renato volpone
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giovedì 18 ottobre 2012
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peonie per il bouquet
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Il film comincia come la solita commedia americana sul matrimonio seguendo un po' la scia de "le amiche della sposa". Le damigelle, amiche del liceo, si ritrovano per il "giorno più bello" di Rebecca, la loro amica grassa, ma che si sposa per prima. Fin qui niente di nuovo: alcool, droga, party di addio al celibato/nubilato. Poi succede qualcosa, la magia della notte, quando, sulla soglia della disperazione, si diventa tutti amici e tutto diventa più bello. Il film prende ritmo e ci travolge fino al finale sulle note di un'orchestra andante con brio. Non un capolavoro, ma piacevole per una serata rilassante.
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ashtray_bliss
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lunedì 18 febbraio 2013
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superficialita' e banalita' per le bachelorettes.
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Le Bachelorette di Headland sono dense di superficialita' e riproducono fedelmente gli stereotipi legati all'emancipazione femminile, come questa viene percepita e riprodotta dall'universo hollywoodiano.
Si tratta di una commedia che fa poco ridere e non risulta nemmeno divertente seppur sono ben evidenti i propositi di esprimere una critica (negativa) sugli effetti che la (semi)totale emancipazione femminile ha portato: trentenni nevrotiche e stressate, ciniche e invidiose nonche' poco solidali tra loro; che dietro l'intraprendenza nascondono donne fragili e insicure, disorientate e incapaci di relazionarsi seriamente con gli altri.
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Le Bachelorette di Headland sono dense di superficialita' e riproducono fedelmente gli stereotipi legati all'emancipazione femminile, come questa viene percepita e riprodotta dall'universo hollywoodiano.
Si tratta di una commedia che fa poco ridere e non risulta nemmeno divertente seppur sono ben evidenti i propositi di esprimere una critica (negativa) sugli effetti che la (semi)totale emancipazione femminile ha portato: trentenni nevrotiche e stressate, ciniche e invidiose nonche' poco solidali tra loro; che dietro l'intraprendenza nascondono donne fragili e insicure, disorientate e incapaci di relazionarsi seriamente con gli altri.
Poteva dunque essere una commedia brillante e originale, capace sgretolare i soliti stereotipi legati all'emancipazione femminile e invece di tutto cio' risulta essere l'ennesima pellicola qualunquista e banale che riproduce situazioni grottesce e inverosimili di un gruppo di damigelle guastafeste che si fanno in quattro per distruggere, intenzionalmente o meno, il "giorno piu' bello" di Becky, la loro amica grassoccia e impacciata che prima di tutte le altre convola a nozze.
E cosi assistiamo alla storia, altamente inverosimile, di quattro amiche scoppiate sin dai tempi del liceo: Becky, Regan, Gena e Katie. Ognuna di loro e' alle prese con i classici problemi legati alla carriera e alla vita sentimentale che va a rotoli, per tutte tranne che per Becky. La prima ad annunciare alle amiche che sta per sposarsi con il fidanzato, bello e ricco.
Da quel punto scoppia una irrefrenabile invidia nei confronti dell'amica, che non tardera' a venire a galla, tra falsi sorrisi e lacrime di finta goia. Regan (Dunst) ha il compito di organizzare la festa di matrimonio e addio al celibato: alcol, droghe leggere e spolliarelista sono nel programma (del resto questo "impone" la tradizione americana...) ma Becky non ci sta, vuole una festeggiare in modo tradizionale e sotto-tono per poi andare a dormire. E quando la futura sposa va a letto, il resto delle Bachelorette si scatena in una serie di avvenimenti trash e poco credibili.
Dapprima ubriache, rompono il vestito della sposa e li' inizia la loro peripezia, tutto nel giro di poche ore, la notte prima del matrimonio. Tra nightclub, alto tasso alcolico, flirt con vecchi amori del liceo mai superati, corse in metropolitana e incontri occasionali in bagni di lussuosi hotels; le tre improbabili amiche si confrontano con se stesse, si odiano e poi si amano, si insultano ma poi diventano solidali tra loro e fanno di tutto pur di aggiustare nel miglior modo possibile il vestito della sposa.
Non mancano battute disarmanti, pungenti e ironiche, dialoghi dissacranti ma anche esagerati e inverosimili, discorsi di testimoni imbarazzanti e un susseguirsi di scene grottesche e poco credibili.
Alla fine, inmancabile il happy end...tutto finisce bene, il vestito viene magicamente riparato dalla bacchetta magica della fata turchina di turno (la madre dell'ex ragazzo di Gena) e tutti insieme appasionatamente si ritrovano a festeggiare il matrimonio dell'amica.
The Wedding Party, offre intrattenimento superficiale e frivolo, con spunti poco originali e contenuti assolutamente non innovativi: si tratta solo della trasposizione, in versione femminile, della esagerazione comunemente attribuita agli uomini, la sera prima del matrimonio (durante il bachelor party). Tutti i cliche' vengono seriviti matematicamente; imprevisti, sbronze, sesso, droghe e incontri con vecchi amici della scuola con i quali vengono ristabiliti i rapporti.
La critica sociale sull'emancipazione femminile e i suoi effetti (la solitudine e incapacita' di stabilire rapporti seri e maturi) passa in secondo piano e forse non viene nemmeno recepita da chi si concentra esclusivamente nel seguire le vicende piu' o meno 'divertenti' delle protagoniste.
Come gia' detto, non mancano i dialoghi e le battute brilllanti, c'e' azione ma il tutto fila via lisco senza rimanere impresso nello spettatore, il quale restera' anche piuttosto deluso dalla mancanza di scene veramente memorabili o divertenti.
