La vita di Adele |
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Un film di Abdellatif Kechiche.
Con Léa Seydoux, Adèle Exarchopoulos, Salim Kechiouche, Mona Walravens, Jérémie Laheurte.
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Titolo originale La Vie d'Adèle.
Drammatico,
durata 179 min.
- Francia 2013.
- Lucky Red
uscita giovedì 24 ottobre 2013.
- VM 14 -
MYMONETRO
La vita di Adele
valutazione media:
4,04
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Gli orizzonti di Adeledi ennasFeedback: 3051 | altri commenti e recensioni di ennas |
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venerdì 10 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“La vita di Adele” mette a fuoco uno stralcio di vita di una studentessa francese di letteratura, la giovinezza, quando la prepotenza degli impulsi vitali è al massimo vigore. L’angelicamente arruffata Adele, alle prese con questa tempesta, punta il primo bersaglio vicino Thomas, studente innamorato di lei che si rivela ben presto un oggetto insoddisfacente.
Tutto qui? Sembra pensare delusa la ragazza: non ci sarà qualcosa di diverso, più eccitante? Questo stato di frustrazione le procura una visione inquietante: un giorno, tra la folla, l’ha colpita il passaggio di una ragazza in jeans e giubbotto con una testa di capelli turchini. Nel dormiveglia, questa figura modernamente fiabesca di donna, le ritorna quale fantasma amoroso che la eccita sessualmente. Questo episodio destabilizzante la condurrà alla ricerca ansiosa di questa figura nel reale che si materializza rapidamente in un locale di sole donne. Ha le sembianze di Emma, affascinante artista “in nuce”, piglio mascolino, stereotipo estetizzato della lesbica senza turbamenti e dal loro incontro nasce una storia di passione amorosa.
E’ solo per narrarci questo amore tra donne che il regista Kechiche ci squaderna tre ore di film?
A mio parere no anche se il film è realmente,in ogni caso troppo lungo.
Il regista, tallonando con la cinepresa le due protagoniste (soprattutto Adele) non dimentica mai abilmente lo sfondo in cui le colloca. Insieme ai minuti dettagli dei primi piani, scorrono minuziosamente i particolari del contesto. La vicenda amorosa e il contesto, si snodano secondo me tramite un doppio registro: da un lato un “naturalismo” studiatissimo e magistrale di Adele e dall’altro un ambiente volutamente artificioso “ di facciata”. Questo da estro al regista di esercitare la sua critica alla società francese ( e forse non solo) quasi inavvertitamente, con un sottile intento moralistico.
Il film mi è sembrato pervaso da una ricerca estetica minuziosa, quasi maniacale, l’uso del colore, anzitutto: intere scene paiono caleidoscopi sfavillanti di colori come tavolozze pittoriche, la messa in luce costante della bellezza di Adele, anche con il moccio. Questa ricerca estetica, a mio avviso, oltre al allungare a dismisura i tempi del film ( ma aiuta anche a reggerlo), raggiunge il suo apice nella famosa scena centrale dell’amplesso fra le due donne.
La menzione, nel film, dell’indovino greco Tiresia, sperimentatore dei due sessi che da la misura e preponderanza del “godimento erotico femminile” –nove a uno su dieci - rispetto al maschio, mi è parsa quasi una dichiarazione di intenti del regista. L’amplesso da lui filmato rende infatti, alla massima potenza, l’idea che un maschio, l’autore del film, ha dell’eros femminile.
La sua ricerca estetica è, in questi dieci minuti di film, sovrana: due corpi femminili belli per scelta cinematografica, due corpi in movimento erotico con nessun muscolo fuori posto,deformato, sconveniente, in una performance professionale magistrale quanto ferrea, il cui intento non è solo, secondo me, evitare l’accusa di porno ma il corollario di un film in cui il rapporto fra arte e realtà è una costante dell’idea che il regista vi sviluppa.
Il finale malinconico mi conferma nuovamente l’impressione del messaggio critico soft del regista che per ragioni sintetiche provo a formulare n una breve frase : “ Questo è l’orizzonte in cui io stesso mi sostengo ma dove vai occidente?”
Una menzione speciale sulla bravura delle attrici in un film sicuramente da vedere.
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