The Tree of Life |
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Un film di Terrence Malick.
Con Brad Pitt, Sean Penn, Jessica Chastain, Fiona Shaw, Joanna Going.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 189 min.
- India, Gran Bretagna 2011.
- 01 Distribution
uscita mercoledì 18 maggio 2011.
MYMONETRO
The Tree of Life
valutazione media:
3,32
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Tra cinema e filosofiadi Alessandro Di FioreFeedback: |
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giovedì 23 agosto 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
A volte i critici cinematografici sono tenuti ad esprimere un proprio giudizio non solo cinematografico ma anche, addirittura, filosofico. E’ successo alla giuria dell’ultima edizione della più autorevole rassegna cinematografica al mondo. Succede sempre quando il cinema sposa la filosofia. E’ il caso del film vincitore della palma d’oro a Cannes: “The tree of life”, l’ultima fatica di Terence Malick, con Brad Pitt, Sean Penn e Jessica Chastain. E’ un film che lascia il segno, nel bene e nel male, un film non comune, non commerciale, non facile. E’ molto problematico dire se sia un film riuscito o meno. Trattazione di temi alti e impegnativi, immagini molto suggestive, attori bravissimi a cominciare dai bambini. Eppure si ha l’impressione che si sia voluto osare troppo. Non che il regista abbia chiesto troppo a se stesso: ha piuttosto chiesto troppo al cinema. Si sono volute scrivere parole straordinariamente impegnative su temi altrettanto straordinariamente impegnativi: il rapporto tra la vita e la morte, il senso della vita, il sentimento verso un dio che si rivela sia quando dona sia quando toglie, il rapporto tra natura che si impone e grazia che si fa oltraggiare, gli opposti modi di educare, la rilettura di Giobbe, l’elaborazione del lutto. Per accentuare l’indigestione si sono volute scrivere parole impegnative con due linguaggi paralleli, quello semplice di una famiglia americana in cui crescono figli disorientati da due opposte educazioni (fin troppo amorevole quella della madre e fin troppo autoritaria quella del padre), e quello complesso di un esasperato simbolismo che alterna immagini sull’origine dell’universo, di dinosauri che inaspettatamente esprimono la grazia nell’atto di pietà, con quelle del giovane Jack che improvvisamente si ritrova adulto (nei panni di Sean Penn). Un po’ troppo, francamente, per poter ricondurre gli innumerevoli spunti ad una omogeneità di fondo. Non solo: non a tutti i simbolismi è dato dare spiegazioni logiche univoche e coerenti, perché se è vero che l’immagine del dinosauro che esprime la sua compassione non contrasta con la natura impositrice (la pietà è dono di Dio, così come la natura è creazione di Dio), è anche vero che la comune origine divina (ovviamente opinabile) è incompatibile a sua volta con ciò che la voce fuori campo pontifica, cioè con la comtrapposizione tra la grazia fonte di pietas e la natura, le quali dovrebbero trovare una sorta di composizione ad un più alto livello metafisico non solo reso inaccessibile allo spettatore ma osteggiato dalla contrapposizione di cui sopra; d’altra parte di quale natura stiamo disquisendo? Della natura aristotelica o della natura stoica, comprensiva dell’ordine razionale che si manifesta anche in sede etica, dunque comprensiva della pietas che invece la si vorrebbe contrapposta alla natura? Se è concepibile che il ragazzo Jack diventi improvvisamente adulto perché “per chi non ama, la vita passa in un lampo”, è altrettanto vero che il suo odio verso l’autorità paterna è problematico e comunque ampiamente compensato dal profondo amore verso una tenera ed affettuosa figura materna. Della quale detesta la sottomissione, è vero, ma con ciò confermandole amore. Se ci si pongono alti interrogativi filosofici (ai quali si pretende addirittura di dare risposta), si deve accettare la sfida senza eccezioni evitando la fuorviante scorciatoia di una rassicurante contrapposizione, reiteratamente esibita, tra amore e odio. Che sono sentimenti troppo complessi per escluderne la reciproca contaminazione.
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