paraclitus
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domenica 18 marzo 2012
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bel film, da vedere assolutamente
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Magnifico film che parla del senso profondo dell' esprimersi artisticamente ma anche della fruizione dato che si parla di transfert e metafore che sostituiscono "nascondendo", ma anche tenendo in "vita", una interpretazione negata (e quindi "tradita").
Naturalmente ci capirà qualcosa il 2% degli spettatori ma per quelli di buona volontà, senza fare spoiler visto che tutti sanno che è una ghost story, faccio presente che due fantasmesse hanno lo stesso rapporto di quasi parentela di due dei protagonisti "viventi" e di fare attenzione al colore dei divani per la scena finale.
In pratica è la stessa cosa dell' ultimo film di Woody Allen ossia un signore che metaforizza il suo inconscio irrisolto come presenze che tornano dal passato (gli anni '20 in Allen, i '40 in Ozpetek), solo che il newyorkino è notoriamente un omino acido, sprezzante, cattivo e senza regole morali mentre Ozpetek è un buon fratello turco quasi latino e il suo film ha il calore mediterraneo degli affetti, delle emozioni e la saggezza di chi non cerca soluzioni definitive ma è disposto ad accettare i piccoli disagi e contraddizioni di un compromesso pur di continuare a vivere tutti assieme (mentre W.
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Magnifico film che parla del senso profondo dell' esprimersi artisticamente ma anche della fruizione dato che si parla di transfert e metafore che sostituiscono "nascondendo", ma anche tenendo in "vita", una interpretazione negata (e quindi "tradita").
Naturalmente ci capirà qualcosa il 2% degli spettatori ma per quelli di buona volontà, senza fare spoiler visto che tutti sanno che è una ghost story, faccio presente che due fantasmesse hanno lo stesso rapporto di quasi parentela di due dei protagonisti "viventi" e di fare attenzione al colore dei divani per la scena finale.
In pratica è la stessa cosa dell' ultimo film di Woody Allen ossia un signore che metaforizza il suo inconscio irrisolto come presenze che tornano dal passato (gli anni '20 in Allen, i '40 in Ozpetek), solo che il newyorkino è notoriamente un omino acido, sprezzante, cattivo e senza regole morali mentre Ozpetek è un buon fratello turco quasi latino e il suo film ha il calore mediterraneo degli affetti, delle emozioni e la saggezza di chi non cerca soluzioni definitive ma è disposto ad accettare i piccoli disagi e contraddizioni di un compromesso pur di continuare a vivere tutti assieme (mentre W.A. nel suo film propone come finale una rottura e una cesura non solo con la vita "reale" di prima ma anche con i suoi fantasmi notturni che vengono rinnegati...come cacchio si fa a pensare di impostare una nuova vita e a rinnegare sé stessi, dico io? Caso mai è meglio un passo ancora più indietro.... E lo dice pure Ferzan...).
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kedralor1780
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martedì 20 marzo 2012
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i fantasmi di ferzan
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"Ma fantasmi, come fantasmi, è proprio il caso di dire: neanche l'ombra!" diceva Eduardo, che ben sapeva come gestire apparizioni e cigolii sinistri. Solo che là si parlava di becchi e di corna nascoste,qui non si capisce bene di che cosa si tratti.
Film deludente, questa Magnifica Presenza, che non si sa bene come interpretare: lo è Elio Germano alias Pietro? Oppure la compagnia Apollonio? Oppure, ancora, la figura incredibilmente iconica di Platinette svestita dai suoi panni? L'unica, forse, meritoria di simile titolo è la grande Anna Proclemer, che in un minuto di recitazione ha insegnato a tutti che cosa significhi arte, teatro e interpretazione.
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"Ma fantasmi, come fantasmi, è proprio il caso di dire: neanche l'ombra!" diceva Eduardo, che ben sapeva come gestire apparizioni e cigolii sinistri. Solo che là si parlava di becchi e di corna nascoste,qui non si capisce bene di che cosa si tratti.
