no_data
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martedì 5 novembre 2013
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sprazzi di buone cose in un mare di mediocrita'
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Ho deciso di visionare questo film dopo insistenti sollecitazioni da parte di una amico.
Da dove partire? Cerchiamo di procedere organicamente.
Inizio azzeccato, la pellicola si presenta bene, l’impatto è decisamente buono per lo spettatore; così come la cura nelle scene iniziali - particolarmente nel primo omicidio – lascia presagire una serata al di sopra delle aspettative.
Lo stato d’animo dello spettatore, tuttavia, non può che cambiare repentinamente.
Verrebbe da dire, peccato che il film continua.
Le buone idee non mancano, ma sfortunatamente sono visibili sempre più a sprazzi, e perlopiù nelle scene clou degli omicidi.
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Ho deciso di visionare questo film dopo insistenti sollecitazioni da parte di una amico.
Da dove partire? Cerchiamo di procedere organicamente.
Inizio azzeccato, la pellicola si presenta bene, l’impatto è decisamente buono per lo spettatore; così come la cura nelle scene iniziali - particolarmente nel primo omicidio – lascia presagire una serata al di sopra delle aspettative.
Lo stato d’animo dello spettatore, tuttavia, non può che cambiare repentinamente.
Verrebbe da dire, peccato che il film continua.
Le buone idee non mancano, ma sfortunatamente sono visibili sempre più a sprazzi, e perlopiù nelle scene clou degli omicidi. Anche queste, tuttavia, vedono difetti non trascurabili, palesemente girate con eccessiva frettolosità e poca attenzione ai dettagli. Non basta zoomare su un bulbo sul pavimento per spaventare lo spettatore, poche volte si riesce a trascinare costui in quello stato d’animo che si confà ad un horror fatto bene. In sostanza, soltanto in quei rari momenti (due, forse tre) il film può dirsi riuscito. Non spetta a me ricordare che in un genere come questo l’interpretazione degli attori è fondamentale, la paura è il sentimento più difficile da trasmettere attraverso uno schermo. A questo proposito, l’interpretazione della Gerini si avverte, l’empatia dello spettatore scatta, ma quasi mai supera un certo limite. Le altre prove attoriali si alternano tra quelle buone della già citata Gerini, di Placido e di Franek, a quelle pessime di altri cani e cagne di cui, per fortuna, non sentiremo parlare (Michela Cescon e altri\e).
La trama si sviluppa secondo uno schema semplice da comprendere per lo spettatore, anche troppo, ma la cosa più deludente è il finale: forse non ho mai visto prima d'oggi un epilogo di horror patetico come questo. Dopo le poche buone scene del film (tutte in versione dark) arrivate proprio nei momenti topici di quest’ultimo, l’unica cosa che il tanto atteso momento del disvelamento (e relativo scontato caos post-sorpresa) riesce a strapparti è una grassa risata.
Il degno punto di approdo per una nave che salpa benissimo, ma finisce peggio della Costa Concordia.
Che dire poi sulla regia ? Ridicolo il tentativo del regista di depistare lo spettatore in maniera così manifesta, prima nella scena (piccolo SPOILER) in cui si indugia sulle mani arse dell'autista, poi sulla seconda (errare humanum est,perseverare autem diabolicum) in cui si reca in libreria per il manuale sul Tulpa.
La cosa che più manca, però, è un'identità ben precisa da parte del regista. Alcune buone idee, certo - certi omicidi, discretamente confezionati, sono certamente uno dei pochi aspetti positivi del film - ma viene fuori in tutta la sua forza l'inesperienza di Zampaglione, coperta e malcelata da banali tentativi di fare collage di tecniche vecchie e altrui [uso spregiudicato e ovvio delle musiche (peraltro molto interessanti alcuni pezzi iniziali, non eccellenti ma quantomeno calzanti col film) che raggiunge il suo culmine con la scontatezza nell’uso degli effetti sonori; ombre nere che improvvisamente - oh mio Dio, che paura! - passano davanti alla camera...].
