Sucker Punch

"Sweet Dreams are made of this..." Un'omaggio e una perfetta trasposizione visiva di questà canzone, è la più recente fatica del visionario regista Zack Snyder. Questo storico pezzo del repertorio di M.Manson, riprodotto in una cover dal recente successo, apre il film e lo accompagna nelle sequenze che introducono la trama. Preludio alla struttura e alla poetica dell'opera. Non ci sono dialoghi, a mala pena effetti sonori di contorno. Non se ne vede il bisogno. Bastano le immagini, i volti, i gesti per narrare la perdita di una madre, l'avidità di un patrigno, il dolore di una figlia, la tragedia di una sorella. Bastano pochi minuti. E' poi la fantasia visionaria e fumettistica del regista e della fotografica che introduce la protagonista (avvenente quanto efficace, nonchè un'ottima Emily Browning) e il patrigno che la rinchide in un manicomia fine anni '50, il contorno di infermieri corrotti, dottori idealisti, e atmosfere che richiamano Silent Hill,  e di lì a poco "le ragazze". Il film infatti è il sogno folle della protagonista Babydoll, che si rifugia nella fantasia cercando la fuga dal destino terribile che l'attende. Tre giorni alla lobotomia. Trovato l'appoggio delle ragazze, cinque cose la separano dalla fuga. Quattro oggetti comuni, "la quinta cosa è un mistero". Il finale colpisce e spiazza, ma qualcuno in sala sogghigna per averlo già intuito. La trama comunque, la quale tuttavia non è solo un semplice pretesto ma anzi riprende e migliora le tematiche psicotiche di "Shutter Island", si dipana in un tempo breve, ma in spazi illimitati. Il manicomio è una prigione per il corpo, ma permette alla mente di creare e controllare mondi immaginifici e folli, dove draghi e orchi di tolkeniana memoria si accompagnano a nazisti meccanici e samurai giganteschi, senza farci mancare una città futuristica che sembra quasi voler sfidare visivamente "Tron", e un treno con una bomba pronta ad esplodere che strapperà un sorriso a chiunque abbia mai giocato e concluso "Gears of War". Ogni modno è una danza, individuale della protagonista, ma anche corale delle compagne (interpretazione ben al di sopra della sufficienza per tutte), che ammalia i dottori, gli inservienti/clienti del Manicomio/Burlesque dove si esibiscono, e gli spettatori in sala. Lo stile che ha portato alla composizione e alla creazione di tali e tanti ambienti e personaggi non è originale, per una scelta chiara del regista che non ha voluto seguire esempi come Tim Burton, ma anzi al contrario ha riproposto topoi e caratteri della cultura pop dell'ultimo decennio pescando a piene mani nell'immaginario del cinema fantasy e soprattutto dal mondo dei graphic novel e dei videogames. Vedendo il drago a difesa del suo piccolo, o ancora la cattedrale sventrata dai bombardamenti dei robo-nazisti, difficilmente si può avere la sensnazione di già-visto, ma anzi piuttosto è facile pensare "E' proprio così che un drago dovrebbe essere." Notevole, straordinariamente coinvolgente, l'utilizzo della colonna sonora. Come detto infatti ad introdurre la trama è una sequenza affidata completamente alla musica e alle immagini, e per gran parte del film questo è il metodo utilizzato. La colonna sonora dunque non viene recepita dall'osservatore (ma anche dallo spettatore) come un accompagnamento o un orpello, e diventa essa stessa linguaggio cinematografico, al pari dei dialoghi, in parallelo con le immagini proposte. In questo è fortissima l'influenza di Tron che aveva incantato tanto per la spettacolarità visiva, quanto per le tracce esaltanti che si accompagnavano a questa. Graficamente infine Snyder, ancora una volta, si serve del cel shading per immergere i personaggi in una realtà da graphic novel, dove il regista si sente a casa. L'opera non è tuttavia esente del tutto da difetti. Tra tutti la ripetitività dell'introduzione ai mondi immaginarii e degli scontri che stanca lo spettatore e provoca un calo di attenzione dopo un'ora ; si riprende per fortuna negli ultimi 20 minuti. E stona leggermente la voce fuori campo che apre e chiude (letteralmente) il sipario. Una trama non banale, una recitazione di alto livello (che il doppiaggio italiano non rovina), ma soprattutto una frenetica riproduzione di immagini straordinarie e malate, quanto folli e visionarie che raccontano la colonna sonora cui si accompagnano permettono a questo film di ergersi tra i film che segnano il passaggio verso un nuovo tipo di cinematografia. "Un videoclip lungo due ore", "un videogame con la colonna sonora", probabilemtne proprio per questo un film spettacolare.