Film deludente, questa Magnifica Presenza, che non si sa bene come interpretare: lo è Elio Germano alias Pietro? Oppure la compagnia Apollonio? Oppure, ancora, la figura incredibilmente iconica di Platinette svestita dai suoi panni? L'unica, forse, meritoria di simile titolo è la grande Anna Proclemer, che in un minuto di recitazione ha insegnato a tutti che cosa significhi arte, teatro e interpretazione. Un piccolo saggio di arte, di respiro, di voce in un susseguirsi di confusioni sentimentali, linguistiche e visuali.
Film slegato, senza un senso logico preciso; a tratti noioso, lento, quasi da addormentarsi. Bello l'inizio, in compenso, sebbene si traduca in un'introduzione a qualcosa che poi non c'è. Dietro al possibile - sebbene anch'esso un po' scontato - gioco del teatro nel teatro, invece di soffermarsi sull'influenza di spiriti nella recitazione di un giovane attore (quasi un passaggio di consegne, di arte del mestiere), il film ricade nello stereotipo italiano del melenso piagnisteo. L'intuizione finale, di "liberare" la compagnia dalla casa-prigione-fortezza (forse la mente di Pietro) aumenta gli interrogativi: se fino a pochi istanti prima le Presenza sono bloccate nell'appartamento, come fanno a uscirne? Oppure, come può uscirne dapprima il bambino senza che gli altri lo seguano?
Di fantasmi all'opera se ne son visti tanti. Questi non lasciano traccia se non una sorta di malinconia. La compagnia Apollonio era una buona possibilità per sviluppare il tema in maniera differente. Si è rivelata una Presenza che, in realtà, non modifica assolutamente la vita di Pietro. La possessione del vero attore - quello di palcoscenico, alla Proclemere per fare un esempio - è altra cosa. E il film non ha sfiorato neppure l'argomento. Giocare con il trucco e la recitazione pomposa per ridicolizzare l'attor giovane è solo una trovata pseudo-comica che fa ridere ma non sorridere.
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[+] ferzan cita sopratutto se stesso
(di tiberiano)
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ruta ruta
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lunedì 19 marzo 2012
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magnifico cinema
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Quando un normale sabato sera diventa una Magnifica serata.
Un film deve essere in grado, attraverso le sue narrate immagini, di coinvolgerti,incuriosire, trasmetterti emozioni e stimolare il tuo intelletto. Magnifica presenza con la sua semplicità riesce a fare tutto questo. La storia mi ha coinvolto, merito di un bravissimo Elio Germano; il soggetto ben diretto riesce ad incuriosirti e soltanto alla fine svela la verità;la magnifica presenza dei fantasmi nella casa di Paolo regala emozioni dalla prima apparizione degli spettri fino all'ultima corale risata che conclude la pellicola; il sottile richiamo al teatro, alla storia d'italia, le vecchie compagnie e la storia che fu, danno spunto a diverse riflessioni.
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Quando un normale sabato sera diventa una Magnifica serata.
Un film deve essere in grado, attraverso le sue narrate immagini, di coinvolgerti,incuriosire, trasmetterti emozioni e stimolare il tuo intelletto. Magnifica presenza con la sua semplicità riesce a fare tutto questo. La storia mi ha coinvolto, merito di un bravissimo Elio Germano; il soggetto ben diretto riesce ad incuriosirti e soltanto alla fine svela la verità;la magnifica presenza dei fantasmi nella casa di Paolo regala emozioni dalla prima apparizione degli spettri fino all'ultima corale risata che conclude la pellicola; il sottile richiamo al teatro, alla storia d'italia, le vecchie compagnie e la storia che fu, danno spunto a diverse riflessioni. Nota di merito le diverse citazioni, che tra una poltrona ed un altra quasi come un quiz venivano sussurrate tra uno stettatore ed un altro (odio i bisbiglii al cinema).
I segni distintivi, come nei precedenti film del regista, non mancano! Un esempio le scene di gruppo come la tavolata in cui gli ospiti della casa e Paolo incollano le figurine, l'incontro con la Badessa seppur diverso ricorda un po i misteri sociali delle Fate ignoranti. I riferimenti a Pirandello, i cenni storici dall'unità ad oggi. C'è tutto.
