Bianca come il latte, rossa come il sangue

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Un film di Giacomo Campiotti. Con Filippo Scicchitano, Aurora Ruffino, Gaia Weiss, Luca Argentero.
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Commedia, durata 102 min. - Italia 2012. - 01 Distribution uscita giovedì 4 aprile 2013. MYMONETRO Bianca come il latte, rossa come il sangue * * * - - valutazione media: 3,01 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Celebrazione di un dramma che insegna a vivere Valutazione 5 stelle su cinque

di Mickey97


Feedback: 13630 | altri commenti e recensioni di Mickey97
domenica 7 aprile 2013

Leo è un ragazzo di sedici anni, il quale attribuisce alla vita due colori: il bianco e il rosso. Il bianco indica il vuoto, il silenzio, la solitudine e quindi la noia, che fa paura, invece il rosso rappresenta il sangue che pulsa nelle vene prima di una partita di calcetto, è il colore dei capelli di Beatrice, la ragazza di cui è follemente innamorato, alla quale non riesce a esternare i suoi sentimenti. Ma, quando lui viene a conoscenza del male che la affligge , gli crolla il mondo addosso, la sua identità comincia a disgregarsi sino a un punto tale che i genitori, non riconoscono più il proprio figlio, preoccupandosi fortemente per le condizioni in cui versa il medesimo. L'afflizione di Leo peggiora, quando assiste di persona ai terribili e devastanti effetti che la chemioterapia esercita su Beatrice, ovvero la perdita di capelli, ed è proprio la mancanza della folta chioma rossa che designa la malattia che lo fa crollare definitivamente, inducendolo a crearsi intorno a sè il vuoto, il bianco, la sua persona è bianca come le mura bianche della sua stanza, ormai lui stesso rappresenta il vuoto, racchiudendosi nella sua solitudine derivata anche dalla rottura dell'amicizia con Silvia, che è sempre stata l'amica più fedele, la confidente di ogni suo timore. Leo, sta passando un periodo infernale, attorno a lui non c'è altro che terra bruciata, l'unico suo pensiero e ne segue disperatamente il filo, è Beatrice sopratutto quando diviene totalmente consapevole di non poterla aiutare con la donazione del suo midollo osseo. La speranza di Leo non muore mai, le regala dei sorrisi, Beatrice esternamente mostra il suo divertimento, ma al suo interno tutto è buio, soffre per la sua imminente morte, e la sua parrucca, rappresenta un male, un dolore da lei indossato. I sorrisi servono per non piangere e il pianto serve allo sfogo, uno sfogo che Leo esprime con il suo professore di Italiano, l'impeccabile Luca Argentero, del tutto idealista e anticonvenzionale che si apre a Leo, riuscendo ad averne un contatto che piano piano si consolida e diviene sempre più forte. Per quanto riguarda l'amica fidata, di cui non doveva fidarsi per il numero di Beatrice, Leo riesce a perdonarne il gesto, rendendosi conto che la loro è una amicizia vera e sincera salvo qualche bugia. La bugia di Silvia che si concretizza in un falso numero di telefono lo ha fatto adirare, mentre la bugia di Beatrice, ossia quella di aver fatto il trapianto quando in realtà non c'è ne è stato alcuno, prima lo ha rallegrato ma poi reso dispiaciuto per la sua morte improvvisa, un dispiacere che tuttavia non lo fa affondare ma rimanere a galla, poichè gli fa capire che il suo vero amore è Silvia e non lei, alla cui base c'è solo passione e non il più bello dei sentimenti, ossia l'amore.
Bianca come il latte, rossa come il sangue è un dramma a dir poco brillante, splendido, intenso, colmo di emozioni e quindi commovente sino all'inverosimile, strappa lacrime, incarna perfettamente il genere drammatico e ne delinea ogni aspetto con una cura dei dettagli perfettamente minuziosa. Un cast splendido tra cui il magnifico Luca argentero, il bravissimo Filippo Scicchitano che dopo Scialla e un giorno dimostra grandissime doti di attore, Aurora Ruffino ( Questo nostro amore ) e la francese Gaia Weiss in un ruolo difficile quanto brillante nella resa complessiva. La trama ti cattura, ti rapisce, gli attori ti rendono partecipi al dramma, si piange o quanto meno senti la necessità di piangere per questa storia che brilla come l'oro. Sulle bellissime e alquanto poetiche note dei Modà, si rimane completamenti attratti dalla trama che celebra il dolore di un amore, la colpa dell'invidia e il dono di sè stessi per il bene altrui. Nella malattia si cerca un Dio, si ritrova quella fede che non si ha mai avuta eppure le preghiere non garantiscono " il restare in vita ", si viene accolti ugualmente nel regno dei cieli senza che si preghi un Dio che ti riceve per porre fine a una lunga e tormentata sofferenza che può ardere gravemente a livello interiore, più che l'esterno in cui si può mostrare il piacere per la vita, anche se dentro, ovvero nel lato nascosto alberga la paura della morte e la rabbia per una morte che così presto ti accoglie nelle sue braccia, ti avvolge nel suo manto tenebroso, in cui dominano le tenebre, da sempre prive di luce.  D'altocanto, a volte è la speranza per la vita che spaventa, la troppa speranza può consumare e rovinare  ogni singolo individuo che ne accenna il nutrimento, se si è certi della morte, non si ha paura, se si nutre un briciolo di speranza in condizioni sia fisiche che psiche avverse, si da luogo a un'amara illusione, perchè talvolta si è  di per sè più certi di morire che speranzosi a vivere, ma la speranza è del tutto automatica, non la si può controllare e comandare, non la si può negare. La speranza non è in sè negativa, lo è in condizioni umane ostili, chi vuole sperare è libero di farlo, sperare fa sentire bene l'individuo quando è ignaro delle illusioni che ne possono derivare. Il lato positivo si deve scovare, è preferibile non trovarlo se si è certi del proprio destino, non si spera controvoglia, ma solo se si ha la possibiltà di uscire incolumi da un determinato male si può sperare veramente. La positività in sè è un conforto, è vero, ma la si deve menzionare sopratutto in altre problematiche della vita che non comprendino la morte. La stessa Beatrice dice che sperare è terribile, quando si è consci del proprio destino, e allora non rimane altro che godersi gli ultimi giorni della propria vita.

Brillante celebrazione di un dramma che insegna a vivere.







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manu@taurc lunedì 22 aprile 2013
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Il film è bellissimo , niente da obiettare. Ma vorrei dare un consiglio a mickey. Noi siamo ciò che pensiamo. La vita ci dà quello che ci si aspetta da lei. Quindi abbandona i tuoi schemi mentali pessimistici e altamente distruttivi e passa più tempo sui libri di grammatica...potresti migliorare i tuoi congiuntivi!

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