ultimoboyscout
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martedì 26 marzo 2013
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cinema operaio.
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Anna e Francesca vivono la loro estate da quattordicenni in crescita fra i casermoni della periferia di Piombino e mentre sognano di scappare, Alessio, operaio in acciaieria, ritrova il suo vecchio amore Elena, nel frattempo diventata dirigente dell'azienda. Mordini ha lavorato sul romanzo di Silvia Avallone con sensibilità, ma lo sguardo non è stato del tutto lucido, creando un'opera poco armonica, sia nella forma che nei contenuti. Ha lasciato nell'ombra alcuni personaggi del romanzo e ne ha attenuato gli elementi più aspri, ha più che altro puntato su due storie che si intrecciano e su sguardi molto differenti, quello sognante e libero delle adolescenti e quello più maturo e concreto dell'operaio.
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Anna e Francesca vivono la loro estate da quattordicenni in crescita fra i casermoni della periferia di Piombino e mentre sognano di scappare, Alessio, operaio in acciaieria, ritrova il suo vecchio amore Elena, nel frattempo diventata dirigente dell'azienda. Mordini ha lavorato sul romanzo di Silvia Avallone con sensibilità, ma lo sguardo non è stato del tutto lucido, creando un'opera poco armonica, sia nella forma che nei contenuti. Ha lasciato nell'ombra alcuni personaggi del romanzo e ne ha attenuato gli elementi più aspri, ha più che altro puntato su due storie che si intrecciano e su sguardi molto differenti, quello sognante e libero delle adolescenti e quello più maturo e concreto dell'operaio. Film in cui dominano le contraddizioni, con la fabbrica che rappresenta vita e morte per approdare a una verità attraverso le atmosfere e i luoghi. Verità che non può che essere politica, chiaramente schierata e dura. Anche le recitazioni sono un perfetto gioco di specchi, fresche quelle delle ragazze, più trattenuta quella di Riondino. E' dramma giovanile cupo e pieno di ombre in cui la solare Toscana viene mostrata solo in penombra e col paesaggio che viene fagocitato da fabbriche e capannoni. P§iù che convincenti le esordienti Anna Bellezza e Matilde Giannini, ottimo Riondino che sorregge da solo gran parte del film grazie agli sguardi, alla mimica e alla sua fisicità rispetto alle parole. Il problema più evidente è che il film ignora del tutto sudore, fuliggine e polvere che sono la vera quotidianità degli operai, manca di grinta e carattere e non basta soffermarsi sulle inquadrature del "mostro" che è la fabbrica stessa per rendere l'idea. Il romanzo già non convince di suo (nonostante sia stato un caso letterario) e il film sa di occasione persa.
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sergio dal maso
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lunedì 22 giugno 2015
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acciaio
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Da un lato la forza e la potenza dell’acciaio incandescente. Dall’altro la fragilità e il disagio esistenziale dell’adolescenza.
L’acciaio è quello della Lucchini (ex Ilva), storica acciaieria di Piombino che sovrasta con la sua imponenza e le sue altissime ciminiere il grigio e decadente paesaggio di provincia post-industriale. L’adolescenza è quella delle inseparabili quattordicenni Anna e Francesca, nell’estate del difficile passaggio dalle scuole medie al liceo. La vita quotidiana delle due amiche ha sullo sfondo l’ombra perenne e la plumbea maestosità dell’acciaieria. Attorno alla grande fabbrica ruota l’esistenza di tutta la comunità piombinese, a partire dalla dura e logorante vita degli operai e delle loro famiglie.
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Da un lato la forza e la potenza dell’acciaio incandescente. Dall’altro la fragilità e il disagio esistenziale dell’adolescenza.
L’acciaio è quello della Lucchini (ex Ilva), storica acciaieria di Piombino che sovrasta con la sua imponenza e le sue altissime ciminiere il grigio e decadente paesaggio di provincia post-industriale. L’adolescenza è quella delle inseparabili quattordicenni Anna e Francesca, nell’estate del difficile passaggio dalle scuole medie al liceo. La vita quotidiana delle due amiche ha sullo sfondo l’ombra perenne e la plumbea maestosità dell’acciaieria. Attorno alla grande fabbrica ruota l’esistenza di tutta la comunità piombinese, a partire dalla dura e logorante vita degli operai e delle loro famiglie. Nuclei familiari in crisi, lacerati dalla precarietà economica e dalla frustrazione di non avere alternative al ciclo continuo dell’acciaio.
Da quando il padre se n’è andato Anna si è molto legata al fratello Alessio (un bravissimo Michele Riondino), orgoglioso operaio dell’acciaieria, da sempre innamorato di Elena (Vittoria Puccini), che è riuscita a laurearsi ma non trovando lavoro altrove è tornata al punto di partenza, accettando l’assunzione alla Lucchini. La famiglia di Francesca è ancora più problematica, con un padre violento che, forse, abusa di lei.