Credo che si possa anche intravedere una sottile critica al cinema d'oggi, dove gli attori diventano pile di DVD da visionare, la confusione contrapposta alla compostezza del teatro . La compagnia, l'affiatamento tra gli attori, il tradimento ma sopratutto il palcoscenico, la finzione. Magnifica presenza si svolge prevalentemente in un unico set, la casa, per l'appunto il palcoscenico, al di fuori della casa si è liberi, i personaggi perdono il loro ruolo e diventano soggetti comuni.
Anche le musiche della storia di Paolo sono degne di merito. Note tranquille e quasi magiche, che rendono il film morbido fluido, sembra lento ma è incalzante, la musica ha infatti il suo perchè. Continua la collaborazione che gia ha trionfato con Mine Vaganti, si conferma un sodalizio perfetto.
Seppur unico come tutti i suoi film, con Magnifica Presenza il regista si accosta a diverse pellicole che per mezzo di un protagonista dei giorni nostri hanno narrato il passato. Eccezzione questa che lo rende conforme a molti altri film ma allo stesso tempo magnifico.
La magia del cinema, sabato sera mi ha regalato una Magnifica serata.
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matteo calvesi
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giovedì 22 marzo 2012
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occasione magnifica
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Un Elio Germano strepitoso domina il nuovo film di Ferzan Ozpetek; la telecamera lo insegue per tutto il film e lui riesce sempre a far rimanere interessato e sorpreso lo spettatore, una grande prova di attore che ha il suo culmine proprio nei titoli di coda, in cui realizza cinque minuti di autentica arte drammaturgica.
Il soggetto di questa nuova opera del regista turco è meraviglioso, un idea originale e sorprendente; uscendo dalla sala si ha però la sensazione che questo film possa rimanere un gran incompiuto del nostro cinema. Nella maniera più originale possibile, questa volta Ozpetek avrebbe potuto realizzare forse il suo capolavoro massimo e invece il film non riesce a scorrere nella maniera giusta, sempre ostacolato dalla comparsa di nuovi personaggi che distraggono dal tema centrale e interessante.
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Un Elio Germano strepitoso domina il nuovo film di Ferzan Ozpetek; la telecamera lo insegue per tutto il film e lui riesce sempre a far rimanere interessato e sorpreso lo spettatore, una grande prova di attore che ha il suo culmine proprio nei titoli di coda, in cui realizza cinque minuti di autentica arte drammaturgica.
Il soggetto di questa nuova opera del regista turco è meraviglioso, un idea originale e sorprendente; uscendo dalla sala si ha però la sensazione che questo film possa rimanere un gran incompiuto del nostro cinema. Nella maniera più originale possibile, questa volta Ozpetek avrebbe potuto realizzare forse il suo capolavoro massimo e invece il film non riesce a scorrere nella maniera giusta, sempre ostacolato dalla comparsa di nuovi personaggi che distraggono dal tema centrale e interessante.
La sceneggiatura manca delle analisi più profonde del personaggio, i passaggi introspettivi del Germano Monteverdino li cogliamo solo vagamente; la sua fame di conoscere e di innamorarsi è poco approfondita; il personaggio creato da Ozpetek sembra un quadro incompiuto, nel quale abbiamo capito bene come sia il paesaggio ma non riusciamo a cogliere bene il centro della scena, il soggetto lo intravediamo ma non riconosciamo le forme del viso, il colore degli occhi o le linee del suo corpo. La sensibilità, maniacalità e precisione del protagonista sono aspetti troppo suggestivi e caratteristici del personaggio per non esser affrontati con la ragionevole cura. Il film si perde in vie traverse, o come è forse meglio dire in questo caso “transverse”; diversi minuti del film passano senza che lo spettatore sia interessato a capire quello che succede, ma solamente accrescendo l’attesa del gustarsi il prossimo scambio di battute tra i fantasmi onirici della casa e il personaggio. Alcuni temi, molto ( forse troppo) cari al regista lo tradiscono, fanno disperdere lo spettatore dalla trama e dal filo logico del film, che avrebbe desiderato invece ulteriori scene tra Germano e i suoi fantasmi abusivi, come quelle deliziose in cui tutti si riuniscono intorno ad un tavolo ad attaccare figurine o in cui si siedono per cenare dopo che la “seratina” di Pietro ( alias Elio Germano) non è andata come auspicato.
