no_data
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sabato 28 aprile 2012
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per non dimenticare jeon min-su
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ho appena finito la visione.....devo metabolizzarlo, ma un segno nell'anima te lo lascia, non so se per la rabbia o la frustrazione.....ottimo film soprattutto per la denuncia agli abusi nascosti, sottomessi, bella la regia, la sceneggiatura che non si perde in fatti irrilevanti, la forza di continuare a vivere, l'amore e la fiducia che dà vita e speranza ad una nuova grande famiglia. Ho apprezzato molto alcune fotografie: nel finale con il protagonista di spalle e la scena che si apre su uno sfondo di nebbia che tutto fa sembrare indefinito e (appunto) silenzioso, inquietante, ma lui porta un dono a loro; le inquadrature basse, delle scarpe; i denti falsi dei potenti corrotti quando sorridono; il profilo incartapecorito ed assente della nonna di min-su sullo sfondo la staccionata e Yu-Jin che la osserva con pena e comprensione.
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ho appena finito la visione.....devo metabolizzarlo, ma un segno nell'anima te lo lascia, non so se per la rabbia o la frustrazione.....ottimo film soprattutto per la denuncia agli abusi nascosti, sottomessi, bella la regia, la sceneggiatura che non si perde in fatti irrilevanti, la forza di continuare a vivere, l'amore e la fiducia che dà vita e speranza ad una nuova grande famiglia. Ho apprezzato molto alcune fotografie: nel finale con il protagonista di spalle e la scena che si apre su uno sfondo di nebbia che tutto fa sembrare indefinito e (appunto) silenzioso, inquietante, ma lui porta un dono a loro; le inquadrature basse, delle scarpe; i denti falsi dei potenti corrotti quando sorridono; il profilo incartapecorito ed assente della nonna di min-su sullo sfondo la staccionata e Yu-Jin che la osserva con pena e comprensione. E tante altre (alcune molto raccapriccianti) che riaffioreranno nella mia mente nel tempo....perchè ripenserò a questo film
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molenga
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lunedì 3 giugno 2013
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una musica leggera
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Raccomandato da un noto professore di Seoul, Kang trova un posto in una scuola per sordomuti nella provincia. è vedovo con una bambina a carico, il lavoro gli serve. Sùbito nota che nella scuola c'è qualcosa di strano: il preside e l'amministratore, gemelli, gli chiedono un'altissima quota "di sostegno volontario" all'istituto, la polizia sembra avere strani rapporti con i due ( tangenti) e, cosa più inquietante, tre bambini, due bambine e un ragazzo, sono avvolti da una nebbia di paura che sembra isolarli più del loro difetto fisico; kang ha poi l'occasione di assistere in prima persona a punizioni insensate su due dei tre, in particolare una pbambina che viene torturata nell'acqua bollente dalla direttrice del dormitorio ( nonché amante del preside).
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Raccomandato da un noto professore di Seoul, Kang trova un posto in una scuola per sordomuti nella provincia. è vedovo con una bambina a carico, il lavoro gli serve. Sùbito nota che nella scuola c'è qualcosa di strano: il preside e l'amministratore, gemelli, gli chiedono un'altissima quota "di sostegno volontario" all'istituto, la polizia sembra avere strani rapporti con i due ( tangenti) e, cosa più inquietante, tre bambini, due bambine e un ragazzo, sono avvolti da una nebbia di paura che sembra isolarli più del loro difetto fisico; kang ha poi l'occasione di assistere in prima persona a punizioni insensate su due dei tre, in particolare una pbambina che viene torturata nell'acqua bollente dalla direttrice del dormitorio ( nonché amante del preside). la porta in ospedale e trova una sponda in una giovane impegnata nella tutela dei diritti umani: verrà a galla una realtà raccapricciante.
Tratto da una storia vera, "silenced" è un film importante e toccante, ben recitato e girato: incantevole la colonna sonora, ottima la fotografia: forse il montaggio è un po' pesante e il finale arriva un po' troppo tardi, ma la pellicola è comunque da vedere.
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gianleo67
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venerdì 30 maggio 2014
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grida nella nebbia
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Giovane insegnate di disegno da poco trasferitosi da Seul, viene raccomandato per un ruolo da docente in una scuola per sordomuti di una piccola cittadina fluviale. Qui dopo l'iniziale incredulità, scopre che i piccoli e indifesi allievi sono sottoposti a sevizie e violenze a sfondo sessuale da parte di preside e corpo docente. Grazie all'aiuto di una giovane attivista per i diritti umani e rischiando il lavoro con cui mantiene la figlia ancora piccola da poco orfana di madre, farà venire alla luce il caso e ottenere che i responsabili vengano processati. Le cose però non vanno come aveva inizialmente sperato.
Opera seconda del coreano Hwang Dong-hyuk, giovane autore sensibile alle tematiche sociali ed al mondo dell'infanzia (ricordiamo il film d'esordio My Father (2007) ed il corto Miracle Mile (2004) con cui si laurea alla University of Southern California), è la ricostruzione romanzata e rimaneggiata (dal soggetto che l'autore trae dal libro di 'The Crucible' di Gong Ji-young) di fatti di cronaca che sconvolsero la piccola cittadina di Gwangju all'inizio degli anni 2000.