Il matrimonio viene di nuovo visto come traguardo assoluto nella vita delle donne, per quanto emancipate e intraprendenti possano essere, la meta piu' ambita (secondo la cinematografia hollywoodiana) resta quella di convolare a nozze.
Film, dunque, banale ma scorrevole; a tratti gradevole da seguire seppur bisogna saperlo accogliere come un prodotto tipicamente commerciale e quindi non innovativo e nemmeno didascalico o controcorrente ma colmo di cliche' e stereotipi maschili letti in chiave femminile e mixati ad una buona dose di esagerazione e inverosimiglianza delle situazioni affrontate dalle protagoniste.
Tre stellette meritate grazie alle convincenti intrepretazioni delle protagoniste, per alcuni passaggi di dialoghi e battute ciniche e dissacranti, e per la valida fotografia.
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mcridge
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mercoledì 24 ottobre 2012
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una notte da... leonesse?
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Ennesimo prodotto commerciale che, sulla falsa riga de "Il matrimonio del mio miglior amico" (da cui attinge solamente per l'idea della ragazza più brutta del gruppo che si sposa per prima e genera invidia nella migliore amica, cosi come la Roberts era invidiosa/gelosa del migliore amico) e il migliore "Una notte da leoni", di cui vorrebbe essere la versione al femminile, riesce a deludere su tutti i fronti.
L'invidia che nasce nel gruppo e che forse avrebbe dovuto generare molte più gags e qualche lacrimuccia in più, si spegne in una o due battute tristi all'inizio del film.
Il parallelismo con la notte dei leoni dura quel tanto che basta per farci scappare una risata qua e là, ma nulla di più.
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Ennesimo prodotto commerciale che, sulla falsa riga de "Il matrimonio del mio miglior amico" (da cui attinge solamente per l'idea della ragazza più brutta del gruppo che si sposa per prima e genera invidia nella migliore amica, cosi come la Roberts era invidiosa/gelosa del migliore amico) e il migliore "Una notte da leoni", di cui vorrebbe essere la versione al femminile, riesce a deludere su tutti i fronti.
L'invidia che nasce nel gruppo e che forse avrebbe dovuto generare molte più gags e qualche lacrimuccia in più, si spegne in una o due battute tristi all'inizio del film.
Il parallelismo con la notte dei leoni dura quel tanto che basta per farci scappare una risata qua e là, ma nulla di più.
Ergo: un film che poteva essere molto più simpatico ma che non convince assolutamente.
Peccato perchè l'idea non era male.
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donni romani
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sabato 27 ottobre 2012
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damigelle banali e poco graffianti
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Lo scorso anno fu la volta di "Le amiche della sposa", primo tentativo di femminilizzare un genere altrimenti tipicamente maschile, e cioè le scorribande, alcoliche, sessuali e quant'altro di un gruppo di testimoni dello sposo. L'alchimia riuscì - grazie anche ad una strepitosa Melissa McCarthy candidata all'Oscar - e così l'industria americana ci riprova affidando il progetto a Leslye Headland che, conscio del paragone, decide di spingere sul pedale del grottesco, del volgare, del "sesso droga e vanità" facendo passare alle sue quattro protagoniste una notte a dir poco da incubo, tra vestiti della sposa strappati, invidie malcelate, vecchi amori che rinascono e vizi che faticano ad essere tenuti a freno.
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Lo scorso anno fu la volta di "Le amiche della sposa", primo tentativo di femminilizzare un genere altrimenti tipicamente maschile, e cioè le scorribande, alcoliche, sessuali e quant'altro di un gruppo di testimoni dello sposo. L'alchimia riuscì - grazie anche ad una strepitosa Melissa McCarthy candidata all'Oscar - e così l'industria americana ci riprova affidando il progetto a Leslye Headland che, conscio del paragone, decide di spingere sul pedale del grottesco, del volgare, del "sesso droga e vanità" facendo passare alle sue quattro protagoniste una notte a dir poco da incubo, tra vestiti della sposa strappati, invidie malcelate, vecchi amori che rinascono e vizi che faticano ad essere tenuti a freno. E' la sera prima del matrimonio di Becky, grassa ma felicemente fidanzata con un ragazzo bello e ricco, e le sue tre amiche del cuore fin dai tempi del liceo si uniscono a lei per l'addio al nubilato e la cerimonia. Sono Regan, donna in carriera ex bulimica e decisamente a disagio con il fatto che la prima del gruppo a sposarsi sia quella che al liceo tutti prendevano in giro per i chili di troppo, c'è Gena, incativita da un fidanzamento andato a monte e dedita ad una vita spericolata fatta di uomini e droghe, e Katie, bambina mai cresciuta, viziata e incapace di instaurare un rapporto sentimentale stabile. Le seguiremo nel corso di una notte mentre litigano, fanno l'amore, si scoprono vulnerabili ma anche adulte, con tutto ciò che comporta. Gli spunti qua e là disseminati per un'analisi dolente - sia pure fatta di battute sagaci - del diventare adulte e del significato che ancora oggi ha il matrimonio anche per delle emancipatissime trentenni americane ci sarebbero pure, è che vengono puntualmente lasciati cadere nel vuoto a favore di battute fiacche, scene confuse e mai realmente divertenti, discorsi dei testimoni imbarazzati ed imbarazzanti, un susseguirsi di gag e dialoghi di scarsissimo fascino, sia dialettico che narrativo. Peccato, speravamo di assistere ad un coraggioso e sfacciato umorismo al femminile ma invece siamo di fronte ad un più banale scimmiottamento del peggior "best man movie".
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