Ozpetek, tanto riguardoso, anche in questa pellicola, nei confronti del piacere della tavola e del buon cibo come punto di riunione amorevole, aveva tutti gli ingredienti per realizzare il suo film consacratore a tutti gli effetti: un idea meravigliosa e originale, un attore magnifico, delle musiche sempre scelte con una giustificata ricercatezza e la splendida fotografia di Calvesi; questo “impasto” però non riesce a sollevarsi e a farsi materia ma rimane una delle tante “ciambelle amorfe” del nostro cinema italiano.
Matteo Calvesi
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ruggero
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domenica 18 marzo 2012
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se ozpetek abbandona il suo coro
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Poche righe per commentare un film che forse avrei lodato di più se non fosse firmato da uno dei miei registi preferiti, stavolta molto meno ispirato che nelle prove precedenti.
Sono uscito scontento, mi aspettavo di emozionarmi come per " Le fate ignoranti" o " Saturno contro", ma poi ho pensato che non si può pretendere sempre il capolavoro, il cinema ogni volta pieno di passione.
Mi sono chiesto comunque perchè questa " Magnifica presenza" non è in realtà così magnifica, cosa manca per conquistare completamente lo spettatore.
E l'unica risposta possibile che ho trovato è che Ozpetek stavolta non fa il suo film corale, la sua commedia di tante vite che si intrecciano.
Ma come ? Mi si dirà.
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Poche righe per commentare un film che forse avrei lodato di più se non fosse firmato da uno dei miei registi preferiti, stavolta molto meno ispirato che nelle prove precedenti.
Sono uscito scontento, mi aspettavo di emozionarmi come per " Le fate ignoranti" o " Saturno contro", ma poi ho pensato che non si può pretendere sempre il capolavoro, il cinema ogni volta pieno di passione.
Mi sono chiesto comunque perchè questa " Magnifica presenza" non è in realtà così magnifica, cosa manca per conquistare completamente lo spettatore.
E l'unica risposta possibile che ho trovato è che Ozpetek stavolta non fa il suo film corale, la sua commedia di tante vite che si intrecciano.
Ma come ? Mi si dirà... Hai guardato probabilmente un altro film, qui i personaggi sono tantissimi.
Non hai visto quanti begli attori?
La mia risposta è che ho visto benissimo ed anzi ho colto che c'è un SOLO ATTORE utilizzato pienamente, il bravissimo e forse ingombrante Elio Germano. Il film è tutto virato su di lui, gli altri sono solo comparse, sfumati, sottomessi alla vicenda, nascosti alcuni dal loro trucco di scena di attori degli anni quaranta. Non brillano di luce propria, sono solo compiacenti cantori di un coro greco, mi hanno ricordato a tratti ( senza però la stessa ispirazione) le maschere elleniche de " La dea dell'amore" di Woody Allen.
E in certi momenti, annoiato, mi pareva quasi di assistere a uno dei soliti film di Pupi Avati, per la collocazione storica e pure un po' per la resa non sublime.
Come vedete non è un commento accattivante, non cerco voti di approvazione. A Paola, che sedeva di fianco a me, il film è invece piaciuto.
Io da Ferzan mi aspetto più, magari con una sceneggiatura più convincente, più empatia. Mi aspetto il ritorno alle sue commedie di gruppo.
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[+] ah beh
(di johnny1988)
[ - ] ah beh
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nino quincampoix
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venerdì 30 marzo 2012
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a volte ritornano (e fanno compagnia)
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Un attore pieno di speranze, Pietro (costretto nell'eventualità in cui venisse scritturato ad assumere il cognome Ponte) arriva dalla SIcilia a Monteverde Vecchio in una palazzina fatiscente ma affascinante. Tutte le notti prende il tram 8 per raggiungere la pasticceria per la quale sforna cornetti. Vive un'esistenza solitaria, resa meno pesante dalla cugina (Paola Minaccioni, sempre brava e simpatica), con l'illusione di veder capitolare il suo bel Massimo (che - pericolo spoiler! - si scoprirà invece oggetto di stalking proprio da parte del nostro sensibile e imbranato Pietro). Meno male che a rendere la vita meno noiosa al Nostro arriva in soccorso una compagnia teatrale defunta che da anni si ritrova "incastrata" nel villino inizi '900 in cui si è trasferito.
