“Il lato positivo “ (orrido adattamento italiano dell’azzeccato originale “Silver Lining Playbook” ) sarà in uscita al cinema a metà marzo in corrispondenza del vicino risveglio di primavera. E di risveglio infatti il film dell’abile e controverso regista David O. Russell (tratto dal libro di Matthew Quick) sembra voler trattare, un risveglio che non ha conseguenze traumatiche generate da incidenti “fisici” quanto piuttosto da forti disagi psicologici.
Patrick detto Pat (Bradley Cooper) è un giovane impulsivo tornato a casa dei genitori dopo otto mesi trascorsi in un ospedale psichiatrico dove era in cura per un disturbo psicologico, la sindrome di bipolarità che lo aveva portato a massacrare e ridurre quasi in fin di vita l’amante della moglie Nikki. Incapace di accettare l’abbandono della consorte, Pat cercherà in tutti modi di riconquistarla, di rivederla, correndo per riacquistare il peso forma ideale, per sfogare il dolore della sua esistenza ormai ridotta in frantumi e per sfuggire da quel passato che aspira ma di cui ha paura che è quel rapporto mai sanato con i genitori.
Pat è incompreso, solitario, fatica a ritrovare la sua socialità, si comporta da vero “ragazzaccio” scagliando libri contro le finestre (tra cui il buon “Addio alle armi” di Hemingway colpevole di avere a suo dire insegnamenti sbagliati verso i giovani studenti), urlando alle quattro del mattino per tentare di sanare una ferita troppo grande dettata dall’abbandono di una persona a lui cara. Anche il tentativo di riavvicinarsi agli altri è deludente e imbarazzante (come quello all’insegnante dell’università dove studiava Nikki) ma come ogni film sentimentale americano (e non solo) si rispetti, il destino ha in mente per il buon Pat, un incontro. Una svolta decisiva.
Si chiama Tiffany (Jennifer Lawrence), una giovane vedova anche lei profondamente segnata da un turbamento psichiatrico di pari livello: la morte del marito e il successivo tentativo di vincere il forte turbamento esistenziale attraverso ripetute avventure sessuali. Tiffany è il corrispondente “contraccolpo emotivo” di Pat che in un mondo parallelo avrebbe potuto essere la sua promessa sposa (se non fosse ancora così morbosamente legato alla ex-moglie); cova una rabbia intima nei confronti del genere maschile, è nervosa, irascibile ma decisa e determinata. Lo scontro tra i due, a colpi di jogging, sempre scappando da loro stessi troverà al termine della tenzone una reciproca intesa: Tiffany consegnerà a Nikki una sua lettera in cambio di una partecipazione -forzata- di Pat a una gara di ballo dove,ovviamente manco a dirlo, dovranno vincere. Sarà solo l’inizio di una lunga sarabanda di problemi familiari, incertezze, condite da una buona dose di passi di danza, finte lettere e stucchevoli romanticismi da film melo’.
Il lato positivo è però anche questo: la vittoria della vita sul disagio psichico e la volontà di ricominciare e rialzarsi dopo una sconfitta. O. Russel si dimostra quindi sufficientemente spigliato nella scelta di “due attori dai calibri giusti” che riescono a comunicarci le numerose sfaccettature mimiche dell’animo cui fa da sfondo, pur se in ruolo convenzionale e non pienamente caratterizzato, il bravo De Niro, genitore burbero e solidale sempre relegato a ruoli di commedia ma qui maggiormente convincente di precedenti pellicole (un paio di scene del football sono molto azzeccate).
La pacata dose di leggerezza e abilità nell’utilizzo di registri linguistici che spaziano da luoghi totalmente diversi (l’ospedale psichiatrico, le terapie di gruppo, le sala di ballo, i duetti Pat-Tiffany al parco), sono la cornice di un sentimentale certamente americano ma stavolta meglio connotato e ben riuscito per il tema sicuramente non facile da trattare senza evitare la giusta dote di dramma grazie all’equilibrio tra amarezza e dolcezza, tra dolore e felicità.
Come direbbe Battiato “ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore/nuove possibilità di conoscersi/ e gli orizzonti perduti non ritornano mai”. Ma questo a Pat sembra non importare più.
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venerdì 8 marzo 2013
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il lato è positivo, non nascosto.
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Non intendo commentare la recensione in sé non avendo visto (ancora) il film, né l'avrei commentata anche in tal caso perché non è mia abitudine.Il mio commento riguarda il titolo italiano del film, oggetto di critiche anche da parte di Marianna Cappi nella scheda principale dello stesso qui su Mymovies. Ebbene, la parola "lining" significa in italiano "rivestimento interno".Tuttavia l'espressione "silver linings" (c'è una S dimenticata nella critica che sto commentando) deriva dall'idiomatica "every cloud has a silver lining" che in italiano potremmo rendere con "non tutto il male viene per nuocere", intendendo che ("tutte le volte" nell'espressione inglese, solo "talvolta" in italiano) c'è qualcosa di vantaggioso persino nelle vicende negative.
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Non intendo commentare la recensione in sé non avendo visto (ancora) il film, né l'avrei commentata anche in tal caso perché non è mia abitudine.Il mio commento riguarda il titolo italiano del film, oggetto di critiche anche da parte di Marianna Cappi nella scheda principale dello stesso qui su Mymovies. Ebbene, la parola "lining" significa in italiano "rivestimento interno".Tuttavia l'espressione "silver linings" (c'è una S dimenticata nella critica che sto commentando) deriva dall'idiomatica "every cloud has a silver lining" che in italiano potremmo rendere con "non tutto il male viene per nuocere", intendendo che ("tutte le volte" nell'espressione inglese, solo "talvolta" in italiano) c'è qualcosa di vantaggioso persino nelle vicende negative. La traduzione, quindi, semanticamente funziona perché i "silver linings" sono i risvolti positivi, gli aspetti positivi. Playbooks è più ostico da tradurre: potrebbe essere "manuale", "prontuario". Per tanto la traduzione del titolo originale in italiano è "manuale dei risvolti positivi".Non capisco, allora, perché definite "Il lato positivo" un "orrido adattamento italiano dell'azzeccato originale inglese" o "la riduzione banaleggiante che il titolo italiano [...] opera sull'originale".Io, onestamente, avrei usato il plurale in luogo del singolare. Ma, questioni grammaticali o stilistiche a parte, il significato è quello...
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