In molti hanno liquidato la trama di questo immenso esempio di cinema come una storia "tra due lesbiche" lasciando da parte l'elemento universale tanto caro a Spielberg che giustamente ha deciso di premiare il nuovo,coraggioso,lavoro di Kechice all'ultimo Festival di Cannes.Dopo aver assistito ad oltre tre ore di pellicola non so neanche so se classificare La vita di Adele come un film,o come un percorso. Un percorso che lo spettatore intraprende con la stessa protagonista,amando con lei,crescendo con lei,perdendosi e ritrovandosi con lei. Adele è una giovane diciasettenne, nuova ad ogni esperienza della vita. Insoddisfatta di quello che apparentemente sembra essere il suo primo rapporto con il sesso opposto,incontra Emma, giovane e intrigante ragazza dai capelli blu,con la quale intraprenderà una relazione colma di passione,dolore ma soprattutto AMORE. E' questo il tema universale tanto citato sopra. E' l'amore che permette allo spettatore di mettere da parte il pregiudizio per qualche ora e assistere a questa tenera esperienza tra due esseri umani anche se essi appartengono allo stesso sesso. E' per questo motivo che quando sento gridare "scandolo" per le scene di sesso lesbo,architettate e dirette magistralmente, mi ritengo offeso. Primo perchè in questo film il "sesso" assume un ruolo assolutamente secondario agli avvenimenti narrati e secondo perchè viene mostrato con naturalezza. Può risultare aggressivo,può risulatere esagerato, ma non ho sentito nessuno definirlo "normale". Normale come il sesso tra un uomo e una donna, normale come è lecito che sia tra una giovane coppia che ha solo il desiderio di unirsi carnalmente. Se questo film è riuscito ad essere accolto positivamente ed essere accettato per quello che è da coloro che hanno mente aperta è solo ed esclusivamente merito di un regista unico nel suo genere e due attrici protagoniste che toccano con un dito la perfezione. Abdellatif Kechiche ( Cous Cous,Venere Nera) è sempre stato un maestro che si è contraddistinto per la sua ricerca disperata del realismo e mai come in questo film questa ricerca del regista è esasperata a tal punto. Lea Seydoux,gia famosa nel cinema francese e internazionale, perde tutto il suo concentrato di femminilità per dar vita al corpo mascolino di Emma,e regala al publico un'interpetazione meravigliosa ma soprattutto inaspettata. Ma se sulla Seydoux c'era da mettere la mano sul fuoco non era lo stesso caso di Adele Exarchopoulos. Fin dalla prima scena della pellicola la sua gestualità,la sua espressività il suo conflitto interno porteranno lo spettatore a guardare dentro se stesso e a confrontarsi con la realtà. E' per questo motivo che mi ritrovo molto d'accordo con la frase della giornalista Federica Pontiggia che afferma: "Ora sappiamo che la vita non è un film,ma questo film è la vita".
Proprio perchè è il racconto di una vita,le tre ore di durata non sono mai un peso. Non cercano di essere ne troppo emotive,ne troppo fredde ma trovano sempre il giusto concentrato di realtà,evitando brillantemente clichè e l'ventuale happy ending.
Voto:4/5
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