Se Zampaglione fosse ad un ipotetico X Factor del cinema ed io avessi l’ingrato compito di giudicarlo, lo manderei via con un secco NO motivandolo non con evidenti stonature (che pure sussistono, come il già citato finale), ma con l’assenza di originalità. Così come nella musica non abbiamo bisogno di voci che siano brutte copie di altre già esistenti, nel cinema non sentiamo l’urgenza di vedere tentativi di rifacimenti con scarsissime chances di successo.
Mi ascolti, signor Zampaglione, studi e torni la prossima volta, quando si sarà schiarito le idee e sarà in grado di offrirci un prodotto all’altezza. Le potenzialità si intravedono, la volontà pure, ma oggi, con questo Tulpa, non va oltre il 5.
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ultimoboyscout
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giovedì 30 gennaio 2014
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free your tulpa.
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Zampaglione, alla sua terza regia, cerca di rilanciare il cinema italiano di genere e lo fa asffidando il soggetto a Dardano Sacchetti, autore tra gli altri, di Dario Argento, Lucio Fulci, Umberto Lenzi e Mario Bava: un vero maestro della tensione insomma. Il regista confeziona un giallo molto all'italiana, di quelli old style e a tratti estremamente violento, con un'anima nera e un lato oscuro che prendono il sopravvento togliendo (almeno sulla carta) il sonno, che agita ma non riesce ad essere efficace ne scorrevole a livello narrativo. Sesso e sangue, erotismo e paura legano perfettamente e scuotono lo spettatore, il film ci riesce solo in parte, con l'assassino che incarna il ruolo di censore delle libertà sessuali ma che si lascia sgamare (da chi guarda) prima del dovuto.
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Zampaglione, alla sua terza regia, cerca di rilanciare il cinema italiano di genere e lo fa asffidando il soggetto a Dardano Sacchetti, autore tra gli altri, di Dario Argento, Lucio Fulci, Umberto Lenzi e Mario Bava: un vero maestro della tensione insomma. Il regista confeziona un giallo molto all'italiana, di quelli old style e a tratti estremamente violento, con un'anima nera e un lato oscuro che prendono il sopravvento togliendo (almeno sulla carta) il sonno, che agita ma non riesce ad essere efficace ne scorrevole a livello narrativo. Sesso e sangue, erotismo e paura legano perfettamente e scuotono lo spettatore, il film ci riesce solo in parte, con l'assassino che incarna il ruolo di censore delle libertà sessuali ma che si lascia sgamare (da chi guarda) prima del dovuto. Nel film ha un ruolo centrale l'erotismo, nemmeno troppo celato, come succedeva nella cinematografia di parecchi anni fa, prima di essere anestetizzato se non del tutto disinnescato per non urtare troppo la sensibilità. Il gusto retrò si mescola ad elementi di attualità e a qualche sprazzo di soprannaturale scomodando la mitologia tibetana che da anche il titolo alla pellicola. Nel genere horror, tra l'altro, è di fondamentale importanza la recitazione e qui gli attori, Gerini compresa, non fanno nulla per essere ricordati e aiutare la causa. Ma ad essere mediocre è la regia e anche la scrittura, pessimo il montaggio e i dialoghi e diverse scene di cui si può solo ridere per quanto patetiche riescono ad essere. Film sbagliato in tutto e per tutto, Zampaglione dopo una buona prima regia ha completamente smarrito la via. E se la visione che ha del mondo del sesso estremo è quella dellla pellicola, beh, allora c'è veramente da preoccuparsi!
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[+] cinema di genere...generico
(di gianleo67)
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enzo70
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martedì 5 agosto 2014
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un frullato di generi non riuscito
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Zampaglione mischia diversi generi, thriller, horror, che confondono lo spettatore e lasciano non poche perplessità. Le tinte fosche della notte si accavallano alle riunioni da manager della protagonista, Claudia Gerini, divisa tra la carriera ed una sessualità prorompente che la conduce a cercare la trasgressione in un club privè, il Tulpa. Il risultato è un film tutto sommato modesto perché gli manca un vero filo conduttore, Zanpaglione vorrebbe dare un volto al disagio sociale, ma non ci riesce. Gli omicidi dei frequentatori del Tulpa sembrano ispirarsi ai film di Dario Argento, ma quelle erano pellicole di trenta anni fa e di acqua sotto i ponti, anzi di sangue sugli schermi, ne è passato.
