florest
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domenica 21 aprile 2013
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tra realismo e reality
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Il tema del mestiere dello scrittore, o meglio dello scrivere, i rapporti tra chi scrive e chi legge e i rischi connessi con tutto questo all'epoca dei social network, senza mai citare internet, non a caso grande assente di questo film. E' un tentativo ambizioso, quello che si propone Ozon nel suo ultimo lavoro. E' proprio l'esclusione di internet, intesa come terzo occhio dell'adolescente contemporaneo, a risultare sospetta e a far riflettere lo spettatore sul fatto che la casa, oggetto del titolo e arena prediletta delle puntate narrate da Claude, altro non è che un palcoscenico virtuale, che prende corpo grazie ai riflettori puntati su un network di interrelazioni più o meno simulate.
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Il tema del mestiere dello scrittore, o meglio dello scrivere, i rapporti tra chi scrive e chi legge e i rischi connessi con tutto questo all'epoca dei social network, senza mai citare internet, non a caso grande assente di questo film. E' un tentativo ambizioso, quello che si propone Ozon nel suo ultimo lavoro. E' proprio l'esclusione di internet, intesa come terzo occhio dell'adolescente contemporaneo, a risultare sospetta e a far riflettere lo spettatore sul fatto che la casa, oggetto del titolo e arena prediletta delle puntate narrate da Claude, altro non è che un palcoscenico virtuale, che prende corpo grazie ai riflettori puntati su un network di interrelazioni più o meno simulate. Probabilmente si fa riferimento alla casa del grande fratello così come alla casa virtuale di internet (la home page). Per questo non c'è bisogno di inserire internet come elemento del film. Internet, per moltissimi adolescenti ma nono solo, rappresenta già parte preponderante dell'esistenza, in cui realtà e finzione si intrecciano quotidianamente e il sottile filo che le separa altro non è che il filo conduttore di questa trama.
Ma cosa deve fare lo scrittore oggi? Il professore fa il professore e cerca una risposta nei classici: Omero per i canoni di costruzione della trama, Dostojevskji per l'empatia che suscitano i suoi personaggi apparentemente miserabili, il realismo di Flaubert come massima aspirazione letteraria, la descrizione della realtà priva dell'onniscenza dell'autore, anche a costo di annoiare e di sovvertire i canoni aurei della narrazione. Ma a dispetto di queste premesse, il realismo di Flaubert non viene che sfiorato all'inizio della storia. Il rapporto che si crea tra Claude e il professore, cioè tra scrittore e lettore, si ammala della necessità, da parte di Claude, di assecondare i gusti del professore per continuare a scrivere, per continuare a essere letto e ad alimentare il proprio narcisismo. Questo è il grande pericolo verso cui questo film vuole mettere in guardia. Scrivere per assecondare i gusti degli altri. Del resto, l'autore non può esistere senza il suo pubblico e viceversa (vedi il finale del film), il pubblico ha bisogno di lui, delle storie degli altri, purchè lo distraggano dalla propria storia personale vuota. E questo ci conduce verso una possibile conseguenza dell'assecondare i desideri del lettore: l'autore adultera la propria realtà, la propria vita. Manipola sé stesso e gli altri con lo scopo di mantenere vivo l'interesse di chi legge e leggerà. Ma questo non è ciò che avviene, o rischia di avvenire proprio con i social network, dove talora la volontà (o la necessità) di descrivere quotidianamente in maniera accattivante la propria vita (in cui l'autore guarda caso è sempre anche personaggio) è per molti un elemento sufficiente per modificare le proprie azioni quotidiane? L'autore, una volta perduto definitivamente il proprio filo, e una volta smarritosi nella trama, rischia di sprofondare ancora di più abbandonandosi a pulsioni emotive che appartengono ad un personaggio fittizio e non a se stesso (vedi l'infatuamento verso Esther). Il possibile declino di una storia, e forse di una vita, derivante da tutti questi passi falsi, e' il declino del romanzo di appendice del film: smarritosi gradualmente sempre più Claude, si perde anche poco a poco l'attinenza alla realtà e si sconfina amaramente nell'uniformità fittizia di un finale ad effetto, che prevede improbabili suicidi, omicidi o fughe amorose.