Per Anna e Francesca la perdita dell’innocenza e la traumatica scoperta della sessualità avviene tra la noia e la solitudine, vagando nella brulla periferia dove anche le spiagge sono selvagge e degradate.
Sanno che non c’è possibilità di fuga, anche il paradiso turistico dell’isola d’Elba, che si trova proprio di fronte a Piombino, pur essendo vicino appare irraggiungibile. Il difficile compito di portare al cinema il fortunatissimo romanzo di Silvia Avallone, che ha collaborato nella sceneggiatura, è toccato al giovane regista Stefano Mordini, al suo secondo lungometraggio. Il risultato è senza ombra di dubbio positivo. La sincerità e la credibilità dei protagonisti e il realismo della fabbrica e del contesto sociale fanno di Acciaio un film riuscito. Lo stile sobrio e asciutto, senza nessuna retorica, e la capacità del regista di cogliere sguardi e sentimenti danno al film un tono intimista, impegnato pur senza essere politico. Il passato di documentarista ha giovato al cineasta toscano: l’autenticità di Acciaio è garantita dalla scelta di raccontare in modo convincente persone, non personaggi. Gli operai non sono idealizzati, la disillusione e la sfiducia nel futuro li portano a rubare, all’uso di cocaina e a frequentare i night club. I turbamenti e i traumi di Anna e Francesca sono evocati o raccontati con delicatezza, non ci sono scene plateali o forzate, tanto meno morbosità o violenza. La scelta di Anna Bellezza, scontrosa e tenace, e Matilde Giannini, dolce e riservata, per interpretare le due protagoniste, è stata sicuramente felice. Pur essendo esordienti sono riuscite a trasmettere in modo credibile l’insicurezza e lo smarrimento dei quattordici anni delle due amiche adolescenti. Anche l’interpretazione di Alessio da parte di Michele Riondino è eccellente. L’orgoglio e l’amarezza del protagonista, la fierezza del suo sentirsi operaio non mancano di emozionare, probabilmente era un ruolo che sentiva molto essendo figlio di un operaio dell’Ilva di Taranto.
La tecnica “documentaristica” di molte riprese è valorizzata anche da una fotografia splendida, che con i suoi colori crudi e sporchi esalta le sequenze dentro l’acciaieria e l’intensità di molti paesaggi. Il film è dedicato proprio a Marco Onorato, già direttore della fotografia nei film di Garrone, scomparso pochi mesi dopo la fine delle riprese. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia Acciaio è stato accolto con lunghi applausi sia dalla critica che dal pubblico, peccato che poi, come spesso capita, la distribuzione non lo abbia valorizzato come meritava. Forse il grande pubblico si è disabituato ai film impegnati, quelli che parlano di lavoro e di operai; alle pellicole che raccontano la realtà e la società contemporanea preferisce il cinema di svago. O forse basterebbe un po’ più di coraggio da parte delle sale cinematografiche, anche perché capire la realtà che stiamo vivendo è sempre più imprescindibile, se non altro per poter dare una risposta ai ragazzi di oggi come Anna e Francesca, che alla fine della storia si chiedono “perché il futuro deve essere sempre altrove?”.
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filippo catani
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lunedì 14 gennaio 2013
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la fabbrica non si ferma e si divora i sogni
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Piombino. Le acciaierie Lucchini danno lavoro a numerosi operai della città. Due ragazze vivono con difficoltà il momento di passaggio tra le scuole medie e le superiori alle prese entrambe con grossi problemi familiari. Intanto il fratello di una di loro vede tornare la ragazza di cui è ancora innamorato che ha il terribile compito di "ottimizzare" i costi attraverso il licenziamento di diverse persone. Tratto dall'omonimo romanzo.
Certo non è e non può essere La classe operaia va in Paradiso ma il film di Mordini si assume il compito e la responsabilità di riportare le telecamere in fabbrica e ad esplorare la vita degli operai e delle loro famiglie.
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Piombino. Le acciaierie Lucchini danno lavoro a numerosi operai della città. Due ragazze vivono con difficoltà il momento di passaggio tra le scuole medie e le superiori alle prese entrambe con grossi problemi familiari. Intanto il fratello di una di loro vede tornare la ragazza di cui è ancora innamorato che ha il terribile compito di "ottimizzare" i costi attraverso il licenziamento di diverse persone. Tratto dall'omonimo romanzo.
