"Prometheus non è il prequel di Alien" aveva dichiarato Scott alcuni mesi prima dell'uscita del film. Ma nessuno, giustamente, aveva abboccato. Anche perché il trailer sfacciatamente mostrava un pianeta che non poteva essere che il nostro LV (il numero seriale ha poca importanza) e un semi-ciambellone familiarissimo.
Tale smentita, sia chiaro, derivava dalla semplice volontà di creare con Prometheus un approccio individuale, e non solo per non deludere facili aspettative dei fan. Scott, oltre a non essere ingenuo, è persona razionale e consapevole: sa perfettamente che il cinema è figlio del suo tempo, e che puntare in alto nel 2012 richiede mezzi e risultati ben più frastornanti che nel 1979. Impensabile, dunque, recuperare l'atmosfera del primo Alien, dove a frastornare era solo l'angoscia silenziosa. Più sensata è la scelta di dare a Prometheus una vita propria, in grado di generare da sé eventuali sequel.
Una premessa più che accettabile, con la quale lo spettatore maturo non mostra alcun pregiudizio prima della visione.
Fatto questo sforzo, il film stupisce perché mostra quel che fingi di non aspettarti: per tutta la prima parte ritroviamo le ambientazioni di Alien e la stessa tensione narrativa. Le scene all'interno dell'astronave aliena non possono essere un semplice "richiamo" alla saga originale. E' solo a questo punto che ogni spettatore lo realizza: sì. Prometheus è un prequel, e non poteva essere altrimenti.
Nascono qui le vere aspettative, perché fino a quando la vicenda rimane in potenza, il film suscita una curiosità ansiogena. Anche nei nostalgici. Quando siamo quasi convinti che di Alien sia un amante fedele, ecco che Prometheus inizia la sua caduta libera. Lo spettatore, infatti, è stato illuso (anche contro la sua volontà), e ora diventa esigente. Non sono perdonabili allora, né le forzature di trama, né il frastornamento visivo e sonoro che contraddice brutalmente lo stile freddo e oggettivo di Alien. Nel film del '79 la creatura spaventa proprio perché non ha un senso ma una perfezione biologica spiazzante: la sua esistenza è un dato di fatto, non un progetto. Molto empirico, poco filosofico, laddove invece Prometheus si addentra. E, contrariamente a quel che si pensa, la filosofia non solenizza ma demolisce. E così la spiegazione dell'origine, del "perché", non fa che ridimensionare il mostro, che da semidio del terrore si trova ad essere un incidente di percorso, poco più di una gravidanza non desiderata.
Il perché se lo chiede lo spettatore. E l'altra domanda legittima è: come può Prometheus avere vita propria se Scott ripropone ambienti, pianeti, personaggi, elementi di tensione che ricalcano spudoratamente Alien? Volente o nolente, ne è il prequel, e il furbetto Scott, smentite a parte, lo sapeva benissimo.
Se il medesimo soggetto fosse stato sviluppato altrove, senza una Rapace che clona la Weaver, senza agganci con intoccabili del genere, Prometheus sarebbe forse stato un ottimo film di fantascienza. Impossibile, comunque, dare un giudizio individuale. Sarei curioso di conoscere la valutazione di uno spettatore ignaro della saga di Alien.
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