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(di mauricass)
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luanaa
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martedì 23 aprile 2013
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sulla decadenza dell'arte...
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Mi ha affascinato quello che è nel film il processo della scrittura...come ci si immerga e catturi fino a perdere ogni contatto con la realtà quotidiana e col suo codice di comportamento etico.. in nome della trasfigurazione; di una immaginazione il più ampia possibile. Una voracità di vita in sostanza che appartiene al puer che è nel senex..vale a dire all''allievo giovane col suo sguardo vergine sulle cose..ammaestrato dalla parte più razionale e "sapiente" che è l'insegnante.E come le due anime si mescolano. Vi ho visto molto sarcarsmo perchè quali storie si possono scrivere nel 2000? E perchè si scrive oggi? Qual'è l'arte odierna? Da una parte Flaubert e gli acquarelli di Klee;i potenti incubi kafkiani: altre epoche.
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Mi ha affascinato quello che è nel film il processo della scrittura...come ci si immerga e catturi fino a perdere ogni contatto con la realtà quotidiana e col suo codice di comportamento etico.. in nome della trasfigurazione; di una immaginazione il più ampia possibile. Una voracità di vita in sostanza che appartiene al puer che è nel senex..vale a dire all''allievo giovane col suo sguardo vergine sulle cose..ammaestrato dalla parte più razionale e "sapiente" che è l'insegnante.E come le due anime si mescolano. Vi ho visto molto sarcarsmo perchè quali storie si possono scrivere nel 2000? E perchè si scrive oggi? Qual'è l'arte odierna? Da una parte Flaubert e gli acquarelli di Klee;i potenti incubi kafkiani: altre epoche..altre più profonde motivazioni e spinte. Dall'altra il bisogno odierno di uscire dalla noia e dal disadattamento ad una realtà che non appassiona più; che non dice più nulla..che fa rimanere attaccati ad un passato culturale.Il percorso non potrà essere che caricaturale come feroce e perfetta è la descrizione della Galleria d'Arte Modena..mero rispecchiamento della vacuità odierna e delle elucubrazioni narcisistiche degli artisti a cui la moglie si attacca per non perdere quella che è la sua legittima fonte di guadagno. Caricaturale sarà il materiale del "romanzo" e il romanzo stesso che non presenterà niente degno di nota; che non si ridurrà ad altro che a descrizione di eventi banali e comuni..a voyerismo..a pettegolezzo; anche se al suo interno si agiteranno desideri e fantasie..alla fine abortite. La FAME di altro; quel continuo "E continua.." si scontrerà con la realtà spicciola e denigrata ma degna di rispetto in tutti i sensi in quanto c'è..esiste. La creatività è un bisogno dell'uomo e questo rimane. Ma è frustrato dentro e fuori..nel mondo in cui viviamo. Tanti quesiti e interrogativi su questi argomenti mi sembra abbia posto questo film.
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(di francesco2)
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flyanto
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lunedì 22 aprile 2013
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quando la parte ambigua si insinua nelle esistenze
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Film in cui si racconta di un giovane studente di 16 anni che, incoraggiato dal suo professore alla scrittura, al fine di migliorare questa sua dote, gli presenta puntualmente i suoi racconti ed il suo vissuto, quasi a volerlo incuriosire e turbare nello stesso tempo. Il gioco ed il rapporto tra i due diventa ambiguo come anche le esperienze che lo studente relaziona e vive in occasione della sua frequentazione con la famiglia del compagno di classe a cui egli dà ripetizioni di matematica. Tutto ciò non porterà che ad un rivolgimento dei fatti quanto mai negativo poichè gli equilibri ed i rapporti tra i vari individui verranno fortemente minati ed, in alcuni casi, addirittura distrutti definitivamente.
