renato volpone
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mercoledì 14 novembre 2012
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commando perfetto
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Continua la produzione di film americani che raccontano delle azioni statunitensi in Medio Oriente. Dopo "Argo" ecco un film che racconta l'attacco di un gruppo di soldati americani contro un centro residenziale in Pakistan dove si rifugiava Bin Laden e dove lo stesso é stato ucciso. Come il precedente citato anche questo film é decisamente propagandistico della buona morale americana. Noiosissime le parti che raccontano delle vicissitudini private dei commandos e sempre perfetti e bravi tutti i componenti dell'intelligence americana. Certo la realtà é profondamente diversa e c'è la raccontano altri film, altri documentari e altri registi.
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ultimoboyscout
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lunedì 24 agosto 2015
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obiettivo bin laden.
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Il film è la ricostruzione dell'operazione dal nome in codice "Geronimo", ovvero la cattura e l'uccisione di Osama Bin Laden da parte delle truppe d'élite americane, i Navy Seals. Ricostruzione che avviene attraverso la finzione cinematografica, la quale, comunque, non riesce a dare un volto (ma onestamente nemmeno può) alla verità storica. Si dovrebbe trattare, o meglio è stato etichettato in tale maniera, di film verità sulla morte di Bin Laden, è in realtà una drammaturgia largamente approssimativa con personaggi piatti appena tratteggiati, in cui però, gli stessi personaggi, servono a ben poco. La pellicola è interessante, almeno a livello visivo, per come mette in scena le operazioni dei Seals, in particolare attraverso le immagini delle videocamere a infrarossi poste sugli elmetti dei soldati.
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Il film è la ricostruzione dell'operazione dal nome in codice "Geronimo", ovvero la cattura e l'uccisione di Osama Bin Laden da parte delle truppe d'élite americane, i Navy Seals. Ricostruzione che avviene attraverso la finzione cinematografica, la quale, comunque, non riesce a dare un volto (ma onestamente nemmeno può) alla verità storica. Si dovrebbe trattare, o meglio è stato etichettato in tale maniera, di film verità sulla morte di Bin Laden, è in realtà una drammaturgia largamente approssimativa con personaggi piatti appena tratteggiati, in cui però, gli stessi personaggi, servono a ben poco. La pellicola è interessante, almeno a livello visivo, per come mette in scena le operazioni dei Seals, in particolare attraverso le immagini delle videocamere a infrarossi poste sugli elmetti dei soldati. Belle e suggestive le riprese notturne all'interno del covo del leader di Al Qaeda ma anche in questo caso il suo cadavere non viene mostrato e la tensione, che dovrebbe toccare livelli estremi, è sempre mite. Probabilmente questa operazione militare è considerata, soprattutto negli Stati Uniti, una delle più importanti di sempre, ma al timone di una storia così delicata non c'è un santone del cinema, bensì il semi sconosciuto John Stockwell, noto più che altro per il suo ruolo di attore in "Top Gun" e poco per le sue regie, mentre lo sceneggiatore è Kendall Lampkin, esordiente assoluto sul grande schermo. Tralasciando l'indubbio valore dell'operazione e l'ottimo impatto visivo, il film nel senso stretto del termine è brutto, stagnante e noioso e per larghi tratti procede incredibilmente sottoritmo, col taglio simil-documentaristico che non l'aiuta proprio.
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purplerain
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martedì 12 marzo 2013
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geronimo è morto!!
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Abbastanza bello il film che tratta dell'uccisione di Bin Laden!! Tuttavia va chiarita una cosa in prima analisi: se si guarda il lato strettamente militare del film, si può definire molto buono, se lo si guarda nell'insieme, è un film che va bene, ma certo non siamo nell'elite!! La storia è piuttosto semplice: un gruppo di militari americani, i Navy Seals, si addestra per una missione importante e segreta: scopriranno poi, poco prima della partenza, che si tratta di catturare, o meglio, uccidere il gran capo di al qaeda!! Fintanto che il film si limita al militarismo diventa interessante, si osservano i reparti speciali durante le loro operazioni di addestramento, i fallimenti.