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Giovane insegnate di disegno da poco trasferitosi da Seul, viene raccomandato per un ruolo da docente in una scuola per sordomuti di una piccola cittadina fluviale. Qui dopo l'iniziale incredulità, scopre che i piccoli e indifesi allievi sono sottoposti a sevizie e violenze a sfondo sessuale da parte di preside e corpo docente. Grazie all'aiuto di una giovane attivista per i diritti umani e rischiando il lavoro con cui mantiene la figlia ancora piccola da poco orfana di madre, farà venire alla luce il caso e ottenere che i responsabili vengano processati. Le cose però non vanno come aveva inizialmente sperato.
Opera seconda del coreano Hwang Dong-hyuk, giovane autore sensibile alle tematiche sociali ed al mondo dell'infanzia (ricordiamo il film d'esordio My Father (2007) ed il corto Miracle Mile (2004) con cui si laurea alla University of Southern California), è la ricostruzione romanzata e rimaneggiata (dal soggetto che l'autore trae dal libro di 'The Crucible' di Gong Ji-young) di fatti di cronaca che sconvolsero la piccola cittadina di Gwangju all'inizio degli anni 2000. Tematica insolita per un cinema coreano che nell'ultimo decennio ha raffinato stile e iconografie del disimpegno più votati all'action thriller ed all'horror che al dramma sociale, il film di Dong-hyuk sembra trovare una sua coerenza narrativa nella costruzione di un soggetto che alterna la storia personale del protagonista (giovane padre vedovo che riceve l'aiuto della madre) a quella di una comunità provinciale e chiusa dove dilaga trasversalmente la corruzione morale e materiale di probi educatori dell'infanzia e integerrimi funzionari delle forze dell'ordine, ma che riesce a trovare al suo interno anche gli anticorpi per un riscatto civile e umano che scardini il sistema. Partendo dalle sottili furbizie di una sceneggiatura che utilizza una suggestiva simbologia paesaggistica (un villaggio remoto immerso nella nebbia dell'omertà e della connivenza) e introducendo gli insinuanti segnali di un disagio sociale che trova i suoi codici nel linguaggio non verbale od in quello dei segni, l'autore costruisce una storia esemplare di violenze e di riscatto che oscilla continuamente tra il dramma strappalacrime e le esasperazioni cruente di un relativismo etico da sempre al centro della morale cinematografica dell'ipertrofico realismo del cinema orientale, a metà tra finzione e disinganno. Pur nella distanza che ci separa da questo cinema a tinte forti e politically-incorrect, appaiono evidenti i limiti artistici di questo linguaggio di elaborazione della realtà che sembra più propenso a colpire allo stomaco lo spettatore che a portare avanti una tesi, rivelandosi un mero succedaneo dei più risaputi meccanismi del cinema occidentale di genere. Suddiviso nelle due parti di una storia che parte dalla denuncia sociale per approdare al dramma processuale, sembra perdere mordente verso un finale dove prevale il dualismo tra l'ingiustizia giudiziaria e la solidarietà umana dei protagonisti e dove le buone intenzioni di un epilogo tragico vengono chiaramente sconfessate dal buonismo di sentimenti formato famiglia. Bravi gli interpreti e bella la fotografia per il vincitore del Far Est Film Festival di Udine del 2012.
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mydearasia
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mercoledì 13 maggio 2015
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sconvolgente
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Questi sono quei film che ti lasciano a bocca aperta, immobile sul divano a cercare di trovare il perchè avvengano certi fatti e il perchè la giustizia sia sempre sottomessa alla politica e ai potenti.
Già dalla scena iniziale capisci su quale binario (il termine binario non è poi così casuale) andrà il film.
Il regista sembra interessarsi poco della scena, cercando soprattutto ad andare al centro del dramma di questi bambini; così viene fuori una serie di nefandezze che hanno poco a che fare con l'essere umano senza soluzione di continuità, lasciando allo spettatore quel senso di impotenza e frustrazione. Non c'è da aspettarsi molto dal punto di vista "artistico", si tratta di un film asciutto e di una regia essenziale, quello che, secondo me, spicca al di sopra di tutto è assolutamen
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Questi sono quei film che ti lasciano a bocca aperta, immobile sul divano a cercare di trovare il perchè avvengano certi fatti e il perchè la giustizia sia sempre sottomessa alla politica e ai potenti.
Già dalla scena iniziale capisci su quale binario (il termine binario non è poi così casuale) andrà il film.
Il regista sembra interessarsi poco della scena, cercando soprattutto ad andare al centro del dramma di questi bambini; così viene fuori una serie di nefandezze che hanno poco a che fare con l'essere umano senza soluzione di continuità, lasciando allo spettatore quel senso di impotenza e frustrazione. Non c'è da aspettarsi molto dal punto di vista "artistico", si tratta di un film asciutto e di una regia essenziale, quello che, secondo me, spicca al di sopra di tutto è assolutamente la recitazione dei ragazzini, la fotografia cupa e, ovviamente, la storia allucinante!
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