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Zampaglione mischia diversi generi, thriller, horror, che confondono lo spettatore e lasciano non poche perplessità. Le tinte fosche della notte si accavallano alle riunioni da manager della protagonista, Claudia Gerini, divisa tra la carriera ed una sessualità prorompente che la conduce a cercare la trasgressione in un club privè, il Tulpa. Il risultato è un film tutto sommato modesto perché gli manca un vero filo conduttore, Zanpaglione vorrebbe dare un volto al disagio sociale, ma non ci riesce. Gli omicidi dei frequentatori del Tulpa sembrano ispirarsi ai film di Dario Argento, ma quelle erano pellicole di trenta anni fa e di acqua sotto i ponti, anzi di sangue sugli schermi, ne è passato. Ed alla fine è difficile dare un senso a questo film e la difficoltà stessa deriva non solo dalla debolezza della sceneggiatura ma dall’indugio, quasi autocelebrativo del regista, che avrebbe potuto trarre molto di più sia dal soggetto, comunque originale, che dalla Gerini.
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gianleo67
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martedì 18 marzo 2014
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la gerini lo fa di nuovo...'strano'
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Brillante e irreprensibile manager di giorno, la notte la bella Lisa si trasforma nella spregiudicata e disinibita frequentatrice di un locale sado-maso dove si pratica sesso estremo e discipline tantriche. Quando tra le vittime di un misterioso e sanguinario killer seriale, iniziano a comparire alcuni suoi colleghi di lavoro con cui sembra aver avuto violenti dissapori, i sospetti convergono inevitabilmente su di lei...
Forse nel tentativo di rinverdire i fasti del giallo-horror che rese celebri le perversioni splatter e le trovate artigianali del cinema 'de paura' dell'Argento nazionale, Federico Zampaglione si lancia a capofitto in un'operazione che, con totale sprezzo del ridicolo, vorrebbe contaminare la matrice letteraria del giallo esoterico con gli stereotipi più classici e consumati del cinema slasher, dal maniaco solitario nerovestito e impenetrabile che dissemina la notte di cadaveri orribilmente mutilati alle sottili e ambigue perversioni di una insospettabile ed avvenente yuppie di successo (vi ricorda qualcuno.
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Brillante e irreprensibile manager di giorno, la notte la bella Lisa si trasforma nella spregiudicata e disinibita frequentatrice di un locale sado-maso dove si pratica sesso estremo e discipline tantriche. Quando tra le vittime di un misterioso e sanguinario killer seriale, iniziano a comparire alcuni suoi colleghi di lavoro con cui sembra aver avuto violenti dissapori, i sospetti convergono inevitabilmente su di lei...
Forse nel tentativo di rinverdire i fasti del giallo-horror che rese celebri le perversioni splatter e le trovate artigianali del cinema 'de paura' dell'Argento nazionale, Federico Zampaglione si lancia a capofitto in un'operazione che, con totale sprezzo del ridicolo, vorrebbe contaminare la matrice letteraria del giallo esoterico con gli stereotipi più classici e consumati del cinema slasher, dal maniaco solitario nerovestito e impenetrabile che dissemina la notte di cadaveri orribilmente mutilati alle sottili e ambigue perversioni di una insospettabile ed avvenente yuppie di successo (vi ricorda qualcuno...magari dalle parti di Manhattan?). Puntando sui contrasti circadiani tra il tran tran di una vita diurna scandita dalle strategie di marketing e l'immancabile jogging a 'Central Park' (pardon 'ar Pincio') e le 'innocenti evasioni' di un menage notturno di orge e sproloqui simil-buddisti (a proposito: prima di ordinare state sempre attenti a chi trovate al banco di mescita!), il buon Zampaglione suggerisce un'atmosfera di ambiguità e mistero indecisa e confusa tra Freud (vestita per uccidere?) e Venerdì 13 (mascherata per uccidere!), laddove latitano inspiegabilmente tanto la detection (irrinunciabile in qualunque giallo che si rispetti) quanto un qualunque personaggio necessario all'uopo (un Tony Musante piuttosto che un David Hemmings qualsiasi), mentre tutto viene affidato da un lato all'inconsistenza di personaggi di cartapesta (i finti colleghi di un consiglio di amministrazione che farebbe fallire persino un convento di carmelitane scalze piuttosto che un guru che biascica incomprensibili frasi in un affettatissimo accento british) e dall'altro dalle pretestuose dinamiche relazionali della bella e disinvolta protagonista che sembra il fulcro (inconsapevole?) di uno smodato spargimento di sangue. Incongruente quanto inconsistente da un punto di vista narrativo, il plot si divide tra l'assurdità tanto delle motivazioni apparenti (la rivalità,la gelosia) quanto la presunzione di quelle afferenti (l'esercizio di un mefistofelico portere esoterico) finendo per gettare discredito su di un soggetto non privo di un certo fascino e meritevole di uno sviluppo adeguato. Tra pornografia a buon mercato e raccapriccianti e gratuite scene splatter, l'autore dirige una imbarazzante compagine di attori (perfino un professionista stimato come Placido,sic!) tranne forse che per la protagonista principale, una Claudia gerini bella e conturbante come sempre che,una volta in più, ha deciso di farlo prorpio 'strano'.
