Warrior

Due fratelli, addestrati alla lotta sin da piccoli da un padre tanto capace quanto assente, non si vedono e non si parlano da anni. Uno è un disertore (Tommy), l'altro un professore di fisica (Brendan) a cui stanno per levare la casa. L'occasione di rivalsa viene per entrambi da un colossale torneo di MMA con 5 milioni di montepremio, ma per arrivarci si dovranno affrontare sul ring. Quando qualcuno guarda un film di arti marziali o le ha praticate o cerca adrenalina. Non si può trovare una sceneggiatura che brilli di originalità, di freschezza, non si può reinventare quello che ormai è di fatto un genere, si può solo dare allo spettatore quello che vuole e confezionarlo nella maniera più desiderabile possibile. Sì, perchè se uno si sentisse già appagato dalle sessioni edificanti di allenamento, dall'immedesimarsi nel protagonista che vince nella lotta per vincere nella vita, dalle frasi da picchi adrenalinici di un Russell Crowe che si batte per dare un pasto alla famiglia, ingredienti essenziali a parer mio per un Fight Movie sufficiente, ecco che O'Connor esplora i sentimenti e li schiera sul palco come pedine fondamentali, ottenendo qualcosa che non si ferma al solito film di lotta, ma lo supera, mettendo più che un piede nel genere "drammatico". Non stiamo parlando di un Million Dollar Baby e forse neanche di un Cinderella Man, perchè stavolta il dramma si consuma sul ring e non fuori come nei titoli sopracitati. Si tratta di una rivisitazione di Rocky in chiave famiglia, nel senso che qui non c'è Adriana, c'è un padre, c'è un fratello e c'è una moglie, tutti legati da sentimenti fortissimi. C'è una storia parallela che riesce a dare il giusto peso a entrambi i protagonisti senza cercare di far pendere verso l'uno o l'altro. Come un padre, il regista cerca di dare eque attenzioni ai propri figli, attenzioni, che i fratelli Conlon non hanno mai ricevuto. Da lì parte allora la costruzione di un personaggio commovente, interpretato da un sontuoso Nick Nolte, che nonostante rientri ugualmente nel "già visto", riesce a plasmarsi di concreto realismo quando, in una della sequenze più toccanti, rinuncia a "lottare" e cede, ubriaco e disperato, tra le braccia di un inedito Tom Hardy ribaltando così, la figura protettiva tra padre e figlio. Warriors è dunque adrenalina, potenza fisica, speranza, odio e tanta commozione. Un film in cui le battute sono marginali, relegate a semplici cornici di immagini che parlano già da sè, con i movimenti, con gli sguardi, con i silenzi. Ecco dunque che il personaggio più comunicativo risulta essere proprio il taciturno Tom Hardy, capace di risultare insensibile per tutto il film, come se le emozioni non riuscissero a scalfire quella montagna di muscoli che lo protegge, per poi esplodere in un tripudio di umanità culminante nella scena finale. Un film in cui non si può fare a meno di esultare con Tess quando apre l'sms contenente l'esito del primo incontro, di commuoversi di fronte a un Tommy animalesco capace di stringere in un abbraccio amorevole un padre ripudiato, di esaltarsi con i movimenti di macchina a mano sul ring, con le musiche che scandiscono la scalata alla finale di un inaspettato professore di fisica ed infine, di versare una lacrima in quella ripresa, centrale, finale, che vale tutto un film, perchè quando sul ring si entra da bestie e si esce da fratelli, si vince tutti.