Allacciate le cinture |
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Un film di Ferzan Ozpetek.
Con Kasia Smutniak, Francesco Arca, Filippo Scicchitano, Francesco Scianna, Carolina Crescentini.
continua»
Commedia,
durata 110 min.
- Italia 2013.
- 01 Distribution
uscita giovedì 6 marzo 2014.
MYMONETRO
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Le "scosse" della vita
di Riker66Feedback: 200 | altri commenti e recensioni di Riker66 |
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giovedì 20 marzo 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“Un grande amore non avrà mai fine” questo il claim del novo film di Ozpetek. Più che sul “non avrà mai fine” la storia innanzitutto ci porta a interrogarci su quel misterioso momento che definisce la nascita di un amore. La vicenda inizialmente ci fa navigare in una trama di relazioni, sensazioni e legami tra un gruppo di amici all’interno del quale nasce l’amore inatteso (e forse anche inspiegabile) tra Elena e Antonio. Su questo amore inspiegabile ma terribilmente intenso si snoda la vicenda riproponendoci, tramite un salto narrativo, Elena e Antonio dopo 13 anni con una famiglia ormai formata, progetti personali portati a maturazione e 2 figli. Le difficoltà - o forse l’impossibilità - di relazione e di dialogo (significativa la scena del dialogo tra Elena e Antonio in cucina nella quale emerge pienamente il dolore sordo e solo dei sue protagonisti) si scontra violentemente con la scoperta casuale di una brutta malattia di Elena. La malattia sarà per Elena un occasione per ripercorrere il senso più profondo del suo amore per Antonio. Parallelamente Antonio avrà da manifestare ad Elena come quell’amore nato e inizialmente alimentato da una preponderante e quasi dominante fisicità non è per questo meno profondo e sincero. La location (Lecce) richiama con alcune inquadrature “Mine vaganti” anche se lo spaccato sociale proposto è diverso, quasi a far sembrare che la vicenda si possa svolgere in un qualsiasi altro luogo del centro sud italiano. Non mancano sapienti e accorti usi della macchina da presa con piani sequenza e soggettive in particolare all’inizio del film che mostrano un Ozpetek più che mai capace di saper usare le tecniche di ripresa (interessante e da rivedere il piano sapienza iniziale con il passaggio eterno/interno, giorno/sera tra l’ingresso e l’uscita dal bar “Tarantola”). Un film gradevole nella tipica e romani collaudata ricetta Ozpetek: grandi sentimenti, profonde relazioni di amicizia, famiglie “normali” in cui la stranezza emerge quasi come ingrediente necessario della normalità (la zia Viviana/Dora), un pizzico di mondo gay (che questa volta più che linea essenziale alla narrazione è espressione di un mondo reale), sono solo alcuni ingredienti ben identificabili della alchimia che sa riproporre ogni volta il registra italo – turco. Quindi un “prodotto” ben uscito dallo stile inconfondibile di Ferzan. Ai più affezionati (e cultori del regista) potrà sembrare meno accesso nel narrare i sentimenti e potranno sentire la nostalgia di quelle narrazioni quasi “macchiettistiche” con cui il regista ha saputo presentare nelle precedenti opere il mondo parallelo delle famiglie “allargate” e delle relazioni al di la dell’eterosessuale. Non stante questo rimane un coraggio non indifferente nel rappresentare i sentimenti estremi e totali. La scena di amore fisico tra Elena e Antonio in ospedale con i suoi toni forti è un coraggioso tentativo di mostrare visibilmente come un amore (a questo punto possiamo dire un vero amore?) riesce ad andare oltre al solo canone della bellezza e della esteriorità. “Allacciate le cinture” quindi, non solo per proteggervi dalle scosse che il film potrà regalarvi durante la visione, ma per continuare percorrere la vostra esistenza. Ciò che potrà “scuotere” nel bene e nel male la vostra vita da oggi in poi non potete saperlo, non lo sapeva neanche Antonio che - inaspettatamente - scopre che tutto quello che ha vissuto accanto a Elena, come ha saputo e come ha potuto, era veramente Amore.
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