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Un attore pieno di speranze, Pietro (costretto nell'eventualità in cui venisse scritturato ad assumere il cognome Ponte) arriva dalla SIcilia a Monteverde Vecchio in una palazzina fatiscente ma affascinante. Tutte le notti prende il tram 8 per raggiungere la pasticceria per la quale sforna cornetti. Vive un'esistenza solitaria, resa meno pesante dalla cugina (Paola Minaccioni, sempre brava e simpatica), con l'illusione di veder capitolare il suo bel Massimo (che - pericolo spoiler! - si scoprirà invece oggetto di stalking proprio da parte del nostro sensibile e imbranato Pietro). Meno male che a rendere la vita meno noiosa al Nostro arriva in soccorso una compagnia teatrale defunta che da anni si ritrova "incastrata" nel villino inizi '900 in cui si è trasferito.
Ozpetek come al solito racconta una storia apparentemente leggera con la sua solita profondità. Infarcendola di musica turca come al solito lirica e bellissima. E, a mio parere, commettendo solo un passo falso: la scena della "Badessa" e della setta di trans che tutto sa è decisamente superflua se non inutile.
Bravo Elio Germano. Grandiosa Anna Proclemer a passare da vecchina indifesa a "mostro" senza sentimenti.
Nel complesso, un film divertente ma non banale. Ben fatto.
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heimat
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martedì 20 marzo 2012
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finzione finzione
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La nuova opera di Ozpetek non ha ad oggetto una denuncia sociale nè intende focalizzarsi sulla condizione omosessuale nella società moderna;questo può essere il motivo per cui il film non è stato criticato da ambienti moralisti e chiesofili e, dall' altra parte, non è stato rivendicato come manifesto dell orgoglio gay: Proprio il fatto di stabilirsi in questo limbo ha fatto sì che il film sia stato apprezzato come una commedia leggera.Il filo narrativo sul quale è incentrata la nostra storia risulta essere banale e incapace di suscitare forti emozioni ma l' intento, cioè la tematica principale, è bellissima; è una vera è propria ode al teatro, inteso come luogo in cui si recita la vita vera , dove la finzione si manifesta solamente nelle persone del pubblico che non si emozionano ma che applaudono senza capire.
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La nuova opera di Ozpetek non ha ad oggetto una denuncia sociale nè intende focalizzarsi sulla condizione omosessuale nella società moderna;questo può essere il motivo per cui il film non è stato criticato da ambienti moralisti e chiesofili e, dall' altra parte, non è stato rivendicato come manifesto dell orgoglio gay: Proprio il fatto di stabilirsi in questo limbo ha fatto sì che il film sia stato apprezzato come una commedia leggera.Il filo narrativo sul quale è incentrata la nostra storia risulta essere banale e incapace di suscitare forti emozioni ma l' intento, cioè la tematica principale, è bellissima; è una vera è propria ode al teatro, inteso come luogo in cui si recita la vita vera , dove la finzione si manifesta solamente nelle persone del pubblico che non si emozionano ma che applaudono senza capire.Per quanto riguado la tecnica di regia sono detestabili quelle scene rallentate che fanno apparire il film come una pubblicità commerciae o una soap.
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[+] chi dice che ozpetek è un regista 'impegnato' ?
(di tiberiano)
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never_fear
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venerdì 23 marzo 2012
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caro ozpetek, dillo con parole tue!
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La sottile linea che separa l'omaggio al vero cinema dal plagio è stata ampiamente superata.
I fantasmi di Midnight in Paris riemergono per dare vita ad un intreccio, seppur gradevole, troppo vicino a quello del precedente La finestra di fronte.
