Anno | 2012 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 51 minuti |
Regia di | Silvia Giralucci, Luca Ricciardi |
Attori | Guido Petter, Raul Franceschi, Antonio Romito, Pietro Calogero, Stefania Paternò Silvia Giralucci. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 30 agosto 2012
Grazie a dei filmini Super8 ritrovati negli archivi di famiglia, Silvia Giralucci indaga sui tre anni in cui Padova fu teatro di una violenza diffusa che non ebbe pari in Italia
CONSIGLIATO SÌ
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Aveva solo tre anni Silvia Giralucci quando suo padre fu barbaramente assassinato dalle Brigate Rosse davanti alla sede del Msi di Padova. Era il 17 giugno del 1974 e la provincia veneta era spaccata in tre zone: una rossa, una nera, una franca. Tre zone che la regista 'attraversa' e sperimenta con testimoni e reduci di un sogno di rinnovamento soffocato nel sangue e affondato dal terrorismo.
Diversi anni dopo, Silvia Giralucci vuole capire, arrivare a suo padre attraverso la Storia che lo ha contemplato e poi sacrificato. La giornalista padovana debutta per questo alla regia, mettendosi letteralmente in campo e comunicando una soggettività sensibile e discreta, che riesce a dominare un oggetto così critico dal punto di vista personale, collettivo e storico. Sfiorando il muro prova a fare chiarezza sugli anni del nostro scontento, partendo da un intervento di Toni Negri tenuto in occasione del trentesimo anniversario del "7 aprile 1979", quando un'operazione di polizia cambiò la storia del Paese e mise in manette i teorici della guerriglia di Autonomia Operaia. Data che mise fine alle violenze quotidiane nelle strade di Padova e alle prevaricazioni nei suoi atenei, che stabilì lo spartiacque tra lotta armata e terrorismo, che impose di scegliere che tipo di persona essere.
Muovendosi al di qua e al di là di barricate ideali, la regista incontra i testimoni di quegli anni, integrandoli in uno spazio rappresentativo della loro esperienza. Guido Petter, Antonio Romito, Raul Franceschi, Pietro Calogero, Stefania Paternò sono le voci e i volti che permettono a Silvia di evocare un altro luogo e un altro tempo rispetto al presente della visione. Un luogo e un tempo con i quali il nostro Paese non ha ancora fatto davvero i conti, incapace com'è di raccontare il terrorismo, di considerarlo un progetto aberrante piuttosto che una reazione, deplorevole ma contestualizzabile, di fronte alla strategia della tensione e alle ombre golpiste. Un periodo difficilissimo dove si moriva di politica e dove trova la morte Graziano Giralucci, 'colpevole' di militare nella destra, per cui oggi è un martire da celebrare col saluto fascista, e scomodo da ricordare per la sinistra per cui il giudizio storico e politico è più forte di qualsiasi umana compassione. Nel mezzo, nello spazio vuoto che ha lasciato un padre e che separa le opposte fazioni, sono cresciute una bambina e la sua coscienza politico-civile.
Silvia Giralucci fissa sguardo e cuore su una stagione politica drammatica che divise e accecò centinaia di milioni di giovani che si sono odiati, combattuti e abbattuti trascinando il nostro Paese alle soglie della guerra civile. Defilata e ostinata a ricordare il padre come un uomo e non come un simbolo, valica il muro sfiorato nell'infanzia per riconciliarsi con l'assenza. Di un padre, di una città, di un Paese.
Il film-documentario è bellissimo,commovente,vero. E' composto di persone che ci sono con il cuore,regista ovviamente compresa. Mi spiace non poterlo vedere in una sala a grande schermo a Roma,soprattutto essendo un film che ha ricevuto riconoscimenti nazionali (es.Venezia) ed internazionali. Ma si sa come vanno queste cose nel nostro povero (e a volte meschino) Paese.