Un film finalmente scevro dei più comuni clichè nei quali comunemente si incappa trattando lo spinoso tema dell'omosessualità (specie nel periodo adolescenziale). Basterebbe questo a fare de "La vita di Adele" un film del tutto degno di nota, eppure non è tutto.
Adele è DAVVERO la protagonista indiscussa della pellicola: questo personaggio perennemente sospeso nella sua "incapacità di essere o diventare", ma al contempo fissato in un'inquadramento "genuino" dell'esistenza, cattura attenzione e sguardo dal primo all'ultimo minuto, mostrando un evoluzione ed una profondità che quasi sorprendono man mano che il film procede. Il regista si destreggia con incredibile sapienza in un mondo che troppo spesso si racconta con banalità e sufficienza, cui non si dedica il giusto grado di impegno intellettuale; ciò si traduce in una storia che non diventa meramente il solito sermone moralizzante sulla condizione dell'omosessuale, o l'ennesima tentativo di introspezione con protagonista una ragazzetta trasgressiva e bramosa di atteggiarsi, ma la parabola di un esistenza complessa, la quale attraversa varie fasi racchiuse macroscopicamente in 2 capitoli, i quali corrispondono grosso modo con i 2 tempi. Mi dilungherei troppo nell'approfondire questi aspetti, quindi mi prendo le ultime righe per elogiare la regia: la mdp si pianta su questi visi dando l'impressione d'animarsi di attenzione psicanalitica, nel suo indugiare sulle espressioni, sulle labbra, sulle gote, nel suo distogliersi e cercare. Le scene di sesso meritano un elogio ulteriore, poichè anche qui alcuni luoghi comuni che troppo spesso castrano l'espletazione visiva della sessualità sono totalmente rigettati: i corpi si annodano e stringono, i nudi sono "studiati" dalla mdp esattamente come lo sono i volti. C'è una bellissima scena di sesso della durata di circa cinque minuti (la quale ha causato qualche diseducato ridolino isterico di alcuni spettatori... ecco i prodotti di certo becero mainstream) che non sarebbe potuta durare un secondo di meno (rende icasticamente la differenza di passionalità che intercorre tra il sesso etero, che la protagonista trova piatto e insipido, e quello omosessuale, perfetto approdo alla sua dimensione effettiva... Almeno in quella fase appunto): a smentire un luogo comune che spero presto possa totalmente svanire, cioè quello che vuole che qualsiasi scena di sesso esplicito, al cinema, diventi subitamente "porno" e sia quindi inadatta ad una fruizione diversa da quella dello squallido godimento. Menziono il rapporto della protagonista con il cibo, perchè ho letto da qualche critico (e qualche spettatore) che questa sarebbe una "caduta" dell'autore, il quale avrebbe attribuito alla sua protagonista il solito modo "adolscenziale" di "metabolizzare" una percezione di inadeguatezza, ovvero il rapporto problematico con la nutrizione. A mio parere non è assolutamente così: il rapporto di Adele col cibo è un qualcosa di più complesso e problematico, e si trasforma anche in una delicata metafora sulla consumazione dell'esistenza umana, ora più genuina e istintiva, ora più volta all'inquieta ricerca di essenza mediante l'arte e la raffinatezza di intelletto (lo scarto che si genera tra le due amanti), proprio mediante la riconduzione a quanto di più "animalesco" e originario c'è nel comportamento umano: la nutrizione. Il film ha una pecca o due, che scelgo comunque di sminuire in questa sede, preferendo la giusta esaltazione di un grande prodotto.
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allegra720
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mercoledì 1 gennaio 2014
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concordo appieno su ogni cosa
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Recensione a mio avviso perfetta!Questo film rimette anche in discussione il concetto stesso di libertà. Inizialmente sembra essere Emma lo spirito libero, ma alla fine del film forse si comprende che chi è davvero libera è Adele, personaggio che mi ha personalmente coinvolto appieno, stregato e rapito. Film meraviglioso, sono ogni punto di vista, così come perfette secondo me, sono state le scene, riprese microscopicamente, delle attrici.
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cinemania
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martedì 17 marzo 2015
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adele perde 8 a 0
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