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Film in cui si racconta di un giovane studente di 16 anni che, incoraggiato dal suo professore alla scrittura, al fine di migliorare questa sua dote, gli presenta puntualmente i suoi racconti ed il suo vissuto, quasi a volerlo incuriosire e turbare nello stesso tempo. Il gioco ed il rapporto tra i due diventa ambiguo come anche le esperienze che lo studente relaziona e vive in occasione della sua frequentazione con la famiglia del compagno di classe a cui egli dà ripetizioni di matematica. Tutto ciò non porterà che ad un rivolgimento dei fatti quanto mai negativo poichè gli equilibri ed i rapporti tra i vari individui verranno fortemente minati ed, in alcuni casi, addirittura distrutti definitivamente. Francois Ozon qui realizza un thriller psicologico molto avvincente sia per ciò che concerne la trama in sè che l'atmosfera in generale. I dialoghi, ben calibrati e scanditi, supportano ciò e tutto è realizzato in maniera misurata e senza sbavature tali da immergere lo spettatore completamente nella vicenda che sempre di più si altalena tra la finzione e realtà, mischiate con cura. Ozon, del resto, è maestro in ciò: anche nelle sue pellicole precedenti emerge sempre una certa dose di ambiguità che serve a sottolineare quanto tutto nella realtà non sia definibile chiaramente, ma diviso in tante sfaccettature e sfumature. Ottima l'interpretazioni di tutti gli attori che, del resto, sono dei fuori classe appartenenti al mondo del cinema, e cioè Fabrice Luchini nella parte del professore e Kristin Scott Thomas in quella della moglie. Da non sottovalutare, inoltre, affatto anche il giovane Ernst Umhauer, nella parte dello studente molto carismatico ed ambiguo, dagli occhi penetranti atto a portare sconvolgimenti ovunque passa. Potrebbe egli quasi ricordare lontanamente, sebbene con tematiche ben diverse, il giovane Tadzio di "Morte a Venezia" di Luchino Visconti. Insomma, per concludere, "Nella casa" risulta essere un film altamente consigliabile.
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marco michielis
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sabato 4 maggio 2013
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non lascia indifferenti
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Il nuovo film di François Ozon, “Nella casa”, è un lavoro a dir poco ambizioso, teso non solamente a evidenziare le varie tappe della creazione di una storia (e, nello specifico, di una storia letteraria), ma anche a mettere in luce un'originale visione del rapporto tra verità e fantasia. La realtà e la finzione, presenti e ben distinguibili all'inizio, cominciano piano piano a confondersi tra loro, a mescolarsi e sovrapporsi, fino a diventare quasi un'unica entità.
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Il nuovo film di François Ozon, “Nella casa”, è un lavoro a dir poco ambizioso, teso non solamente a evidenziare le varie tappe della creazione di una storia (e, nello specifico, di una storia letteraria), ma anche a mettere in luce un'originale visione del rapporto tra verità e fantasia. La realtà e la finzione, presenti e ben distinguibili all'inizio, cominciano piano piano a confondersi tra loro, a mescolarsi e sovrapporsi, fino a diventare quasi un'unica entità. La relazione tra il giovane aspirante scrittore, ragazzo con diverse problematiche familiari, e il professore di lettere, narratore fallito e con scarsa autostima, pone le proprie radici nelle vite di entrambi e le modifica profondamente. Sullo sfondo, nella realtà, e in primo piano, nella finzione, si colloca la famiglia di/dei Rapha, con ognuno dei suoi componenti protagonista inconsapevole di un processo narrativo (ma anche ideologico: la critica alla vacuità e alla falsità della vita familiare borghese) che diviene man mano inarrestabile (da sottolineare la spietatezza del “continua...” posto alla fine di ogni episodio scritto da Claude). Pellicola fondamentalmente, anche se in maniera tutto sommato leggera, drammatica, trova la propria vena di comicità nel personaggio del professor Germain, prodigo di battute che potremmo definire e sono state definite alla Woody Allen. La suspence viene, a sua volta, ma forse qui a sproposito, definita hitchcockiana; in ogni caso, il finale omaggia, più o meno esplicitamente “La finestra sul cortile”, e spezza, con il suo voyeurismo insistito, la normalità dell'alienante esistenza medio borghese. Assai stimolante dal punto di vista intellettuale, non è passato inosservato ed è una delle migliori uscite di questa stagione cinematografica.
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emme elle santi
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lunedì 6 maggio 2013
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perverso gioco di specchi dalle immagini distorte
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L'esercito di allievi del Liceo Flaubert deve indossare una divisa per eludere qualsiasi differenza sociale e umana e, invece, proprio sulle diversità sociali si dipanerà questo inquietante lavoro del giovane regista Ozon.
