Ci sono svariati modi per produrre un film, anche se poi tutto si riduce ad una sola scelta: seguire i canoni di genere, oppure uscire dal seminato e proporre al pubblico qualcosa di nuovo, diverso, a rischio a volte di renderlo incompreso. Quest’ultima scelta, la più intraprendente e coraggiosa, purtroppo spesso trasforma una buona dose di ottimi propositi in delle schifezze quasi improponibili, e questo è proprio (purtroppo) il caso di “W Zappatore”.
Premuto play sul telecomando (il film si trova su cubovision), “W Zappatore” si presenta come estremamente lento e pesante, a tratti grottesco, ed in toto percorso da una angosciante sensazione di straniamento.
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Ci sono svariati modi per produrre un film, anche se poi tutto si riduce ad una sola scelta: seguire i canoni di genere, oppure uscire dal seminato e proporre al pubblico qualcosa di nuovo, diverso, a rischio a volte di renderlo incompreso. Quest’ultima scelta, la più intraprendente e coraggiosa, purtroppo spesso trasforma una buona dose di ottimi propositi in delle schifezze quasi improponibili, e questo è proprio (purtroppo) il caso di “W Zappatore”.
Premuto play sul telecomando (il film si trova su cubovision), “W Zappatore” si presenta come estremamente lento e pesante, a tratti grottesco, ed in toto percorso da una angosciante sensazione di straniamento. E questo può anche piacerci. Forse il regista sta cercando di comunicare, interagire con noi, buttandoci addosso un po’ di palletico e di disagio, magari in un goffo tentativo di farci condividere qualcosa con il protagonista, o più plausibilmente il regista, sado-masochista, vuole che soffriamo nel guardare questo film, fino ad odiarlo, chissà.
Anche la fotografia ci mette del suo. Una carrellata infinita quanto insopportabile di inquadrature dal basso verso l’alto, che smussando i menti dei protagonisti potrebbero illudere qualche telespettatore: sarà forse una puntata speciale dei Barbapapà? A ciò si uniscono degli improponibili e pasticciatissimi piani-sequenza (pochi per fortuna), ed alcuni virtuosismi che nessuno aveva chiesto al direttore della fotografia, composizioni di inquadratura ricercatissime, che nella schizofrenia generale si alternano a scene dalla qualità fotografica imbarazzante, in cui magicamente i neri diventano verdi, i filtri saltano in continuazione, e le luci sono disposte in maniera davvero ignorante.
Una menzione speciale per gli attori, che eccezion fatta per l’interpretazione del ruolo della madre, sono da pelle d’oca. La recitazione pesante e riflessiva potrebbe anche piacerci, ma è fatta talmente male che non solo perde il suo fine narrativo, ma che non riesce neanche a cadere nel ridicolo (sarebbe il male minore), ma solo a far prudere le mani agli impotenti spettatori.
Altra menzione per la sceneggiatura (dialoghi compresi). Succedono tante cose strane, che sono anche sceneggiate in modi inusuali, ed anche questo potrebbe piacerci. Peccato che sarebbe già gentile definirne il risultato come grezzo, non finito e scoordinato.
Buoni colonna sonora ed ambientazioni.
“W Zappatore” è un film che provando ad elevarsi dalla banalità della produzione cinematografica italiana, finisce per risultare un’opera presuntuosa, sostanzialmente mal fatta e, quel che è peggio, non credibile. Eh sì, perché per film così fuori dai canoni, risultare credibili è fondamentale. Usare la regia, i dialoghi, la recitazione, la sceneggiatura in modo più libero, dà la possibilòtà di trasmettere sensazioni allo spettatore, e può rivelarsi una scelta vincente. Si può anche scegliere di fare un film pesante, o magari irritante se l’intento è quello di dialogare con la sensibilità dello spettatore, ma perché resti credibile e quindi lo spettatore si lasci “prendere in giro”, tutto deve essere composto con armonia, tutto deve essere curato e coerente, altrimenti il film non ha carattere.
E questo film ha lo stesso carattere che ha la lanugine che si raccoglie nell’ombelico: senza una forma, senza uno scopo, senza un colore, senza una forma, di cui nessuno sente la necessità, ed a cui nessuno presterà mai attenzione.
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