Il film è interamente dedicato alla descrizione delle terribili condizioni in cui dovevano vivere i neri ridotti in schiavitù negli stati americani nei quali ancora tale pratica inumana era consentita, prima della sua abolizione avvenuta oltre venti anni dopo i fatti narrati nella pellicola: vengono messi a fuoco gli aspetti più odiosi e truci.
Ad aggiungere ulteriore dose di ingiustizia c'è la peculiare storia del protagonista: un uomo libero, padre di famiglia, istruito e ben inserito nella comunità in cui vive, che viene ridotto in schiavitù illegittimamente e di fatto rapito alla propria esistenza libera e tranquilla per essere sottoposto ad un inferno.
Si tratta di un film storico, quasi didascalico.
La storia risulta tuttavia piatta, priva di un finale e notevolmente ripetitiva. Alla fine del film si ha la sensazione di aver assistito quasi ad un documentario un po’ romanzato e certamente ben curato, ma non ad un’opera cinematografica vera e propria.
Nella parte iniziale lo spettatore si appassiona alle sorti del protagonista, ma poi l'attenzione ed il coinvolgimento vengono meno a causa della completa assenza di una evoluzione narrativa.
Il senso di frustrazione che viene accumulato durante la pellicola abbisognava di un riscatto finale sul quale era utile soffermarsi maggiormente; viceversa le sequenze finali sono marginali e molti fatti non vengono neppure messi in scena, ma semplicemente riferiti con delle scritte prima dei titoli di coda. A mio parere si tratta di una scelta infelice che fa perdere molto ad una storia da cui si poteva trarre una pellicola certamente più avvincente.
Risulta stucchevole anche la rappresentazione eccessivamente ideale ed aggraziata della vita quotidiana del protagonista quando era ancora libero; è chiaro che si sono voluti enfatizzare questi aspetti per evidenziare maggiormente il contrasto con la vita infernale dello schiavo, ma il risultato è comunque poco convincente.
Troppo manichea pare anche la scelta di rappresentare tutti i bianchi che accettavano e praticavano la schiavitù come persone totalmente insensibili, spregevoli e malvagie; questi sono tutti descritti come individui affetti dai peggiori vizi, infedeli, facili a scatti d’ira, amorali, infantili, ipocriti, violenti, sadici ed incapaci di qualsiasi atto di pietà (incapaci persino di comprendere il dolore di una madre strappata ai propri figli). Anche questa scelta indebolisce il film, sottraendone forza narrativa e riducendolo ad un mero esercizio di rappresentazione formale dell’inumanità di una pratica terribile.
Sicuramente era possibile tagliare diverse scene; il film risulta troppo lungo.
Resta comunque un film ben girato e molto apprezzabile nella forma.
L'interpretazione del protagonista, che non conoscevo, è particolarmente toccante.
Impeccabile la ricostruzione dell'America del tempo, ottimi i costumi e l'ambientazione scenografica.
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