Claude, sedicenne dotato di una classe innata e di una brillante intelligenza, frequenta questo liceo, ma non ne condivide i privilegi perchè, abbandonato dalla madre e con un padre invalido, vive in un contesto di grande squallore. Il suo modo inusuale e intenso di scrivere però colpisce il suo professore di letteratura che vede in lui lo scrittore che avrebbe voluto essere. Tra loro nasce un legame complesso che attraverso un tema senza fine che il ragazzo deve svolgere e che "continua " ogni volta che scruta nella casa di un compagno di scuola, mescola finzione e realtà sino alla perversione.
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L'esercito di allievi del Liceo Flaubert deve indossare una divisa per eludere qualsiasi differenza sociale e umana e, invece, proprio sulle diversità sociali si dipanerà questo inquietante lavoro del giovane regista Ozon.
Claude, sedicenne dotato di una classe innata e di una brillante intelligenza, frequenta questo liceo, ma non ne condivide i privilegi perchè, abbandonato dalla madre e con un padre invalido, vive in un contesto di grande squallore. Il suo modo inusuale e intenso di scrivere però colpisce il suo professore di letteratura che vede in lui lo scrittore che avrebbe voluto essere. Tra loro nasce un legame complesso che attraverso un tema senza fine che il ragazzo deve svolgere e che "continua " ogni volta che scruta nella casa di un compagno di scuola, mescola finzione e realtà sino alla perversione. Tutto si fa gioco di specchi dalle immagini distorte. Rapha, l'amico, è insignificante, trascurato, poco intelligente, l'esatto contrario di Claude, però ha una madre presente e affettuosa, un padre che può giocare a basket con lui e Claude si inventa un ruolo per entrare nella casa e carpirne i segreti.
L'alunno, il professore e la moglie di questi, che ha sempre letto i temi degli alunni di suo marito, sono attori di grande valenza e danno vita a personaggi inusuali e di grande impatto emotivo. La musica accompagna le sequenze con mirabile forza e riesce ad accrescere la tragidità di molte sequenze.
Un film difficile, interessante, di grande attualità, da vedere, assolutamente!
Un film da vedere-
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barone2000
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domenica 17 novembre 2013
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amava le vite degli altri ma non la sua
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Eccezionale, terribile e scorretto. Tralasciando la trama, Nella casa di Francois Ozon può degnamente essere considerato uno dei migliori film dell'anno. Il regista parigino non si fa mancare niente: dall'appoggio alla tradizione cinematografica d'oltralpe alle tematiche care all'austriaco Haneke; uno spirito di nuovo cinema europeo aleggia su questa pellicola. Impressionante l'approfondimento dei personaggi, tra pulsioni e desideri animali, superficialità e incomprensioni; sgaurdi assenti come Esther o maliziosi come Claude. Potentissimo Luchini, che a tratti, per volere dell'onnipotente regista-narratore sembra non comprendere davvero la potenzialità distruttuva di ciò che ha fra le mani (i fogli dei temi).
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Eccezionale, terribile e scorretto. Tralasciando la trama, Nella casa di Francois Ozon può degnamente essere considerato uno dei migliori film dell'anno. Il regista parigino non si fa mancare niente: dall'appoggio alla tradizione cinematografica d'oltralpe alle tematiche care all'austriaco Haneke; uno spirito di nuovo cinema europeo aleggia su questa pellicola. Impressionante l'approfondimento dei personaggi, tra pulsioni e desideri animali, superficialità e incomprensioni; sgaurdi assenti come Esther o maliziosi come Claude. Potentissimo Luchini, che a tratti, per volere dell'onnipotente regista-narratore sembra non comprendere davvero la potenzialità distruttuva di ciò che ha fra le mani (i fogli dei temi). Umhauer è perfetto nella parte dello studente frustrato, guardone e sregolato; sregolato non perché incendia auto o cose simili "tipiche" per i suoi coetanei, ma perché è una specie di Re Mida in senso negativo. tutto ciò che tocca distrugge. Entra nelle vite di chi, per forza, ha a che fare con lui e le sconvolge. Entra criticando la borghesia e si imborghesisce. Carente d'affetto materno si innamora della madre del suo "amico". Alla fine, però, solo i "Rapha" e moglie paradossalmente si salveranno da questo gioco perverso e per perdi giorno. Si passa dal voyeurismo all'azione più impensata; dalla potenza all'atto ( tutto scaturito dalla richiesta di non giudicare i personaggi) confondendo desiderio e stato delle cose. Ozon ci manipola sfalsando i livelli senza fonderli: con uno sforzo minimo siamo in grado di capire su che piano siamo all'interno della storia. E la casa, la casa vista come la matrona gelosa e impenetrabile se non con l'inganno ( ovvero Troia e relativa lezione su Achille e l'oggetto del desiderio) cela i segreti della vita comune di persone comuni con problemi comuni. Ozon mette in scena i sogni infranti e la frustrazione di una donna, un professore e uno studente. Colonna sonora incalzante e perfetta accompagna e travolge lo spettatore imbrigliato nello spettacolo. Ingiusto, perché il povero Germain ha perso tutto, e per cosa? Ingiusto perché professore e studente non hanno imparato la lezione. Ingiusto, perchè in quel continua è racchisuso tutto il senso del film. Ottimo.
