This Must Be the Place |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Sean Penn, Frances McDormand, Eve Hewson, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten.
continua»
Drammatico,
durata 118 min.
- Italia, Francia, Irlanda 2011.
- Medusa
uscita venerdì 14 ottobre 2011.
MYMONETRO
This Must Be the Place
valutazione media:
3,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Cheyenne e Buck..... compagni di pennadi pozzoFeedback: 11956 | altri commenti e recensioni di pozzo |
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giovedì 27 ottobre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Alcuni scrittori pensano che le storie che raccontano romanzi non siano in realtà più di dieci. E che tutto quello che viene scritto sono variazioni su un tema già conosciuto. Lo stesso si potrebbe dire dei film. "This Must be the Place" appartiene per intero al romanzo di formazione; di quei romanzi che raccontano il "viaggio" di un "eroe" per uscire dalla fanciullezza ed entrare nell'età adulta. Guardando il film ho subito pensato a "Il Richiamo della Foresta". Forse paragonare Cheyenne a Buck potrà sembrare azzardato eppure i viaggi forzati, l'america non patinata, le crudeltà, le stupidità, i lampi di umanità e, soprattutto i desolati e grandiosi infiniti paesaggi li rendono fratelli. Come Buck, Cheyenne, matura ex star dell'hard rock rimasto adolescente, o piuttosto fanciullo, nell'animo e nel "costume", vive a Dublino con la moglie, burbera e protettiva, girando per supermercati e centri commerciali e frequentando pochissimi amici, fra cui una ragazza e sua madre che vive affacciata alla finestra aspettando il ritorno di qualcuno. Da questa specie di limbo irlandese viene rapito dalla notizia della morte di suo padre, ebreo polacco scampato all'olocausto che vive a New York. Cheyenne non vorrebbe andare a NY, anche perché sono anni che non vede la sua famiglia e ha paura dell'aereo ma è costretto a tornare. Arriva a NY con la nave e subito riprende contatto con una delle ossessioni di suo padre: la vendetta contro il tedesco che lo aveva umiliato durante la prigionia e la conseguente ricerca del nazista, rifugiato negli USA, per potersi vendicare. Cheyenne, rileggendo i quaderni del padre, capisce che suo padre era quasi arrivato a trovare l'uomo e decide di partire, lui, per questo viaggio di ricerca che lo porta avanti e indietro per tutti gli States, dall'Utah al Nuovo Messico, per cercare il colpevole. Alla fine , non vi posso dire di più per non rovinarvi la sorpresa, riesce in qualche modo a uscire dalla adolescenza e come Buck " he sings a song of the younger world, which is the song of the pack." Solo che l'ululato di Cheyenne sarà un gesto quasi banale che lui non aveva mai fatto prima e che un "deus ex machina" , la signora bionda affacciata alla finestra, gli aveva predetto nella prima parte del film. Tutto questo è condito da una Dublino fuori schema e un'america apparentemente allucinata eppure vera come difficilmente capita di vederla.Gli attori sono superbi, anche quelli che si vedono per un attimo. Se un critica, molto personale posso fare a questo film è che lo avrei chiuso diciamo tre minuti prima della fine ufficiale. Mi è parso che l'ultima scena sovrabbondasse. Ma è una sfumatura di fronte a un'opera che prende dall'inizio alla fine e che fa sperare in questo risveglio "vero" del cinema italiano che, tranne poche eccezioni, bamboleggia e ha bamboleggiato un po' troppo.
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