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miguel
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lunedì 18 novembre 2013
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thriller onirico e nostalgico
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Tulpa prosegue il percorso di "rinascita" del cinema di genere italiano sulla scia dei prodotti anni '70 e ' 80 e che in tempi molto recenti ha visto l' arrivo di ottimi film come Morituris, Shadow dello stesso Zampaglione, Paura 3D dei Manetti. Le atmosfere stile retro' che strizzano l' occhio ai vari Profondo rosso, Tenebre o l' uso di colori accesi con una ottima fotografia che alterna le scene diurne in ambienti luminosi e urbani alle scene notturne in ambienti cupi, claustrofobici e onirici, come nel locale Tulpa richiamano anche ad echi Baviani e ad un certo modo esclusivamente nostrano di caratterizzare il thriller o lo spaghetti-horror all' italiana.
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Tulpa prosegue il percorso di "rinascita" del cinema di genere italiano sulla scia dei prodotti anni '70 e ' 80 e che in tempi molto recenti ha visto l' arrivo di ottimi film come Morituris, Shadow dello stesso Zampaglione, Paura 3D dei Manetti. Le atmosfere stile retro' che strizzano l' occhio ai vari Profondo rosso, Tenebre o l' uso di colori accesi con una ottima fotografia che alterna le scene diurne in ambienti luminosi e urbani alle scene notturne in ambienti cupi, claustrofobici e onirici, come nel locale Tulpa richiamano anche ad echi Baviani e ad un certo modo esclusivamente nostrano di caratterizzare il thriller o lo spaghetti-horror all' italiana. Tulpa rappresenta in modo efficace tutto ciò' ma lo fa seguendo una propria identità' con rimandi nostalgici come nelle scene omicide rappresentate in modo coreografico in pieno stile argentiano ma anche in modo sperimentale, indipendente. Rispetto alle produzioni francesi, spagnole molto in voga ultimamente ha il meritio di ricreare e di riprendere delle tematiche che si erano perse in lavori di questo tipo. Non solo sangue, ma anche suspense, brividi, indagare per trovare indizi a rischio della propria vita. Un prodotto ben fatto e da non perdere per gli amanti del cinema di genere che fu.
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[+] concordo, ma voto un po' alto.
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il cascio
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mercoledì 14 maggio 2014
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originale e geniale... ma non convincente
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Ammetto che è il primo film di Zampaglione che ho visto, e non mi ha convinto appieno, la trama è originale ma lo sviluppo non è che sia così tanto buono.
È vero, so che è un film indipendente quindi ci sono dei fattori diciamo “giustificabili” come la recitazione che il più delle volte è scarsa e attori come la Gerini e Michele Placido che comunque sono di alto livello, almeno in Italia, non mi hanno impressionato più di tanto, per non parlare degli attori non protagonisti come Kiran (Nuot Arquint) e Michela Cescon.
