All Is Lost - Tutto è perduto

Pare che il sogno di ogni attore sia di avere la scena tutta per sé, per l’intera durata dello spettacolo. Ebbene, qui il grande Robert Redford ha questo privilegio: nessuno appare in questo film all’infuori di lui! Non solo, praticamente non pronuncia una parola durante tutto il film.
La particolarità della vicenda spiega come questo sia possibile: il nostro protagonista (non ha un nome; nei titoli di coda è definito Our Man) è in navigazione solitaria nell’Oceano Indiano quando la sua barca si scontra con un container galleggiante abbandonato in mare; nelle successive due ore di proiezione assistiamo al (silenzioso) disperato tentativo di sopravvivere al naufragio e alla disastrosa tempesta che lo investe.
Sessant’anni fa un Vecchio nel Mare di Cuba parlava al suo marlin; molto dopo, un famoso naufrago cinematografico ― Chuck /Tom Hanks in “Cast Away” -- per non impazzire parlava a un pallone, l’amico Wilson;. Qui, invece, il nostro anonimo personaggio non approfitta delle interminabili giornate alla deriva per parlare con se stesso, per raccontarci di lui, per disperarsi, per mostrarci flash-back della sua vita.
Farà di tutto per sopravvivere (“Whatever it takes” direbbe Mario Draghi!), senza disperazione e con lucida consapevolezza della pochezza dell’Uomo davanti alla Natura. Le scene più belle, spesso subacquee, ci mostrano la vita dell’Oceano indifferente a quel puntino arancione, con l’uomo che appare marginale, anzi, fuori luogo.
La grande prova di attore di R. Redford? Certo una delle più impegnative. Accolto da ovazioni a Cannes (fuori concorso), non ha neppure ricevuto la Nomination per l’Oscar, premio per altro mai attribuito a Redford come attore.
Inevitabile il paragone con Sandra Bullock in “Gravity”, dispersa nello spazio anziché nell’oceano; ma, dopo aver visto "All is lost", l’ambiente spaziale sembra affollato: a volte sono persino in tre in scena, includendo la voce da Houston. E la Bullock pare non star zitta un minuto!
Il film è stato girato con un badget ristrettissimo in gran parte nella gigantesca vasca degli studi Fox a Rosarito Beach, in Messico, creata per “Titanic” (1997) e usata per altri film acquatici, come “Pearl Harbor” e “Master & Commander”. Pare che il 76enne Redford sia uscito piuttosto malconcio dalle riprese cinematografiche, in cui veniva in continuazione irrorato d’acqua che gli avrebbe procurato seri danni a un orecchio.
Molti uomini esperti di mare e di barche hanno sommerso di critiche regia e scenografia per varie ingenuità dell’anziano skipper o non credibilità di certe scene, ma pare evidente che il film intenda rapire lo spettatore e portarlo in mezzo all’oceano, lontano dalla realtà, e direi che ce la fa, almeno in parte. Magari con qualche breve attimo di noia.