Allacciate le cinture |
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Un film di Ferzan Ozpetek.
Con Kasia Smutniak, Francesco Arca, Filippo Scicchitano, Francesco Scianna, Carolina Crescentini.
continua»
Commedia,
durata 110 min.
- Italia 2013.
- 01 Distribution
uscita giovedì 6 marzo 2014.
MYMONETRO
Allacciate le cinture
valutazione media:
2,72
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il cinema italiano riprende la sua caduta liberadi simohbertoFeedback: 110 |
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giovedì 20 marzo 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sono entrato in sala, un po' trafelato per la verità, cercando il più possibile di non lasciarmi influenzare da alcuni pareri negativi che avevo sentito qualche giorno prima. Ora posso contraddire quei pareri, troppo poco feroci nei confronti di un film così vuoto. Sarà che la fa da padrone la parola "scopare", sin dai primi minuti -appena conosciuti i personaggi-(Con la poco riuscita gag della zia in casa) ma soprattutto tra le mura dell'ospedale, come se il senso della vita fosse tutto là: nel sesso. Non credo. Sarà che i personaggi sono tipizzati allo stremo, non hanno crescita (anzi, qualche cenno di decrescita , che tuttavia il regista non ha avuto il coraggio di portare fino in fondo) non imparano, non mutano, non provano nulla di quello che dicono. Sarà che la recitazione di Arca è stata pessima per tutto l'arco del film (ridicolmente ridicolo il suo excursus sui motori "grippati" sentenziato con la saccenza di un rettore universitario) . Sarà che il film non ha una fine, non perché voglia lasciare aperto uno spiraglio su un sequel nè tantomeno voglia lasciare a noi la possibilità di riflettere o sperare (sarebbe troppo, per un filmetto del genere), ma perché non si è avuto il coraggio di chiuderlo. Sarà che lo scambio di fidanzati e scopamici tra amiche mi ha quasi fatto andare via prima della conlusione. Saranno tante altre minuzie che lo rendono imbarazzante. A metà tra una commedia e un dramma, fallisce miseramente in entrambi i tentativi. Sarà anche colpa mia, lo ammetto, che avevo visto da pochissimo il maestoso dallas buyers club, e uscito da quelle interpretazioni sopra le righe di due malati di Aids, mi sono ritrovato davanti una penosa interpretazione di una malata di cancro. Signori, la recitazione è un'altra cosa. Ero contento e ben disposto nei confronti del cinema italiano, dopo l'oscar della Grande Bellezza. Questo film mi ha riportato giù, a terra, e mi ha detto "ehy, non è ancora pronta l'Italia." . È vero, non siamo ancora pronti. Ecco perché ci meritiamo questi film. Sono uscito arrabbiato dalla sala, il cinema è altro. E mi fermo qua
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