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Abbastanza bello il film che tratta dell'uccisione di Bin Laden!! Tuttavia va chiarita una cosa in prima analisi: se si guarda il lato strettamente militare del film, si può definire molto buono, se lo si guarda nell'insieme, è un film che va bene, ma certo non siamo nell'elite!! La storia è piuttosto semplice: un gruppo di militari americani, i Navy Seals, si addestra per una missione importante e segreta: scopriranno poi, poco prima della partenza, che si tratta di catturare, o meglio, uccidere il gran capo di al qaeda!! Fintanto che il film si limita al militarismo diventa interessante, si osservano i reparti speciali durante le loro operazioni di addestramento, i fallimenti... Ma dietro tutto ciò vi è un gruppo di soldati che è prima di tutto un gruppo di uomini, con i loro problemi, i dubbi e le incerteze che caratterizzano la vita anche di coloro che sono abituati a fare i duri con fucili di precisione sempre in mano!! Cosicchè capita di assistere a uomini che parlano al computer con mogli, figli, genitori, cercando nella famiglia il conforto e la forza per andare avanti, per affrontare le difficoltà del loro lavoro, uomini che scoprono di essere traditi e che quindi non possono trovare nel matrimonio quella spinta per andare avanti perchè nel fallimento è difficile trovare conforto!! Il regista ci offre uno spaccato delle vite dei soldati tra una battaglia e l'altra, evitando di soffermarsi troppo sul lato umano per dare maggiore risalto al lato militare, per avere la possibilità di trattare con dovizia di particolari quella che è stata forse l'operazione militare più importante degli ultimi anni!! Di fronte a tanto successo troviamo anche il dietro le quinte: le vite di quegli uomini che stanno dietro una scrivania ad analizzare i dati necessari affinchè l' operazione possa partire!! E anche questi uomini daranno vita a battaglie interne classiche nella lotta al potere, al successo personale sul lavoro, alle insinuazioni di chi vede nella donna una possibilità in più di fare carriera!! All'interno di tutta questa sceneggiatura si muove tutto il film, ed il regista riesce nell'impresa di raccontare paure e incertezze in famiglia, gelosie sul lavoro e tra colleghi, odio tra commilitoni che dovrebbero difendersi e guardarsi le spalle a vicenda, senza annoiare troppo evitando filippiche sul valore di ciò che fanno i soldati americani, senza stridio di trombe e svolazzo di bandiere, quasi in sordina. Finale un po' troppo conciso con alcune storie che sembrano lasciate in sosopeso!!
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stefanoadm
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mercoledì 22 maggio 2013
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un film nato vecchio
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Persone tutto sommato normali, con vizi e pregi, diverse per colore della pelle, carattere e situazione familiare, nutrono simpatie e odii reciproci. Differiscono dall'uomo della strada perché sono addestrati all'estremo. Sono superatleti e devono fare squadra. Devono vincere il campionato di football. Anzi no, devono vincere una guerra. Il loro fuoricampo consiste nel tirare la mazzata definitiva dritto dritto sul grugno di Osama.
"Code name: Geronimo" potrebbe essere una di quelle stratificazioni di banalità che descrivono sul serio gli Stati Uniti. Una superfetazione di stereotipi e retorica che finisce, in modo preterintenzionale, col raccontare per davvero qualcosa degli USA.
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Persone tutto sommato normali, con vizi e pregi, diverse per colore della pelle, carattere e situazione familiare, nutrono simpatie e odii reciproci. Differiscono dall'uomo della strada perché sono addestrati all'estremo. Sono superatleti e devono fare squadra. Devono vincere il campionato di football. Anzi no, devono vincere una guerra. Il loro fuoricampo consiste nel tirare la mazzata definitiva dritto dritto sul grugno di Osama.
"Code name: Geronimo" potrebbe essere una di quelle stratificazioni di banalità che descrivono sul serio gli Stati Uniti. Una superfetazione di stereotipi e retorica che finisce, in modo preterintenzionale, col raccontare per davvero qualcosa degli USA. Di un Paese, quindi, che sulla semplificazione, sul luogo comune e sul mito dell'impresa e ha costruito (in parte, ci mancherebbe) la sua storia. Il film di Stockwell , insomma, presenta alcune carte in regola per essere un prodotto che funziona.
Ma non lo è. Per raggiungere il risultato occorrerebbe un ancoraggio relativamente solido a quanto accaduto fra stanze dei bottoni e territorio pakistano. Sceneggiatori e regista, però, chiariscono che "Code name..." è in gran parte (e non poteva essere altrimenti) opera di una fantasia che punta al verosimile senza potersi misurare con la realtà. Quasi, viene da pensare, un esercizio di stile. Perché di stile, a tratti, ce n'è eccome, soprattutto in certe sequenze d'azione, serrate e crude ma sorprendentemente sobrie, mai spettacolari o compiaciute. Un po' poco, fatti i conti finali, per arrivare alla sufficienza.
Anche perché il destino si è messo di mezzo un'altra volta e la realtà ha, di nuovo, superato la fantasia. Lo si era detto e ripetuto dopo l'11 settembre 2001: l'immagine degli aerei che esplodono sul World Trade Center ha annullato l'impatto di qualsiasi film catastrofico pieno di effetti speciali. Oggi, la morte violenta che ha colpito diversi membri del seal team six ha aperto interrogativi che logorano precocemente il film di Stockwell o, perlomeno, ne ridimensionano la portata.
La realtà conta. In certi casi, anche al cinema.
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