera unitaria.
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Non ce ne sono poi tante oggi di "macchine da presa" così pregnanti come quelle dell'cine-analista new yorkese. Classe 1935, alle soglie degli 80, nel suo caso davvero poco suonati.
Film bellissimo e significativo, un duro spaccato sociale ottenuto attraverso la lente Alleniana dell'introspezione soggettiva.
I personaggi che vi si snodano rappresentano il macrocosmo della società, l'autentico teatro della storia odierna. Protagonista la borghesia al tracollo che per mantenere il suo tenore di vita e le sue ricchezze, contestualmente ai soliti giochi di prestigio finanziari, finisce per inghiottire tutti, frantumando se stessa e l'incosciente working class.
La scrittura è coerente, l'opera unitaria.
La regia che dipinge il finto alone blue di Jasmine è beffarda ma inesorabile, intrecciata nella nemesi infernale di ripetizione del passato e autodistruzione che la protagonista deve compiere all'interno del suo tragico destino. Come in un tragedia antica a sfondo psicologico, che possa servire da monito per lo spettatore, portandolo alla purificazione delle amare passioni che oggi attraversano la nostra società.
Tutti in piedi davanti al maestro: Chapeau e applausi in sala.
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