Reality

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Un film di Matteo Garrone. Con Aniello Arena, Loredana Simioli, Nando Paone, Graziella Marina, Nello Iorio.
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Drammatico, durata 115 min. - Italia 2012. - 01 Distribution uscita venerdì 28 settembre 2012. MYMONETRO Reality * * * - - valutazione media: 3,15 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

GF= Grande Flop Valutazione 2 stelle su cinque

di pepito1948


Feedback: 125 | altri commenti e recensioni di pepito1948
martedì 2 ottobre 2012

"Ho sempre pensato a Luciano…come ad un moderno Pinocchio, un personaggio con un’innocenza ed un candore infantili”. E forse, diciamolo, anche un tantino di cialtroneria. La citazione è di Garrone che cambia registro ed insegue le orme di Luciano-Pinocchio che, convinto da un Lucignolo rappresentato da un’orda sgangherata di parenti ed amici, si lascia spingere, dopo un falso provino, verso un Paese dei Balocchi dove tutto è apparentemente rutilante, catalizzante, abbacinante di esaltante successo e pervaso dal tintinnio di monete d’oro; non solo nella Reggia dei sogni, ma anche nelle sue propaggini spontanee (come nella festa in onore dell’ex eroe tornato dalla fatidica impresa pieno di gloria). Carrozze principesche e grilli osservanti fanno parte del contesto della GF (Grande Favola). Pinocchio, nonostante gli ammonimenti di una fatina che non ha poteri magici se non quello, molto meno efficace, del buon senso, si disfa dei suoi averi e della sua piccola realtà di pescivendolo e le sue pupille costantemente dilatate non vedono altro che  immagini di ciò che non sarà mai, sprofonda nel GF (il Grande Fantainganno) al punto da “diventare” il suo sogno etero-indotto dai GF (Grandi Farabutti) e da allontanarsi dalla realtà vera, sbiadita, senza tintinnii e senza carrozze, trasformandosi in un’entità artificiale come i robottini che compra e vende truffaldinamente tramite le vecchiette di zona (finchè non compare la GF, cioè la Guardia di Finanza). E la mente si distacca dal corpo e dalla vita reale, come il senno di Orlando fuggito sulla Luna. Preannunciato ed evidente l’apologo sul Grande Fratello quale capostipite di prodotti infingardi e dopanti della peggiore televisione, consapevole che il suo canto delle sirene continuerà ad attrarre fatalmente i tanti disperati o illusi che non sanno sognare ad occhi chiusi. Garrone, debordando dal suo stile asciutto e diretto, realistico e incisivo, ha mischiato vari generi con l’intento non di condannare ma di denunciare attraverso la commedia, la farsa, la favola, il surreale ed il realismo popolare un fenomeno social/mediatico che, seppure in fase calante, non cessa di sfornare pochezza e stupidità, generando nel contempo pericolose illusioni che alla prova dei fatti possono portare alla perdita del senso della realtà. Realtà vista dalla parte dei vinti, dei perdenti e non dei vincitori, dei venditori di sogni da rigattiere che gettano ami e reti con miserabili esche fatte di visibilità, facili guadagni, miraggi di successo e gloria. Garrone è riuscito nell’intento? No, perché non bastano il macchiettismo (che pesca nel solito folklore napoletano),  l’occhiolino a Fellini senza averne la sublime creatività, il contrasto tra esplosione cromatica dei trionfi fiabeschi e l’ombrosità della montante follia per trasmettere al di là dei tanti bozzetti il degrado sociale prodotto dal più periglioso dei poteri occulti. Si sorride ma non si avverte il dramma che fa da sfondo alla vicenda, come avveniva nelle commedie agrodolci dei grandi registi come Loy, Scola, Monicelli ed altri. Nel minestrone dei generi prescelto manca un legante, che è il grottesco, capace di incidere a fondo sulla realtà della sofferenza e della povertà (anche di idee, di ideali nobili) con l’arma della ridicolizzazione, dell’ironia, della provocazione. Così come manca –per istintiva associazione- ciò di cui è intriso il Truman shaw, cioè la poesia, elemento spesso connesso alle fiabe ed ai sogni; ma forse è irriverente il paragone con un’opera di tutt’altra levatura artistica. Comunque apprezzabile la scelta del protagonista Aniello Arena–un detenuto ergastolano con una certa esperienza teatrale alle spalle- e la rappresentazione di una Napoli fosca, paesana ed un po’anonima ma sempre pulsante di vita. E di sogni.

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