Anche questa volta non mancano icone maschili da dare in pasto ad un pubblico voyerista, non manca il cameo a far brillare gli occhi di chi conosce qualcosa di cinema -vedi M.Girotti, L.Gastoni, A. Proclemer, E. S. Ricci-, non mancano personaggi di ostentatissima ispirazione Almodòvariana, non manca una trama ad hoc per un target acritico, pronto a commuoversi per qualsiasi affettività omosessuale.
Insomma, un cinema che ha abbandonato qualsiasi ambizione di autenticità per lasciar spazio ad una ben più pragmatica ambizione commerciale.
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La sottile linea che separa l'omaggio al vero cinema dal plagio è stata ampiamente superata.
I fantasmi di Midnight in Paris riemergono per dare vita ad un intreccio, seppur gradevole, troppo vicino a quello del precedente La finestra di fronte.
Anche questa volta non mancano icone maschili da dare in pasto ad un pubblico voyerista, non manca il cameo a far brillare gli occhi di chi conosce qualcosa di cinema -vedi M.Girotti, L.Gastoni, A. Proclemer, E. S. Ricci-, non mancano personaggi di ostentatissima ispirazione Almodòvariana, non manca una trama ad hoc per un target acritico, pronto a commuoversi per qualsiasi affettività omosessuale.
Insomma, un cinema che ha abbandonato qualsiasi ambizione di autenticità per lasciar spazio ad una ben più pragmatica ambizione commerciale. Ruoli e dialoghi in grado di sottrarre valore anche ad una Margherita Buy...
Come sempre apprezzabile la scelta delle colonne sonore.
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alefi
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lunedì 2 aprile 2012
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paro paro....
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Ennesimo film di ozpetek colorato e ricco di personaggi. Premetto che non faro' un riassunto della trama anzi, esorterei gli altri partecipanti al forum di evitare la cronistoria dei film che trovo nella maggioranza dei commenti. Lo trovo inutile e a volte rischioso se non si ha una capacità di controllo notevole sulla propria scrittura , si rischia di rovinare la visione agli altri. Oltretutto e' piu' interessante leggere le opinioni e non la descrizione di un film che si trova comunque già nella pagina principale dei film in programmazione. Detto questo penso che come la maggioranza dei film di Ozpetek anche questo avesse un bel potenziale sia nella storia che nella rosa degli attori partecipanti.
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Ennesimo film di ozpetek colorato e ricco di personaggi. Premetto che non faro' un riassunto della trama anzi, esorterei gli altri partecipanti al forum di evitare la cronistoria dei film che trovo nella maggioranza dei commenti. Lo trovo inutile e a volte rischioso se non si ha una capacità di controllo notevole sulla propria scrittura , si rischia di rovinare la visione agli altri. Oltretutto e' piu' interessante leggere le opinioni e non la descrizione di un film che si trova comunque già nella pagina principale dei film in programmazione. Detto questo penso che come la maggioranza dei film di Ozpetek anche questo avesse un bel potenziale sia nella storia che nella rosa degli attori partecipanti. Quello che ne viene fuori infatti secondo me sono momenti alti di recitazione (vedi elio germano) ,momenti gradevoli nei dialoghi, nella fotografia, nelle musiche...momenti , momenti e solo momenti. E' un leit motiv quello che trovo in quasi tutti i suoi film , una gradevole carrellata di bei momenti cinematografici che pero' stentano quasi sempre ad amalgamarsi tra di loro. Ogni volta sembra un collage di piu' o meno piacevoli camei recitativi ( molto curati dal regista) che pero' non bastano a dare una unita' compositiva al film. Facendo un paragone musicale e' la differenza che corre tra una sinfonia ed un cd di 10 canzoni. La prima pur avendo dentro di se dinamiche e passaggi musicali diversi non perde il senso dell'unità. Il secondo ha un genere magari comune ma rimane frammentato in dieci periodi da tre minuti ciascuno. Altra cosa e' la miriade di personaggi che rendono superficiale lo sviluppo di quelli principali. La vita del protagonista che si intende sia complessa e interessante da scoprire alla fine viene abbandonata per far spazio ad una storia che se pur interessante non riesce a sviluppare in se una tensione continuativa ed in crescendo ( vedi sinfonia suddetta )
Film anche questo purtroppo quasi televisivo. Una, dieci , cento puntate non ne cambierebbero il ritmo o il senso.