Il film non dura molto e per allungarlo, probabilmente, le scene iniziali di vita quotidiana e lavorativa sono state allungate per dare un po’ più di minutaggio al film, ma insomma i primi 30 minuti non succede praticamente niente se non qualche scena in flashback della protagonista.
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Ammetto che è il primo film di Zampaglione che ho visto, e non mi ha convinto appieno, la trama è originale ma lo sviluppo non è che sia così tanto buono.
È vero, so che è un film indipendente quindi ci sono dei fattori diciamo “giustificabili” come la recitazione che il più delle volte è scarsa e attori come la Gerini e Michele Placido che comunque sono di alto livello, almeno in Italia, non mi hanno impressionato più di tanto, per non parlare degli attori non protagonisti come Kiran (Nuot Arquint) e Michela Cescon.
Il film non dura molto e per allungarlo, probabilmente, le scene iniziali di vita quotidiana e lavorativa sono state allungate per dare un po’ più di minutaggio al film, ma insomma i primi 30 minuti non succede praticamente niente se non qualche scena in flashback della protagonista.
Le scene di tensione sono ben fatte ma non capisco perché uno come Zampaglione ha messo quella musica orribile, insomma lui è uno che di musica se ne intende eccome, ma non mi spiego la scelta di questa colonna sonora da parte sua.
Altro elemento difficile da capire, almeno per me, è: perché Kiran parla inglese?? Ma nemmeno il finale fa capire il perché.
Le note positive di questo film sono il trucco riuscito alla perfezione nonostante il budget limitato (credo) e le uccisioni. Appunto le uccisioni del killer sono qualcosa di veramente malato e originale, Zampaglione ha centrato in pieno su questo, la gente che vede i film horror vuole vedere sangue e violenza malata, la recitazione o la musica non importa più di tanto.
Zampaglione infatti sta cercando di far rinascere il genere horror in Italia e questo film nonostante a me non sia piaciuto un granché per via della recitazione non ha niente a che vedere con la solita pappa Americana che ci sbattono perennemente nei cinema, questo è molto meglio. Tulpa non ha nemmeno niente a che vedere con i film italiani che escono per fare incassi e basta, Zampaglione ci ha messo il cuore.
Ciò che ho detto prima sono solamente considerazioni e può sembrare incoerente, ma Zampaglione deve continuare così perché la sua è passione, non fame di denaro, e si vede.
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mauri67
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martedì 7 novembre 2017
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un film dai molti difetti!!!!
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Lisa (Claudia Gerini) è una facoltosa manager che di notte frequenta club per scambisti nella periferia di Roma. La doppia vita di Lisa sarà sconvolta quando una serie di omicidi colpiscono proprio alcuni dei clienti di uno dei locali a luci rosse che la donna frequenta, il Tulpa.Tuttavia, benché il riferimento alla tradizione dell’horror all’italiana sia più che evidente e a tratti sfiori addirittura un’adorante emulazione - è un film dai molti difetti, tra cui i più evidenti riconducibili a diverse ingenuità e inverosimiglianze, oltre che da un diffuso gusto per il kitch e per inquadrature ostinatamente antiestetiche,La sceneggiatura del film è di Dardano Sacchetti noto per aver sceneggiato i film cult Zombi 2 e Roma a mano armata.
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Lisa (Claudia Gerini) è una facoltosa manager che di notte frequenta club per scambisti nella periferia di Roma. La doppia vita di Lisa sarà sconvolta quando una serie di omicidi colpiscono proprio alcuni dei clienti di uno dei locali a luci rosse che la donna frequenta, il Tulpa.Tuttavia, benché il riferimento alla tradizione dell’horror all’italiana sia più che evidente e a tratti sfiori addirittura un’adorante emulazione - è un film dai molti difetti, tra cui i più evidenti riconducibili a diverse ingenuità e inverosimiglianze, oltre che da un diffuso gusto per il kitch e per inquadrature ostinatamente antiestetiche,La sceneggiatura del film è di Dardano Sacchetti noto per aver sceneggiato i film cult Zombi 2 e Roma a mano armata.
