Confini emozionali
di Cristina Piccino Il Manifesto
Non è che leghino molto l'uno con l'altro Clarissa e Lullaby to My Father, uniti nello stesso slot - Fuori concorso - dalle stravaganze della programmazione. Perciò fa uno strano effetto quando senza interruzione si passa dalle suore clarisse protagoniste del cortometraggio di Liliana Cavani allo struggente inizio del film di Amos Gitai. Proviamo a immaginare un punto di contatto, forse il parto nel bosco delle prime sequenze di Gitai, la sacralità laica ed eterna del corpo materno...
Vedendo Clarissa viene in mente Per sempre di Alina Marazzi, ma quel film cercava un appiglio che «spiegasse» la scelta della clausura oggi e soprattutto a chi ha un differente pensiero sulla religione. [...]
di Cristina Piccino, articolo completo (5770 caratteri spazi inclusi) su Il Manifesto 1 settembre 2012