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pepito1948
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martedì 30 aprile 2013
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il ragno e la mosca
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Un tema di italiano innocuo ma intrigante, che lascia intravedere un seguito interessante. Così il professore di letteratura Germain, un tranquillo signore borghese amante del bello scrivere e deluso da una scolaresca deludente, è spinto –per evidenti motivi di transfert- a proiettare la sua dimensione di scrittore mancato su un allevo brillante quanto promettente, Claude. L’argomento del tema, che da subito si fa racconto a puntate, verte sulla descrizione “dal vivo”della vita familiare di un compagno di scuola, quindi una sorta di diario in forma letteraria delle frequentazioni di Claude nella casa dell’amico e compagno di classe. Le osservazioni dell’ambiente, dei personaggi che vi abitano, degli oggetti, delle atmosfere familiari solleticano la curiosità e la fantasia di Germain, che spinge il giovane allievo a continuare non senza aver prima coinvolto la moglie, poco interessata al menage matrimoniale ma ben disposta a seguire dietro le quinte la nuova avventura “formativa” del marito.
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Un tema di italiano innocuo ma intrigante, che lascia intravedere un seguito interessante. Così il professore di letteratura Germain, un tranquillo signore borghese amante del bello scrivere e deluso da una scolaresca deludente, è spinto –per evidenti motivi di transfert- a proiettare la sua dimensione di scrittore mancato su un allevo brillante quanto promettente, Claude. L’argomento del tema, che da subito si fa racconto a puntate, verte sulla descrizione “dal vivo”della vita familiare di un compagno di scuola, quindi una sorta di diario in forma letteraria delle frequentazioni di Claude nella casa dell’amico e compagno di classe. Le osservazioni dell’ambiente, dei personaggi che vi abitano, degli oggetti, delle atmosfere familiari solleticano la curiosità e la fantasia di Germain, che spinge il giovane allievo a continuare non senza aver prima coinvolto la moglie, poco interessata al menage matrimoniale ma ben disposta a seguire dietro le quinte la nuova avventura “formativa” del marito.
Spezzettando abilmente il racconto con un “continua” dopo l’altro, Claude consolida il triangolo (allievo, insegnante-consulente, amico) sfoggiando tutta la sua creatività seduttiva; il suo interlocutore davanti a tanta esca si lascia spingere ad una collaborazione totale, fornendo al ragazzo ogni consiglio utile per procedere nella stesura della montante “docu-fiction”. Claude si fa padrone della situazione, conquista i familiari del compagno rivelando progressivamente il suo vero obiettivo, che non sarà insensibile alla sua scalata. Il rapporto con Germain, inizialmente gerarchico, si nutre degli apporti reciproci ed acquista nuove connotazioni, rompendo gli equilibri di partenza. Nelle due famiglie invase dal brillante giovane nulla è più come prima, nella sottile trama restano invischiate anche le due mogli, attempate ma ancora belle ed insoddisfatte, fino all’esplosione incontrollata che tutto frantuma. Ma il ragno risparmia la mosca di cui ha bisogno, ed i simbiotici protagonisti rinnovano la loro alleanza, indifferenti agli effetti dirompenti passati e futuri.
