In Trance |
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Un film di Danny Boyle.
Con James McAvoy, Vincent Cassel, Rosario Dawson, Danny Sapani, Matt Cross.
continua»
Titolo originale Trance.
Giallo,
durata 101 min.
- Gran Bretagna 2012.
- 20th Century Fox Italia
uscita giovedì 29 agosto 2013.
- VM 14 -
MYMONETRO
In Trance
valutazione media:
2,74
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Una sufficienza strettadi Ilaria PasquaFeedback: 3637 | altri commenti e recensioni di Ilaria Pasqua |
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domenica 5 ottobre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Racconta la classica storia di una rapina d’opere d’arte, dove però c’è un elemento diverso: il rapinatore che ha nascosto il quadro per un caso del destino rimane vittima di un'amnesia. Sarà un’affascinante dottoressa a prendersi l’incarico di fargli ricordare, ma più scava nella sua mente più il mistero sembra infittirsi e ampliarsi.
In trance prosegue la linea di Danny Boyle che tende alla sperimentazione visiva e sonora, mai come in questo caso in cui forse il regista ha un po’ sottovalutato il contenuto che a volte perde del tutto appiglio.
Non si può svelare altro della trama perché questo è uno di quei film che va guardato e vissuto sulla pelle, inglobando più generi: In trance ha un tipo di intreccio in bilico tra thriller, onirico e persino melò.
Boyle torna ad esplorare le alterazioni della mente, già il titolo lo rende chiaro, e crea un film puzzle che non funziona bene come vorrebbe, anche se la base su cui poggia, ovvero la capacità dell’uomo di mentire a se stesso, è un assunto intrigante che poi però perde di vista.
Non sto dicendo che sia un film incomprensibile, o difficile da seguire, anzi, ma che nel rincorrere le visioni, gli stati mentali del protagonista, la storia si perda, raggiungendo il culmine del “ma dai ti prego” quando si arriva al triangolo amoroso. Probabilmente pecca di verosomiglianza. Sia Simon, interpretato da James McAvoy, che la dottoressa Elisabeth, la sexy Rosario Dawson, si muovono come marionette su questa tela che Boyle ha intessuto, spesso forzatamente. E in un film che si concentra su fattori psicologici è una grave pecca questa. Forse è proprio un problema di eccessi. Forse Danny Boyle ha lasciato andare la mano un po’ troppo, inseguendo colpi di scena (sempre più assurdi) e inseguendo a ogni costo l’effetto sorpresa. Questo film è un gioco di specchi sempre meno verosimile, che perde di vista il filo iniziale, lasciandosi alle spalle quell’introspezione psicologica che tanto interessava.
Peccato, perché gli spunti ci sono.
In conclusione troppa carne al fuoco, davvero troppa.
Recensione pubblicata originariamente su: www.ilariapasqua.net
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