Che meraviglia! E lo dico con estremo ponderato giovanilismo. Se penso che tra 30 sputati anni ne avrò 65 e forse sarò un individuo perso nei meandri panoramici dei cantieri aperti, tra ruspe e scavatori idraulici DocTrex... Be', voglio provare ancora ad apprezzare con estremo gusto pellicole come questa. Anche se il giovane di turno -che mi incrocia al centro commerciale o al mercato del pesce- mi dà del Lei nell'invitarmi a spostarmi mentre sono preso dai miei pensieri di meta-trentenne; pensieri che guardano già al mondo dei Quaranta. "La vita inizia a quarant'anni!" Chi l'ha detto secondo me si è sparato ad una settimana dal compleanno.
Diventare vecchi è una gran rottura di scatole (vecchie). Sì la saggezza e bla bla bla, ma che me ne faccio della saggezza se non riesco manco a risultare un minimo dinamico o ginnico? Cosa me ne faccio della saggezza se non ho le energie sufficienti per scatenarmi con il Time Warp?! Nonno, copriti che prendi freddo.
Or dunque, dicevo, io film come questo li apprezzo assai. O meglio, ho apprezzato questo film. Pur non avendo mai visto una puntata di Glee (giacché il rimando è inevitabile), serie che conosco solo per quella versione di Don't Stop Believin' dei Journey che quasi quasi mi ha fatto odiare la canzone di cui sopra. Nella versione gleeniana il rischio incremento zuccheri nel sangue si palesava drammaticamente, in modo letale (ma io ho sentito solo quella canzone, non avendo mai visto Glee mi limito a minutaglie probabilmente scomposte).
Pitch Perfect parte bene, già dalla clip della casa di produzione che ci accompagna dallo spazio al mondo a cappella che ruota sul pianeta Terra sottostante. A Cappella is my Co-Pilot! Ci si inoltra nel clou del campionato universitario di canto a cappella con una scena, prima dei titoli di testa, che io non ho potuto non adorare. Dopo quattro minuti quindi ero ben dentro la pellicola a cappella. E ci sono rimasto per poi uscirne a fatica ma con delle belle sensazioni positive a cappella inside.
Titanium di David Guetta, Since U Been Gone cantata da Kelly Clarkson, Just The Way You Are di Bruno Mars, Price Tag cantata da... Ma che ne so. Brani che non sono esattamente il mio genere ma che qui ho rivalutato oltre che nella scrittura musicale vera e propria anche nella scrittura dei testi (niente di trascendentale ma con una resa semantica ad hoc). Un po' -per fare un mero esempio non richiesto- come Un Sapore Di Ruggine E Ossa che mi ha fatto rivalutare Fireworks di Katy Perry.
Brani cantati da una serie di personaggi spassosi nonché indovinati, dalla fat-girl Rebel Wilson (fantastica) a Lilly Onakuramara (Hana Mae Lee) che comunica con un tono di voce a volume quasi zero, esternando alcune sue bizzarre peculiarità (che nessuno sente). Per poi arrivare ovviamente ad Anna Kendrick. Che dire di Anna Kendrick? Lei è davvero up in the air, basti solo una scena nella quale regala una mini-esibizione voice&drum che è un bijou. Una ragazza che tu giovane uomo sposeresti subito se non pensassi che il matrimonio uccide. Anna Kendrick è la compagna di scuola che avresti sempre voluto avere. Anna Kendrick è la ragazza con la quale passeresti l'estate. Anna Kendrick è la ragazza con la quale guarderesti tutti i film possibili ed immaginabili. Partendo da Breakfast Club. Insomma, Anna Kendrick è proprio la ragazza della porta accanto; il problema è trovare la porta che sta accanto a questa porta accanto. Prima o poi qualcuno dovrà darci le coordinate precise di questa fantomatica porta accanto.
Pitch Perfect scorre con piacere. Luminoso, colorato, intonato. Piazza qua e là anche "cose" come una citazione dall' Almost Famous di Cameron Crowe o comparsate quali quella di Christopher Mintz-"McLovin"-Plasse per proseguire con neologismi che nella eventuale traduzione italica potrebbero risultare meno indovinati (i film vanno visti in lingua originale!). Il tutto commentato dagli "agé" dell'a cappella Elizabeth Banks e John Michael Higgins .
Pitch Perfect, si è capito, mi è piaciuto. Mi piaciuto molto. Mi è piaciuto perché mi ha fatto stare bene, in pace con il mondo, lontano da Kierkegaard o da quelle giornate che solcano il crepuscolo increspandosi nelle gelide profondità dell'abisso (?!). In qualche modo non ci si può sempre martoriare, adducendo giustificazioni deprimenti a dinamiche deprimenti. Sovente deprimersi può risultare deprimente. Insomma, basta prendere un microfono e tirar fuori la voce. Star al gioco dell'edificante ogni tanto non guasta, anzi. Poi magari viene anche voglia di mandare indietro il nastro per far ripartire la musica. E se a far da apripista è Anna Kendrick c'è da star sicuri di esser nel posto giusto. Ossia, nel posto in cui le porte sono esattamente dove dovrebbero essere.
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