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Cagliari. Un commissario di polizia viene incaricato di svolgere delle indagini inerenti alla scomparsa di due giovani rom. La sorella del presunto rapitore, appena tornata da Parigi dove lavora, cercherà di fare aprire gli occhi al commissario per farlo recedere dai suoi pregiudizi.
Senza tante parole e con poca retorica questa pellicola ha il merito di raccontare quello che può avvenire quando due mondi, apparentemente lontani anni luce uno dall'altro, finiscono per incontrarsi. Un commissario rimasto vedovo e con la passione per il calcetto finisce per incontrare una bella e giovane donna. La ragazza, lontano da tutti gli stereotipi, partendo da una borsa di studio è riuscita a trovare lavoro a Parigi per una organizzazione che si occupa di diritti umani e parla tre lingue (mentre come dice autoironicamente il commissario a malapena lui parla l'italiano). Tra i due si instaura una amicizia profonda e l'uomo finirà per allenare un piccolo gruppetto di ragazzini. Oltre ai pregiudizi che da sempre circondano il mondo nomade (il procuratore che dice al commissario mi raccomando occhio al portafoglio) il film getta uno sguardo su quel provvedimento ignobile e indegno di uno stato di diritto di prendere le impronte digitali anche ai bambini frutto purtroppo della propaganda portata avanti da certi partiti politici. Di breve durata, con un finale non banale, bella colonna sonora e ottimi gli interpreti principali Cantalupo e la Bajramovic.
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