Con tutta probabilità non scriverò nulla che non sia già stato detto da critici, spettatori e "addetti ai lavori", ma queste sono le impressioni che ho maturato vedendo il film: benché in seguito abbia letto diverse recensioni in cui ho riscontrato concordanza di pensiero e concetti, si tratta sempre e comunque di un giudizio personale - leggi "farina del mio sacco"!
Prima di tutto, mettiamo in chiaro la cosa più importante: secondo me La vita di Adele è uno di quei rari film che possono dire di aver contribuito al progresso dell'umanità. Opinione giustificata dal fatto che l'opera racconta una semplice storia che in realtà è grandiosa, perché riguarda tutti noi, attraverso una regia fluida, funzionale, personalissima, ma sempre al servizio di naturalezza e spontaneità. La differenza tra "verità" e finzione è magicamente annullata.
La vita di Adele è come il romanzo di 600 pagine letto dalla protagonista: un'opera lunghissima, ma che appassiona già dalle prime pagine, laddove molti film che durano la metà di questo stancano dopo dieci minuti.
Non è solo la storia di un amore omosessuale, quanto piuttosto una storia Dell'Amore, quello con la A maiuscola.
Oltre alle strepitose protagoniste, abbiamo una ricca galleria di personaggi secondari tratteggiati con assoluta verosimiglianza, distribuiti con apparente casualità, funzionali al contesto, come colori su una tela. In questo senso lo sguardo di Kechiche è totalizzante (qualcuno direbbe "comunista"), omnicelebrativo più che autocelebrativo. È una celebrazione della vita, delle sue funzioni primarie, laddove mangiare e fare l'amore sono quasi la stessa cosa, e soffrire e farsi del male pure.
In questo senso, il regista approda a una terra di confine tra l'erotismo e la pornografia, in una fusione di estasi carnale e spirituale. Ma non è solo una fiera dei sensi: il film ha anche il coraggio di raccontare cosa avviene "all'interno" della relazione, come anche dopo, e lo fa con il distacco sufficiente a non risultare prolisso.
Al di là del valore estetico e filosofico, non posso negare che le scene di sesso (in particolare la prima con Emma), stupende dal punto di vista formale, siano talmente infuocate da essermi sembrate quasi ridicole. In questo caso la bravura (in tutti i sensi) delle protagoniste salva il film dall'eventuale scivolone, risultandone in una "performance", è davvero il caso di dirlo, di rara intensità e bellezza.
La vita di Adele è un film fatto di realtà, ma da cui si sprigiona una magia che - in quanto spettatore ed essere umano (non importa se etero, gay o bi) - io chiamo semplicemente Cinema.
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