Certo non è e non può essere La classe operaia va in Paradiso ma il film di Mordini si assume il compito e la responsabilità di riportare le telecamere in fabbrica e ad esplorare la vita degli operai e delle loro famiglie. Intanto le acciaierie Lucchini sono un classico esempio dell'economia contemporanea con numerosi cambi di proprietà a fronte di pochi investimenti. E poi c'è il lato umano perchè purtroppo la fabbrica oltre ad inquinare l'ambiente può inquinare le anime. E così intorno alle due (ottime) ragazze protagoniste troviamo un padre che ha deciso di abbandonare il posto di lavoro alla ricerca di soldi facili in modi che si lascia intendere non proprio limpidi (dopo una lunga assenza si presenta con anello per la moglie, soldi sul comodino per la figlia e un BMW per il figlio come se anche l'amore fosse diventato una merce da vendere e comprare). E poi un fratello che rifiuta la corte di qualsiasi ragazza in attesa del suo eterno amore che si materializzerà sotto le nuove spoglie di un'addetta al taglio del personale. Quindi questo personaggio femminile (la Puccini) incarna in se due delle peggiori aberrazioni di cui si macchia il neoliberismo di questi anni; da una parte dà la possibilità a tanti giovani di laurearsi e poter sognare di intraprendere una carriera anche lontano da casa ma dall'altra di fronte ai continui dinieghi si è costretti a fare ritorno a casa accettando la terribile mansione di licenziare persone che quindi a loro volta vedranno sparire le proprie aspettative e i propri sogni. La fabbrica infatti non può mai fermarsi nemmeno davanti alla morte perchè la cosa più importante è la produzione e il basso costo e a pochi interessa che un giovane nonostante mille sacrifici non arriverà mai a mettere da parte qualche soldo o accendere un mutuo a meno che non sia trentennale se viene concesso. Un film che quindi partendo dal microcosmo di Piombino vuole far riflettere sull'intero sistema che ci governa a fronte anche delle ultime vicende che riguardano l'Ilva di Taranto per fare un nome fra tanti. E ormai le persone sono stanche di sentire giustificati tagli e sacrifici a causa della concorrenza di altri paesi; infatti è bene trovare presto e bene una soluzione perchè sono già troppe le generazioni inghiottite da questo sistema economico senza che ne abbiano colpa. E' ora infatti di avviare piani industriali seri, rafforzare la sicurezza sul lavoro e difendere i diritti che si sono conquistati con lunghe battaglie. Su tutto questo ruota la coraggiosa opera di Mordini che bene ha fatto a ritornare in fabbrica. A chiudere il cerchio c'è anche la presenza di una calibrata e ottima colonna sonora.
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jacopo b98
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mercoledì 1 maggio 2013
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acciaio di stefano mordini - interessante
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In Toscana, davanti all’Isola d’Elba, la dura vita nel degrado di Anna (Giannini) e Francesca (Bellezza), amiche per la pelle, e forse qualcosa di più. Entrambe sono figlie e sorelle di operai dell’acciaieria sull’isola, che miete vittime e procura cancri. Secondo film del documentarista Mordini, scritto dal regista con la scrittrice dello splendido romanzo, Silvia Avallone, e Giulia Calenda, presentato fuori concorso a Venezia 2012. È un durissimo film che ci ricorda quanto sia dura la vita degli operai, specie in acciaieria, dove sono sfruttati come bestie, come dice il padre di Alessio (Riondino): “Preferirei mendicare per strada che tornare lì dentro.
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In Toscana, davanti all’Isola d’Elba, la dura vita nel degrado di Anna (Giannini) e Francesca (Bellezza), amiche per la pelle, e forse qualcosa di più. Entrambe sono figlie e sorelle di operai dell’acciaieria sull’isola, che miete vittime e procura cancri. Secondo film del documentarista Mordini, scritto dal regista con la scrittrice dello splendido romanzo, Silvia Avallone, e Giulia Calenda, presentato fuori concorso a Venezia 2012. È un durissimo film che ci ricorda quanto sia dura la vita degli operai, specie in acciaieria, dove sono sfruttati come bestie, come dice il padre di Alessio (Riondino): “Preferirei mendicare per strada che tornare lì dentro.” Così la storia dei poveri e maltrattati operai fa da sfondo all’amicizia tra le due adolescenti, alle prese con i primi amori e non solo. Un pochino esagerato nella prima parte con le due ragazze, quasi sempre in costume o seminude, che girano video porno e li mettono in rete, si regge sulla passione amorosa di Francesca nei confronti dell’amica, che invece, eterosessuale, preferisce abbandonare l’amica per avere un fidanzato che la faccia sentire grande. Tratta in modo interessante e molto rispettabile l’adolescenza e nel finale, con la ricomparsa di Francesca, lascia una speranza di fuga “dall’inferno” solo per le nuove generazioni. Bravo Riondino, molto criticate, le ragazze se la cavano egregiamente, considerando la difficoltà delle parti a loro affidate.