Ozon, regista 45enne parigino, ci offre una straordinaria prova del suo talento anche come autore della sceneggiatura, intrigante, spumeggiante, accattivante. Il confronto tra due personaggi, di diversa età, estrazione sociale, brillantezza intellettiva, si snoda come in un thrilling psicologico, in cui l’allievo, mettendo a frutto un’ inusuale creatività letteraria ed una persuasività fatta di capacità strategica, astuzia e seduttività (oltre ad una buona dose di voyeurismo) riesce a modificare a suo favore i rapporti di forza, divenendo il dominus di una relazione basata sul bisogno reciproco ma a ruoli invertiti. L’incontrollabilità degli eventi conseguenti avrà un peso differente per i due temerari personaggi, che tuttavia, avviluppati ormai in un abbraccio velenoso ma indissolubile, sono pronti a ripetere l’esperimento senza esitazioni e (forse) consapevoli dei rischi che questo comporta.
La dinamica dell’inversione della leadership, che ha un illustre precedente in Il servo di Losey, è sviluppata a ritmo serrato e con il coinvolgimento in progress dei diversi attori della vicenda, finchè la trama diviene talmente complessa da divenire inarrestabile. La deflagrazione lascia sul terreno diversi feriti più o meno gravi che tuttavia sfrutteranno l’occasione per rilanciarsi. Ma non tutti lo faranno in senso evolutivo.
Lo splendido finale visionario esplicita il pensiero dell’autore: per trovare una storia affascinante non è necessario frugare in contesti lontani o fuori dall’ordinario, basta saper scrutare con la dovuta acutezza nelle pieghe di una delle tante storie familiari che si affannano ogni giorno a dare un senso alla propria vita. Ma la fantasia è un vaso di vetro che richiede tatto, cautela e senso del limite, senza i quali l’identità umana e la padronanza di sé si perdono irrimediabilmente.
Ottimo il cast, tra cui emerge un Luchini sempre in parte ed in gran forma, affiancato da due attrici, Scott- Thomas e Seigner, al massimo dello splendore fisico e professionale.
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eugenio
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sabato 6 luglio 2013
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creatività voyeuristica
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Tutti i simpatizzanti della scuola esultino: nelle sale è recentemente uscito un film (francese) che riflette sull’educazione scolare, sul rapporto docente-discente e sulla capacità sempre più carente nell’elaborazione di componimenti scritti ad opera degli studenti. Tematica delicata e difficile quella della scrittura, della capacità di buttare sulla carta sentimenti e avventure che caratterizzano la mente degli adolescenti oggi più attratti dal potere tecnologico a svantaggio di un miglioramento compositivo e di una maggiore criticità verso l’ambiente che li circonda.
Ispirata alla piecè teatrale Il ragazzo dell’ultimo banco di Mayorga, "Nella casa" è incentrato sul rapporto tra un professore di letteratura, Germane (Lucini), scrittore mancato e sfiduciato nei confronti di una classe dotata di scarse capacità creative e il giovane sedicenne Claude (Umhauer), talento naturale creativo e “proiezione” del sogno artistico mancato di Germane.
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Tutti i simpatizzanti della scuola esultino: nelle sale è recentemente uscito un film (francese) che riflette sull’educazione scolare, sul rapporto docente-discente e sulla capacità sempre più carente nell’elaborazione di componimenti scritti ad opera degli studenti. Tematica delicata e difficile quella della scrittura, della capacità di buttare sulla carta sentimenti e avventure che caratterizzano la mente degli adolescenti oggi più attratti dal potere tecnologico a svantaggio di un miglioramento compositivo e di una maggiore criticità verso l’ambiente che li circonda.
Ispirata alla piecè teatrale Il ragazzo dell’ultimo banco di Mayorga, "Nella casa" è incentrato sul rapporto tra un professore di letteratura, Germane (Lucini), scrittore mancato e sfiduciato nei confronti di una classe dotata di scarse capacità creative e il giovane sedicenne Claude (Umhauer), talento naturale creativo e “proiezione” del sogno artistico mancato di Germane. Claude, timido e riservato, stabilisce un rapporto che esula dal classico legame professore-discente, accetta i consigli di Germane per perfezionare quella tecnica già notevole ed acuta nell’osservazione della realtà “normale” che lo circonda e di cui lui stesso ne subisce il fascino.
