La città ideale

In questo film l'ecologia non è una moda, ma un modo di vivere, a volte esasperato rispetto al viver dei "comuni", che ritengono Michele Grassadonia un collega pedante. La stessa "extra-ordinarietà" porta Michele ad essere indagato per un omicidio non commesso e ad anteporsi all'avvocato d'ufficio durante il dialogo con il pm. Rappresentativa è la funzione della parola, che nella sua minuziosità e incertezza esalta l'idea errata da parte della legge nei confronti del presunto reo, anzicchè essere un mezzo per raggiungere la verità. Il desiderio di dimostrare il prima possibile la sua innocenza non si incrocia con la lentezza della giustizia, che allegoricamente il regista potrebbe aver evidenziato con la scena di lui con l'inviato del pm, affetto d'asma, che lentamente cerca di salire le scale per giungere a casa del protagonista. Durante il loro dialogo sembra che Michele con la sua ardente voglia di sbrigare la sua indagine, critichi in maniera indiretta chi oggi non presenzia ai processi.
Significativi ed in alcune parti esilaranti i dialoghi tra Michele e la mamma, che ben interpreta il suo essere "maestra", "giudice", vittima dei giudizi del paese, comprensiva e riluttante alla sua scelta, per lei insensata,del vivere lontani da casa.
Al ripetersi degli scorci di Siena, sovrastano i continui incubi e momenti di introspezione del protagonista ben enfatizzati da inquadrature in primissimo piano e piano medio, oblique dal basso e soggettive.
Il protagonista è "solo" nella città ideale, é estraneo alla città che lo ha visto nascere, ma ha una maggiore consapevolezza di se e del suo passato. 
Il finale aperto potrebbe indurre a pensare ad un sequel, ma credo che l’eclettico Lo Cascio voglia trasferire l'introspezione di Michele come uomo sociale ad ognuno di noi.