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vanessa zarastro
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domenica 15 dicembre 2013
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adolescenti vicino alla fabbrica
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Anna e Francesca sono le protagoniste adolescenti del film “ACCIAIO” che si svolge in una calda estate nelle case di popolari di via Stalingrado; ma la vera protagonista del film è la classe operaia o almeno quel che ne resta…guarda caso nella fabbrica di Piombino che si chiamava ILVA poi diventata Lucchini. Piombino è sicuramente un sito insolito per una storia cinematografica - tratta comunque dal libro di Silvia Avallone -che costituisce una sorta di neo-neorealismo diretto con garbo da Stefano Mordini e con una bella fotografia di Marco Onorato scomparso prematuramente dopo poco. Le giovani attrici esordienti sono carine e brave e bene interpretano quel mal d’adolescenza tra desideri negati e smania di crescere.
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Anna e Francesca sono le protagoniste adolescenti del film “ACCIAIO” che si svolge in una calda estate nelle case di popolari di via Stalingrado; ma la vera protagonista del film è la classe operaia o almeno quel che ne resta…guarda caso nella fabbrica di Piombino che si chiamava ILVA poi diventata Lucchini. Piombino è sicuramente un sito insolito per una storia cinematografica - tratta comunque dal libro di Silvia Avallone -che costituisce una sorta di neo-neorealismo diretto con garbo da Stefano Mordini e con una bella fotografia di Marco Onorato scomparso prematuramente dopo poco. Le giovani attrici esordienti sono carine e brave e bene interpretano quel mal d’adolescenza tra desideri negati e smania di crescere.
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serpis
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giovedì 3 ottobre 2013
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quanto è peso l'acciaio!
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Il film nella sua interezza non è male ,ma lo trovo tremendamente lento.Le due protagoniste sono brave e rendono benissimo la visione e le emozioni di un adolescente.La storia,almeno quella filmica,è poca e dilavata nel tempo della rappresentazione. Mi è piaciuto poco,perchè non mi ha catturato l'attenzione e spesso ho pensato "ma quando finisce?"
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nexus
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martedì 27 novembre 2012
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impatto ambientale e sociale
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Il film descrive magistralmente il grande impatto ambientale e sociale che ha l’acciaieria sulla realtà di Piombino.
Lo stabilimento genera nelle persone che vivono e lavorano in quella realtà una sorta di repulsione ma anche una potente attrattiva.
La maggior parte di chi ci lavora vorrebbe fuggire (lavorare) altrove ma realisticamente si rende conto di non avere le possibilità concrete per farlo.
Anche una persona colta, “che ha studiato”, con grandi aspettative e progetti come Elena (ex fidanzata di Alessio) dopo aver provato ad emigrare ha accettato di tornare all’acciaieria come dirigente perché non ha trovato valide opportunità altrove.
Il padre di Anna è fuggito dalla prospettiva di trascorrere l’intera propria vita in acciaieria perché si è reso conto che sarebbe stato psicologicamente e fisicamente distruttivo.
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Il film descrive magistralmente il grande impatto ambientale e sociale che ha l’acciaieria sulla realtà di Piombino.
Lo stabilimento genera nelle persone che vivono e lavorano in quella realtà una sorta di repulsione ma anche una potente attrattiva.
La maggior parte di chi ci lavora vorrebbe fuggire (lavorare) altrove ma realisticamente si rende conto di non avere le possibilità concrete per farlo.
Anche una persona colta, “che ha studiato”, con grandi aspettative e progetti come Elena (ex fidanzata di Alessio) dopo aver provato ad emigrare ha accettato di tornare all’acciaieria come dirigente perché non ha trovato valide opportunità altrove.
Il padre di Anna è fuggito dalla prospettiva di trascorrere l’intera propria vita in acciaieria perché si è reso conto che sarebbe stato psicologicamente e fisicamente distruttivo.
Ha però pagato un prezzo alto: il distacco dalla famiglia e un esistenza fatta di un lavoro poco “chiaro”.
Anna e Francesca invece non hanno alternative, non possono fare altro che convivere con questo ambiente.
Sono consapevoli che la realtà “pesante” dell’acciaieria sovrasta fisicamente ed emotivamente le loro esistenze.
La fuga da questo disagio è, idealmente, un viaggio all’Isola d’Elba, meta vicina eppur lontanissima.
Dopo alcune traversie ed una grande disgrazia ci riusciranno, ritrovando anche la loro profonda amicizia.
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mollimolinari
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giovedì 18 ottobre 2012
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vero acciaio
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Ferroso, scuro, ma insieme anche romantico e realista. Ottima scelta musicale in perfetta sintonia con le scene, brave le ragazze così giovani ma molto espressive. Bella la fotografia e gli spazi vuoti che lasciano allo spettatore maggior interpretazione. Regia perfetta, il film esprime pienamente il carattere sensibile, pratico e legato alle radici del regista Stefano Mordini. Bravi gli attori e finale davvero toccante.
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