Privo di una solidità economica e di una certezza dovuta al delicato contesto adolescenziale, Claude dimostra vivido interesse nei confronti di un agiato compagno di classe, Rapha (Ughetto), dalla famiglia “apparentemente” sicura della quale, lui stesso, invitato, si diverte a descrivere emozioni, sensazioni con modalità voyeuristica insinuandosi sempre più giorno dopo giorno in quel contesto ovattato e protetto che man mano svela la sua precarietà. Attraverso le sue parole ed emozioni, lo spettatore tende a immedesimarsi nella figura del professore che legge quotidianamente le relazioni dell’allievo (al termine della quali è inserito sempre un “continua”) e viene messo a conoscenza della difficoltà economica del padre di Rapha, dell’affezione nei confronti della madre decoratrice d’interni, donna gelida e dura ma di cui Claude viene attratto, tanto da desiderare di rimanere solo con lei “nella casa”, della perseveranza di Claude nel voler comporre solo in presenza di quella famiglia borghese di cui vuole a tutti costi divenirne membro.
La voce fuori campo del giovane, funzionale all’esasperazione dello stato d’animo di un adolescente confuso (solo apparentemente), è efficace e profonda e affascina il lettore che segue “visivamente” attraverso le immagini, il pensiero di Claude, la sua fucina di idee, il suo dramma interiore. A questa componente “voyeuristica” di cui tutti i protagonisti (vecchi e giovani) sono intimamente coinvolti per l’insano desiderio di conoscere la vita di perfetti sconosciuti, il regista Ozon ne alterna una più ampia e astratta: la volontà di descrivere il processo di creazione narrativa che germoglia e cresce dalla curiosità insita nella mente umana. Purtroppo questo processo si tramuta spesso in una ripetitività narcisistica inizialmente interessante grazie all’abilità del giovane attore Ernst Umhauer, privo tuttavia dell’incisività delle pellicole di Haneke (evidente il riferimento a Cachè – Niente da nascondere). “Confinare” "Nella casa" all’interno di un genere specifico sfugge e proprio questa sua elusività sembra essere il punto debole del film: intimo dramma sul rapporto scrivente-scrittore? Crisi esistenziale di un professore "soggiogato" dal giovane o dramma dialogico dei desideri inconsci di un young-adult in cui realtà e finzione si mescolano sino a divenire indivisibili?
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rampante
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martedì 3 dicembre 2013
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un professore snob
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Una commedia soffisticata, un perfido gioco tra realtà, finzione e tanta immaginazione.
Film in cornice parigina tratto da una pièce dello spagnolo Juan Mayorga
Inizio anno scolastico. Il liceo è diventato un "esperimento pilota" e perciò i ragazzi dovranno indossare la divisa in modo da non rendere evidente le differenze
Una divisa che li renda tutti uguali nell'abbigliamento, cosa che lo snob Germain, professore di letteratura francese, giudica ridicola Un suo allievo, un sedicenne misterioso Claude Garda, in cravatta e camicia bianca, consegna un componimento che dimostra uno spirito di osservazione non comune ed una verve sottilmente morbosa nel descivere il suo week end, mentre Germain giudica i suoi liceali tutti ottusi
Il professore istiga il ragazzo a continuare a scrivere, ad insinuarsi nell'habitat naturale della famiglia normale, proletaria, di un suo compagno di classe, a spiare, osservare, tradire, col pretesto di aiutarlo in matematica.
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Una commedia soffisticata, un perfido gioco tra realtà, finzione e tanta immaginazione.
Film in cornice parigina tratto da una pièce dello spagnolo Juan Mayorga
Inizio anno scolastico. Il liceo è diventato un "esperimento pilota" e perciò i ragazzi dovranno indossare la divisa in modo da non rendere evidente le differenze
Una divisa che li renda tutti uguali nell'abbigliamento, cosa che lo snob Germain, professore di letteratura francese, giudica ridicola Un suo allievo, un sedicenne misterioso Claude Garda, in cravatta e camicia bianca, consegna un componimento che dimostra uno spirito di osservazione non comune ed una verve sottilmente morbosa nel descivere il suo week end, mentre Germain giudica i suoi liceali tutti ottusi
Il professore istiga il ragazzo a continuare a scrivere, ad insinuarsi nell'habitat naturale della famiglia normale, proletaria, di un suo compagno di classe, a spiare, osservare, tradire, col pretesto di aiutarlo in matematica.
