Premetto che srivo più come appassionato della saga Millennium che come cinefilo.
Prospettiva certo parziale, e certo il regista ha il diritto di "fare qualcosa di diverso dal romanzo di origine": ma non sono assolutamente d'accordo che sia "una riscrittura che scava più in profondità". Anche a confronto con la riduzione cinematografica precedente, certo meno interessante dal punto di vista filmico, ma infinitamente più aderente all'opera di Larsson.
In questo "Uomini che odiano le donne" la precisa scrittura di Stieg Larsson è alterata in molti e sottili punti, con esiti a volte inconsistenti, a volte (in)volontariamente comici, sempre nell'ottica di semplificare i caratteri e trasformare Millennium in una rassicurante storia hollywoodiana, che ha come protagonisti un astuto serial killer, un tenace reporter e una hacker punk un po' psicopatica . Con qualche gratuita spruzzata di erotismo a buon mercato.
Per cominciare, nel film va persa la caratterizzazione svedese. Tutti i personaggi scrivono in inglese, e così la scena viene proiettata in un non-luogo impersonale e poco credibile: è mai possibile che una ragazzina svedese di 16 anni scriva il suo diario privato in inglese? o che fossero scritti in inglese i rapporti di polizia di paesini sperduti nel Nord della Svezia negli anni 60? perfino il tatuaggio che Lisbeth imprime a Bjurman è scritto in inglese. La "americanizzazione" di Millenium inizia qui. .
Delle molte modifiche apportate ai dialoghi, la più macroscopica, a mio avviso, è quando Lisbeth chiede a Mikael se può uccidere Martin. E Mikael le fa cenno di sì (risatine in sala).
La "vera" Lisbeth Salander non avrebbe mai chiesto a nessuno, men che meno a un uomo, il permesso di punire uno che odia le donne. Non l'aveva fatto in passato, quando aveva dato fuoco all'uomo che picchiava sua madre, non lo farà in futuro, quando andrà a caccia dell'uomo che aveva picchiato la sua amica. Lisbeth Salander pretende di autodeterminarsi in modo estremo, sia come reazione a una società che fin da bambina ha cercato di privarla di questo suo diritto fondamentale, sia per effetto della sindrome di Asperger, una forma di autismo, di cui è portatrice.
E se glielo avesse chiesto, Mikael le avrebbe risposto diversamente. Infatti, nel libro Mikael disapproverà Lisbeth per avere lasciato morire Martin (a proposito, nel libro Lisbeth avrebbe potuto salvare Martin, ma sceglie di non farlo; nel film, Martin muore prima che Lisbeth possa intervenire: così il povero spettatore è sollevato dal dubbio di giudicarla/si). Intanto, in questo modo l'affermazione di Mikael "anch'io ho una mia moralità" diventa semplicemente farisaica.
Sempre in tema di moralità di Mikael: il Mikael in Millenium viene a sapere solo molto più tardi che Lisbeth è interdetta.
Certo non lo viene a sapere da Lisbeth stessa, che è sempre assolutamente reticente a parlare di se stessa a chiunque altro.
Mikael non avrebbe accettato di avere rapporti con una persona interdetta, che dal punto di vista legale e morale è molto simile a una minorenne.
Parlando di moralità, Lisbeth non avrebbe mai chiesto al suo tutore di corrompere uno psichiatra per farla dichiarare sana di mente; sia perché la moralità di Lisbeth è un po' particolare, specie quando si tratta di diritto alla privacy, ma di certo non comprende la corruzione; sia perché così facendo, si da per scontato che uno psichiatra non avrebbe mai dichiarata Lisbeth sana di mente a meno che non fosse stato corrotto. Esattamente il contrario della realtà narrata in Millenium.
Così pure, Lisbeth in Millenium non violenta e non percuote Bjurman dopo averlo immobilizzato. Lisbeth è capace di sfoghi di estrema violenza, ma solo quando e fintantoché è minacciata. Questa scena del film trasforma Lisbeth in una vendicatrice, con molti precedenti nella storia del cinema, ma nessuno in Millenium.
La "vera" Lisbeth non se ne sarebbe mai andata in giro per la Svezia sulla sua moto, conversando amabilmente con sconosciuti commissari di polizia, che a loro volta non vedevano l'ora di consegnare a lei, ragazzina biker conciata da punk, fascicoli riservati relativi a indagini per omicidio (ma quando mai? a che titolo?). Lisbeth ha seri problemi nel comunicare con chiunque, soprattutto con le autorità, soprattutto con la polizia. Lisbeth non parla con la polizia. Il suo mondo di comunicazione è solo quello virtuale di Internet.
Mikael si presenta a casa di Lisbeth ordinandole di mandare via la sua ragazza, e minacciandola di denuncia. Questa scena nel romanzo è totalmente diversa (e più divertente). La "vera" Lisbeth Salander avrebbe immediatamente cacciato di casa, se non peggio, chiunque l'avesse apostrofata in quel modo.
La "vera" Lisbeth non va a trovare il suo protettore Palmgren colpito da infarto: lo cancella dalla sua mente. Lo andrà a trovare solo DOPO che l'indagine a Hedestad l'avrà costretta, per la prima volta, a uscire dal suo mondo chiuso, autoreferenziale, e a entrare in contatto con un Altro da Sé (il Kalle Dannatissimo Blomqvist, di cui si innamora per la prima volta in vita sua).
Non si capisce perché nel film, Mikael non sia più condannato ai 3 mesi di prigione per diffamazione. Nel libro, questo dettaglio era importante per due motivi: la Lisbeth che aveva cancellato Palmgren, andrà a trovare Mikael in prigione, e sarà l'unica persona a farlo: mostrando con ciò sia il cambiamento che Mikael sta producendo in lei, sia quanto evanescente fosse il legame di Mikael con Erika (o con chiunque altro); quanto simili fossero, quindi, la vita della sociopatica Lisbeth e quella del "normale" Mikael. Solo dopo questi eventi, inizia la storia sentimentale fra Mikael e Lisbeth. Dal punto di vista della sceneggiatura, i tre mesi di carcere di Mikael spiegano perché l'indagine inizi in pieno inverno, sotto la neve, e si concluda in primavera. Per il pubblico americano (e italiano) è troppo indigesto sapere che nella civilissima Svezia, un giornalista colpevole di diffamazione finisce in galera, senza neanche la condizionale?
Last but not least, le insistite e morbose scene di sesso, nulla hanno a che vedere con Millenium, e sono in completo contrasto con l'assunto di Larsson "le scelte sessuali di Lisbeth riguardano lei, e lei soltanto".
Dell'intento dichiarato di Larsson, "questa non è una storia di criminalità: è una storia di uomini che odiano le donne", nel film resta solo il titolo.
Millennium è una storia di pregiudizi e di discriminazioni di genere, diffuse a tutti i livelli: gangster e criminali psicopatici, certo, ma anche capitani di industria, autorità giudiziaria, servizi sociali, stampa. Il tutto ambientato nella società che, nell'immaginario collettivo, è quella più evoluta dal punto di vista della parità uomini-donne. E' come se lo sceneggiatore e il regista avessero letto solo il primo libro della trilogia, estrapolandolo, e con ciò, tradendolo irrimediabilmente.
Per quanto riguarda il personaggio di Lisbeth Salander, ne esce completamente snaturato, e perde quel contrasto fra una chiusura quasi patologica, e una delicatezza e un bisogno di contatto autenticamente umano, che l'hanno resa indimenticabile.
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