To the Wonder

To The Wonder regala momenti di dolcezza strepitosi, ed altre piccole parentesi che ti fanno pensare: "Dai, basta con le voci off, fai parlare un po' di più 'sti due". "Terry, non metterci troppi alberi dal basso: ti voglio bene, ma non auto-plagiarti troppo".
Però l'Amore è Amore, e io gli perdono (quasi) tutto.

Il cinema del maestro americano non lascia mai indifferenti, persi in sala tra i soliti stucchevoli "Ma che è, National Geographic Channel?" o "No dai, Bardem vestito da prete che omaggia la chiesa col nuovo Atto di Dolore, no, basta".
La verità è che con il cineasta di Waco bisogna staccare sempre il cervello, e lasciarsi cullare dai propri sentimenti.
Se non si parte da una base interiore perlomeno "sufficiente"; il risultato finale non può che essere lo sbuffo perpetuato o la fuga dalla sala.

Se paragonato a The Tree Of Life, il confronto risulta impietoso, anche per le tematiche universali della pellicola vincitrice a Cannes.
In cuor mio, so di non aver bisogno di un film di Malick all'anno: ogni opera regala spunti e riflessioni che sedimentano per anni, questa sua attuale iper-esposizione non fa altro che farmi dispiacere, perché questo tipo di cinema non è valido per ogni stagione. Keep calm, Terry, and stoppati un po'.

To The Wonder, quindi: il materiale di scarto di The Tree...bla bla bla.
Qui c'è il fango nelle mani della Kurylenko e il lavoro melmoso di Affleck.
Ci sono le maree di Mont. St. Michel e i bisonti in zona McAdams (che peccato, la sua grazia avrebbe meritato più posto, magari regalandole quei minuti rubati da un incomprensibile/inspiegabile Romina Mondello).

Film molto terreno nel suo agitarsi verso il cielo. Mi sarebbe piaciuto un maggiore approfondimento della vicenda di padre Bardem, relegato in panchina, ma autore comunque di alcuni sguardi-squarci intensi come al solito.
E poi c'è quel finale, con lei che si guarda alle spalle, libera come una farfalla ma impietrita da quell'indimenticabile marea lasciata alle spalle.

Non un capolavoro, ma una carezza di Malick vale come un bacio della donna più bella al mondo. E ti cresce dentro, come quelle onde. Tre stelle che potrebbero diventare quattro, in quattro e quattr'otto.
Ci rivediamo a dicembre, con la speranza in sala di un unico doppiaggio, quello della Mondello.