Voto 6
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onufrio
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domenica 1 dicembre 2013
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trova il tuo "tulpa"
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Il binomio Horror/italiano di questi tempi non è certo un sinonimo di buon film, Zampaglione riesce a raggirare le critiche già pronte in partenza, riuscendo a girare nel suo insieme un buon film basato su un mondo oscuro, un mondo se vogliamo perverso, fatto di scambismo, di sesso estremo e bondage. A questo club chiamato Tulpa, vi è iscritta anche Lisa, di giorno impiegata alle dipendenze di Michele Placido, di notte libera i suoi piaceri lasciandosi andare in questo luogo oscuro. Ma qualcosa comincia ad andare male, una serie di efferati omicidi colpiscono alcuni iscritti del club, Lisa inizia ad avere paura e non sa più a chi rivolgersi per fuggire via da questa perdizione mortale.
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Il binomio Horror/italiano di questi tempi non è certo un sinonimo di buon film, Zampaglione riesce a raggirare le critiche già pronte in partenza, riuscendo a girare nel suo insieme un buon film basato su un mondo oscuro, un mondo se vogliamo perverso, fatto di scambismo, di sesso estremo e bondage. A questo club chiamato Tulpa, vi è iscritta anche Lisa, di giorno impiegata alle dipendenze di Michele Placido, di notte libera i suoi piaceri lasciandosi andare in questo luogo oscuro. Ma qualcosa comincia ad andare male, una serie di efferati omicidi colpiscono alcuni iscritti del club, Lisa inizia ad avere paura e non sa più a chi rivolgersi per fuggire via da questa perdizione mortale. Una Gerini sopra le righe, con una bellezza implacabile; il ruolo del gestore del Tulpa, Kieran è interpretato in modo maniacale da Nuot Arquint. Zampaglione ha vinto la sfida, complimenti.
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purplerain
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giovedì 21 novembre 2013
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già visto ma godibile.
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Zampaglione dirige un thriller con punte di horror a tratti notevole, a tratti banale, strizzando gli occhi ai maestri del genere, ricordando con alcune trovate i classici di Dario Argento, quando era nel suo momento migliore, come ad esempio la statuetta del pagliaccio o il carrello del supermercato che avanza, simile alla scena di “profondo rosso” a cui il regista sembra fare più di un occhiolino anche nelle scene di omicidio. Con ritmo cadenzato ma incalzante, il regista dimostra, grazie al suo gioco di luci, tra oscurità e chiarore, di saper reggere bene lo strumento del regista, cioè la telecamera, regalando attimi di tensione tra il cercare l’assassino e la via della sopravvivenza di alcuni dei protagonisti.
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Zampaglione dirige un thriller con punte di horror a tratti notevole, a tratti banale, strizzando gli occhi ai maestri del genere, ricordando con alcune trovate i classici di Dario Argento, quando era nel suo momento migliore, come ad esempio la statuetta del pagliaccio o il carrello del supermercato che avanza, simile alla scena di “profondo rosso” a cui il regista sembra fare più di un occhiolino anche nelle scene di omicidio. Con ritmo cadenzato ma incalzante, il regista dimostra, grazie al suo gioco di luci, tra oscurità e chiarore, di saper reggere bene lo strumento del regista, cioè la telecamera, regalando attimi di tensione tra il cercare l’assassino e la via della sopravvivenza di alcuni dei protagonisti. La Gerini si dimostra a proprio agio nella parte calandosi alla grande in una nuova realtà riuscendo a districarsi nel doppio ruolo con naturalezza e abilità, molto più di quanto non riesca nel parlare un inglese scolastico, ma comunque più che comprensibile. Detto ciò tuttavia c’è da dire che il film manca di quello spunto di originalità: le scene horror-splatter sono buone ma somigliano troppo a quelle dei maestri del genere, durano troppo poco e spaventano meno del dovuto, sembrando un po’ troppo corte e quasi tagliate, laddove invece andrebbe calcata la mano per creare quella suspense che invece manca o che dura troppo poco. E anche nell’utilizzo delle musiche, comunque buone, e delle ombre che appaiono e scompaiono, il nostro regista sembra più preoccupato di compiacere che di crederci, e mancano del tutto scene di indagini poliziesche, inchieste e domande incalzanti che andrebbero rivolte a qualche conoscente delle vittime. Stendiamo un velo pietoso sull’interpretazione del killer, che naturalmente eviteremo di menzionare, poco convincente in tutto, ma almeno diamo atto che la trovata del titolo è almeno originale. Qualche vuoto di sceneggiatura, ma comunque non da buttare.