P.S. basta margherita buy non se ne puo' più del suo modo di recitare sempre uguale a se stessa: nemmeno la parrucca anni trenta riesce a darle un'espressione diversa dalla solita attrice ansiogena anni 90.
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linus2k
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domenica 18 marzo 2012
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caro ferzan, che delusione...
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Premetto, mi piange il cuore scrivere queste parole perché amo Ozpeteck e tutti i suoi film... ma non si può camuffare in alcun modo il sentimento di spaesamento, incompletezza, freddezza alla fine di "Magnifica Presenza".
Penso che da tanto non rimanevo così deluso. Sulla carta il film avrebbe potuto essere un capolavoro, onirico, favolistico, sopra le righe... un mix, veniva detto, di thriller, commedia e dramma... Beh no... non ci siamo...
La trama: un giovane aspirante attore catanese arriva a Roma in cerca di amore ed affermazione e trova una grandissima casa a prezzo d'occasione... non sa che però in questa casa non sarà solo, ma in compagnia di una serie di fantasmi, una compagnia teatrale.
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Premetto, mi piange il cuore scrivere queste parole perché amo Ozpeteck e tutti i suoi film... ma non si può camuffare in alcun modo il sentimento di spaesamento, incompletezza, freddezza alla fine di "Magnifica Presenza".
Penso che da tanto non rimanevo così deluso. Sulla carta il film avrebbe potuto essere un capolavoro, onirico, favolistico, sopra le righe... un mix, veniva detto, di thriller, commedia e dramma... Beh no... non ci siamo...
La trama: un giovane aspirante attore catanese arriva a Roma in cerca di amore ed affermazione e trova una grandissima casa a prezzo d'occasione... non sa che però in questa casa non sarà solo, ma in compagnia di una serie di fantasmi, una compagnia teatrale.
La storia si va popolando di figure particolari, di travestiti, medium, attrici al tramonto, medici un po' grossolani.. ma tutti passano senza lasciare la benché minima traccia.
La cosa che dispiace davvero di questo film è la sensazione di completo distacco dalla trama, che il regista non sia stato minimamente capace di renderci partecipi di quei personaggi, del dramma del loro passato, della loro morte, della stessa vita del protagonista... tutto raccontato dozzinalmente, superficialmente, distaccatamente. Dei fantasmi non si sa quasi niente fino alla fine del film, ma questo non aumenta il pathos, visto che durante il film non c'è niente che ti porti a familiarizzare con loro e finisce che quando scopri il loro dramma, ne rimani spaventosamente indifferente.
Non c'è affezione, non c'è partecipazione, nulla... e manca anche quel voler osare dal punto di vista visivo, onirico... si ferma prima di poter arrivare all'emozione.. anche la fotografia pecca in diversi punti, descrivendo una Roma fredda, anonima..
In definitiva Ozpeteck ci mostra quasi un film del "vorrei ma non posso", che spero non significhi "vorrei ma non ci riesco", mettendo in evidenza i limiti narrativi che in passato non avevo visto (ripeto... amo i suoi film)
Dal campo prettamente attoriale da segnalare il bravissimo Elio Germano, forse l'unico motivo reale per cui il film non è un completo disastro e i camei della meravigliosa (come sempre) Anna Proclemer, di Gianluca Gori nel suo riuscitissimo personaggio di Drusilla Foer e di Platinette, protagonista forse del momento più riuscito, visionario, sopra le righe, ma purtroppo limitato e rinchiuso in quei pochi minuti.
Per il resto siamo a prove attoriali deludenti, inconsistenti, che sottolineano ed affossano una trama a dir poco debole...
Che dire, caro Ferzan, attendo il tuo prossimo film, questo preferisco considerarlo un semplice passo falso
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(di remos)
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(di kedralor1780)
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(di tortomovie)
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(di dharmazen)
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(di alefi)
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