To Rome With Love |
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Un film di Woody Allen.
Con Woody Allen, Alec Baldwin, Roberto Benigni, Penélope Cruz, Judy Davis.
continua»
Titolo originale Nero Fiddled.
Commedia,
durata 111 min.
- USA, Italia, Spagna 2012.
- Medusa
uscita venerdì 20 aprile 2012.
MYMONETRO
To Rome With Love
valutazione media:
2,93
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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luci ed ombre ma anche grasse risatedi pepito1948Feedback: 125 | altri commenti e recensioni di pepito1948 |
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lunedì 23 aprile 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un ospite norvegese viene a trovarci e si offre di cucinare per noi un’amatriciana. Forse non è all’altezza dei nostri cuochi, il piatto potrebbe essere più saporito ma lui l’ha preparato con amore ed è così che ce ne fa dono. E’ questo in sintesi il probabile approccio di noi italiani, e in particolare di noi romani, alla cornice iconografica in cui Woody Allen ha ambientato il suo ultimo film interamente girato al centro di Roma, e, volendo estendere, può essere questo in metafora il giudizio globale sul film stesso. Quattro storie si snodano, alternandosi, in vari siti della Capitale, i cui temi sono altrettanti apologhi legati alla visione esistenziale del regista: l’uomo di talento che non accetta di esprimere –se non rimanendo se stesso- le sue mirabili doti attraverso il successo di massa, al contrario l’uomo senza talento che, travolto da un successo improvviso quanto immeritato, non accetta di farne a meno e quando fatalmente ne viene privato, esce di senno (come dire: il successo è un mostro tentacolare che bisogna saper gestire); la coppia di sposini che, separati per qualche ora da equivoci ed eventi casuali, si ritrovano più uniti di prima dopo imprevedibili divagazioni adulterine di entrambi, il giovane che cerca di resistere all’amica mangia uomini della sua compagna dialogando con il suo alter ego che tenta di metterlo in guardia (come dire: il sesso è una variabile capricciosa e indipendente che può distruggere o consolidare un rapporto di coppia). Allen, come già aveva cominciato a fare nella recente cavalcata europea, rinuncia qui a profondere il solito pulviscolo di pessimismo, ai toni forti, alla sua ossessione psicanalitica (ma non del tutto, quando dice alla moglie “se incontri Freud chiedigli indietro i soldi” o quando affianca al ragazzo in dinamica con la nuova pericolosa ospite un attempato grillo parlante che sa tanto di strizzacervelli), allenta i suoi messaggi filosofici per inondarci di umorismo puro che in taluni momenti sfocia nella comicità più sfrenata. Non si sorride, ma si ride a crepapelle nei due episodi più riusciti, quelli sui differenti effetti del successo, nati da spunti geniali, in cui si rivede l’Allen dei primi tempi dalle intuizioni e dalle battute irresistibili. Forse nel personaggio di Benigni, signor nessuno nella vita che, trovatosi sulla ribalta senza meriti, resta accecato dai lampi della notorietà, c’è un pizzico di malignità contro il mondo dello spettacolo di cui Allen fa parte da mezzo secolo, e forse nell’esilarante spogliarello finale del grande Roberto nazionale in mezzo a Via Veneto traspare un velato omaggio a Fellini. In ogni caso le due storie sul successo riscattano in buona parte i limiti che pure il film evidenzia, con qualche debole riferimento a miti del passato –lo Sceicco bianco ancora di Fellini, in cui l’attore di fama seduce la sprovveduta e trasognata fan- e una certa stanchezza narrativa e qualche carenza di ispirazione che affiorano in alcuni episodi. L’uso di figure narranti tipicamente locali che aprono e chiudono il film per comunicare la ricchezza di spunti narrativi su Roma (il vigile in mezzo a piazza Venezia ed il trasteverino in canottiera) è piuttosto maldestro e ricorda, a chi ha i capelli bianchi, la frase di chiusura di un telefilm seriale americano degli anni ‘60: “New York, otto milioni di abitanti, otto milioni di storie da raccontare”. Insomma un’opera non perfetta e discontinua, dove l’estro artistico cede spesso il passo all’affettuoso omaggio ad una città gloriosa ed al cinema di Cinecittà, ma dove non mancano il tocco ironico, la gag intelligente e l’umorismo graffiante tipici del regista americano. E soprattutto un’opera che suscita grasse risate mai connesse a volgarità e scempiaggine, qualità oggi difficilmente riscontrabile nel cinema di casa nostra e non solo.
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