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no_data
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lunedì 4 novembre 2013
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impressioni...
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Così, a caldo, dopo la visione di stasera su Mymovies, vorrei rompere gli schemi che sono riuscito a cogliere nella tendenza media delle critiche riguardo a questo film, e partire dai punti deboli (la rottura sta nel fatto che questo implica la presenza di più di un punto a favore). Se dovessi sintetizzare gli aspetti negativi con una parola, userei "fretta". Fretta nella sceneggiatura, per certi versi assolutamente ispirata, ma con un vuoto pneumatico nel finale: per essere precisi, sono da rimuovere "in toto" i due minuti che vanno dalla rivelazione del serial killer alla sua morte, a tratti anche imbarazzanti. Fretta nel doppiaggio. E qui c'è da rispondere a quanti hanno liquidato senza appello alcune interpretazioni definendole nei modi peggiori.
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Così, a caldo, dopo la visione di stasera su Mymovies, vorrei rompere gli schemi che sono riuscito a cogliere nella tendenza media delle critiche riguardo a questo film, e partire dai punti deboli (la rottura sta nel fatto che questo implica la presenza di più di un punto a favore). Se dovessi sintetizzare gli aspetti negativi con una parola, userei "fretta". Fretta nella sceneggiatura, per certi versi assolutamente ispirata, ma con un vuoto pneumatico nel finale: per essere precisi, sono da rimuovere "in toto" i due minuti che vanno dalla rivelazione del serial killer alla sua morte, a tratti anche imbarazzanti. Fretta nel doppiaggio. E qui c'è da rispondere a quanti hanno liquidato senza appello alcune interpretazioni definendole nei modi peggiori. Il film è stato recitato metà in italiano e metà in inglese. Guarda caso, le parti dove le interpretazioni sembrano dare il peggio di sé sono quelle in cui gli attori - che non sono doppiatori di professione - sono stati costretti a registrare sulla propria voce mentre recitavano in inglese. Senza parlare sempre e solo della Gerini (bella come poche volte), basterà considerare la prova di una maiuscola attrice come Michela Cescon, e paragonare la scena poco dopo l'inizio in cui passeggia con la protagonista nel parco a quella, nella seconda parte, in cui le telefona preoccupata: beh, non sembrano due interpretazioni della stessa persona, e facendo caso anche distrattamente al labiale la spiegazione è servita. Per il resto, la sceneggiatura è discreta, sicuramente i dialoghi nelle scene diurne lasciano il tempo che trovano, sono un po' deboli, ma non c'è un momento, nelle parti restanti, in cui la suspence latiti. Ben congegnate le sequenze degli omicidi, arricchite da un certo magnetismo quelle all'interno del Tulpa, ottime le sequenze dell'inseguimento e dell'incubo, con una componente onirica sviluppata in modo magistrale, che magari poteva essere meglio sfruttata anche in altri momenti. Colonna sonora eccezionale, stranamente opera non di Zampaglione ma del fratello (onore alla famiglia). La regia non sarà esaltante, penalizzata com'è da qualche rozzezza di troppo, ma io credo che anche quello ci stia perfettamente. Persino l'Argento e il Fulci dei tempi d'oro - non ci dimentichiamo che "Tulpa" è un omaggio al thriller italiano degli anni '70-'80 - erano soliti "sporcare" le loro opere nei momenti di minor tensione per raggiungere l'acme dell'estetismo e del mestiere, in maniera anche maniacale, nelle scene di sangue. Le allusioni cinefile a quella fase della nostra produzione si sprecano, ed è in quest'ottica che secondo me va giudicata l'opera terza di Zampaglione. Non un'opera originale, dunque, ma un buon "revival", godibile e a tratti anche divertente per i conoscitori del genere, che si cimenteranno nella caccia alle "citazioni dotte" dei modelli, verso cui non c'è volontà di confronto ma di semplice e riverente emulazione, recupero filologico.
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[+] complimenti
(di ralphscott)
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