Anni felici |
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Un film di Daniele Luchetti.
Con Kim Rossi Stuart, Micaela Ramazzotti, Angélique Cavallari, Benedetta Buccellato, Martina Gedeck.
continua»
Commedia,
durata 100 min.
- Italia, Francia 2013.
- 01 Distribution
uscita giovedì 3 ottobre 2013.
MYMONETRO
Anni felici
valutazione media:
2,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Una sessualità espansa e sudaticciadi CamarilloFeedback: 956 | altri commenti e recensioni di Camarillo |
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domenica 9 novembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Questo auspicava,con aria ispirata e folle,un acerbo Moretti nell'urgente e folgorante Ecce Bombo.Un film che distrugge i luoghi comuni nel momento stesso della loro creazione e prende di mira la feroce carica conservatrice insita in ogni rappresentazione autoassolutoria e autoreferenziale.Per farlo utilizza un sarcasmo impietoso e perfino crudele,a distruggere alla radice ogni tentazione autogiustificatoria e persino ogni processo di identificazione con i personaggi.
Rivedere quel film rappresenta un buon antidoto a questo lavoro di Luchetti,che invece esclude l'unico elemento che poteva dare un indirizzo fecondo al film:l'autoironia.Ne deriva una costruzione nostalgica,che maschera dietro a categorie politiche e sociologiche di agghiacciante superficialità il contenuto autentico della storia:l'ansimare carnale della macchina da presa addosso ai corpi dei personaggi è narrativamente giustificato con il loro anelito,confuso e generoso,alla libertà artistica e personale;i protagonisti,confusi e generosi pure loro,van cercando questa libertà dietro a parole d'ordine che risultano,inutile dirlo,confuse e generose.Perché in fondo questi anni sono felici proprio in quanto confusi e generosi;e la perdita/conquista dell'innocenza non potrà che essere quella del bambino Luchetti,che saprà affacciarsi al nuovo decennio e uscire dalla confusione perché avrà conciliato talento e sentimento,e avrà compreso e perdonato i genitori perché avrà capito la reale sostanza della loro ricerca di libertà;infatti girerà uno spot pubblicitario,indirizzando il padre al nuovo percorso che suggella il finale del film:la autorivelazione della donna,la scoperta del privato (la nostalgia per la moglie) nel politico (l'arte che non si vende,ma impone la propria forma perché parla all'anima).Ne emerge un nuovo equilibrio,in cui si riscopre il sentimento e il talento si libera dalle pastoie ideologiche,perché ha imparato il senso della ricerca di libertà.
Senza voler indugiare su cosa il binomio talento-pubblicità abbia poi inflitto al Paese,va appena notato come tale nuovo equilibrio sia realmente imperdonabile,perché giustifica retrospettivamente la violenza insita <
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