Dalle visite quotidiane il ragazzo scrive una serie di temi che dà in lettura al professore e da questi poi a sua moglie complice nel gioco perverso
E' una storia ad incastri, confezionata con bravura dal registra Francois Ozon capace di trasformare lo spettatore in un "guardone" di vite familiari
Germain verrà licenziato e ricoverato
Alla fine Germain e Claude che è andato a trovarlo, seduti su una panchina guardano come uno schermo le finestre della casa di fronte.
Quali sono le storie di quelle famiglie impegnate nel difficile mestiere del vivere? E chi le racconterà?
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beezart555
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giovedì 17 marzo 2016
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realtà e finzione: una cosa sola
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Il film si presenta inizialmente come una semplice storia, la demagogia della classe dirigente, un professore di letteratura, amante della leteratura, che suo malgrado deve accettare le decisione della classe demagoga. Una moglie titolare di una galleria di arte moderna, che spazia dal moralismo all'ipocrisia, e poi l'incontro di Cloude, uno studente di 16 anni, amante della matematica ma desideroso di imparare la letteratura. L'incontro avviene con la lettura di un suo tema, che se per la madre era troppo pregno di sarcasmo sociale nei confronti di un suo compagno di classe di famiglia borghese, una famiglia apparentemente perfetta, per il padre è l'inizio di quello che non è riuscito a fare lui da giovane: una storia, diversa, non banale.
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Il film si presenta inizialmente come una semplice storia, la demagogia della classe dirigente, un professore di letteratura, amante della leteratura, che suo malgrado deve accettare le decisione della classe demagoga. Una moglie titolare di una galleria di arte moderna, che spazia dal moralismo all'ipocrisia, e poi l'incontro di Cloude, uno studente di 16 anni, amante della matematica ma desideroso di imparare la letteratura. L'incontro avviene con la lettura di un suo tema, che se per la madre era troppo pregno di sarcasmo sociale nei confronti di un suo compagno di classe di famiglia borghese, una famiglia apparentemente perfetta, per il padre è l'inizio di quello che non è riuscito a fare lui da giovane: una storia, diversa, non banale. Germain e Cloude iniziano una collaborazione, il professore gli insegni i segreti di un buon romanzo, lui cerca di metterli su carta con una interpretazione molto personale, fino ad inserire lo stesso Germain e i desideri di Germain in questa sua storia. Il fulcro intorno al quale ruota l'immaginazione di Cloude è la casa del suo amico borghese, Rapha, una casa descritta in modo sarcastico, troppo sarcastico, parodico, per Germain. Mentre per Cloude è solo ciò che vede, la realtà: lo squallore, la desolazione, il cattivo guisto di una famiglia borghese. ma il romanzo si deve evolvere, i pregiudizi devono sparire, e così accade, Cloude comincia a mettere per scritto i suoi desideri, le sue eccitazioni, si frappone nelle vicende familiari, nella relazione intima di Esther, la madre di Rapha, e moglie di Rapha, padre omonimo, fino ad un assottigliamento estremo di ciò che è reale da ciò che è l'immaginazione. Ozon riesce a far emergere tutti i lati nascosti di una vita apparentemente normale, i difetti del politicamente corretto, ma al tempo stesso la periclosità di andare oltre i propri limiti... Est modus in rebus direbbe Orazio.
Il risultatao non è soltato una riflessione sulla letteratura, è una riflessione più ampia sulla creazione, sul pensiero, sull'immaginazione e sulla realtà, con sfaccettature sinistre e macabre, che cadono quasi nel patologico. L'arte, quella moderna, è un altro strumento per raccontare la vacuità di quello che ci circonda, basata sull'ostentazione, un nuovo barocco quasi, che si basa su quello che le parole riescono a dire, vhe su quello che l'arte riesce a trasmettere.
L'interpretazione degli attori è notevole, Umhauer ( Cloude ) e Luchini ( Germain ) su tutti, anche se il doppiaggio in italiano l'ho trovato carente in molti punti, soprattutto in quello della lettura.
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