Shame

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Un film di Steve McQueen (II). Con Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Hannah Ware.
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Drammatico, durata 99 min. - Gran Bretagna 2011. - Bim Distribuzione uscita venerdì 13 gennaio 2012. - VM 14 - MYMONETRO Shame * * * - - valutazione media: 3,46 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

In Shame si palesa l'eros e il thanatos freudiano Valutazione 3 stelle su cinque

di mariagiorgia


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giovedì 17 gennaio 2013

 Dopo il primo impatto, soprattutto femminile, di un «Uhmm» generale, carico di sospiri per il nudo integrale e frontale del seducente Michael Fassbender, dalla fisicità asciutta e scultorea, si procede verso un intreccio narrativo complesso dal quale emerge una riflessione sull’uomo. Steve McQueen ci racconta, in modo lucido e diretto, l’alienazione di un uomo che vive il sesso in modo meccanico e impersonale. Uno sfogo che anziché rinvigorire, indebolisce emotivamente l’individuo svuotandolo dall’interno. Il sesso stesso è depotenziato, sterile e fine a se stesso.
Brandon è ingordo, mai si sazia. Si masturba in qualsiasi luogo, fa sesso online, si porta a letto prostitute, ha rapporti occasionali con sconosciute, si fa sedurre e seduce chiunque passi davanti al suo algido sguardo. Il suo è puro sesso, carnale, crudo e viscerale, senza un margine di sentimento, contornato solo dal desiderio di consumare una voglia che, tuttavia, è priva di quella vitalità che alberga nel sano sesso.
Non c’è nessun tentativo da parte del regista di psicanalizzare il protagonista. Lo segue silenziosamente, mostrando al pubblico un’ossessione reiterata attraverso una nudità costante e insistente che a tratti eccita e a tratti nausea lo stesso pubblico. Eppure, si palesa  Dopo il primo impatto, soprattutto femminile, di un «Uhmm» generale, carico di sospiri per il nudo integrale e frontale del seducente Michael Fassbender, dalla fisicità asciutta e scultorea, si procede verso un intreccio narrativo complesso dal quale emerge una riflessione sull’uomo. Steve McQueen ci racconta, in modo lucido e diretto, l’alienazione di un uomo che vive il sesso in modo meccanico e impersonale. Uno sfogo che anziché rinvigorire, indebolisce emotivamente l’individuo svuotandolo dall’interno. Il sesso stesso è depotenziato, sterile e fine a se stesso.
Brandon è ingordo, mai si sazia. Si masturba in qualsiasi luogo, fa sesso online, si porta a letto prostitute, ha rapporti occasionali con sconosciute, si fa sedurre e seduce chiunque passi davanti al suo algido sguardo. Il suo è puro sesso, carnale, crudo e viscerale, senza un margine di sentimento, contornato solo dal desiderio di consumare una voglia che, tuttavia, è priva di quella vitalità che alberga nel sano sesso.
Non c’è nessun tentativo da parte del regista di psicanalizzare il protagonista. Lo segue silenziosamente, mostrando al pubblico un’ossessione reiterata attraverso una nudità costante e insistente che a tratti eccita e a tratti nausea lo stesso pubblico. Eppure, si palesa l’eros e il thanatos freudiano. Il protagonista vive un conflitto interno caratterizzato dalla pulsione di vita e dalla pulsione di morte. Quest’ultima prevale maggiormente e si manifesta sottoforma di aggressione nei confronti dell’amore e nella difficoltà di relazionarsi con qualcuno. Di conseguenza, è presente un senso di autodistruzione che affligge il protagonista nel suo consumo incessante e brutale di sesso, soprattutto nella seconda parte del film dove si susseguono svariate avventure trasgressive ed estremamente forti.
Poi c’è Sissy, interpretata da Carey Mulligan, eccezionale sopratutto nella sua interpretazione ovattata e delicata di New York! New York! che emoziona tutti. Bella in tutta la sua fragilità e ingenuità, anche essa, non riesce a gestire bene la sua vita e le sue relazioni sentimentali. Dalla sua entrata in scena, Sissy vuole avvicinarsi al fratello, cercando di ricucire un rapporto forse finito da tempo. Tuttavia, resta qualcosa di celato e di non detto del loro passato. Probabilmente, è una scelta del regista per lasciare libera interpretazione al pubblico.
Shame è stato curato in ogni minimo dettaglio. C’è tanto rigore e precisione dietro i primi piani e lunghi piani sequenza che seguono il protagonista attraverso inquadrature dilatate nel tempo. Non a caso, è un film dall’andamento lento, ma sicuramente non soporifero. Più che concentrarsi sui dialoghi, McQueen si sofferma sui volti, sui corpi, sui dettagli e sulle immagini che danno continue istantanee delle persone che vivono in una metropoli che mai si ferma.
Fassbender, vincitore della Coppa Volpi a Venezia, e la Mulligan sono eccezionali, sembrano sempre sul punto di rompersi in mille pezzi. Tutto questo rende Shame un’opera struggente, quanto provocatoria, avvolta in una colonna sonora raffinata ed elegante che crea un immancabile nodo alla gola come solo la musica è capace di fare.
 
 
. Il protagonista vive un conflitto interno caratterizzato dalla pulsione di vita e dalla pulsione di morte. Quest’ultima prevale maggiormente e si manifesta sottoforma di aggressione nei confronti dell’amore e nella difficoltà di relazionarsi con qualcuno. Di conseguenza, è presente un senso di autodistruzione che affligge il protagonista nel suo consumo incessante e brutale di sesso, soprattutto nella seconda parte del film dove si susseguono svariate avventure trasgressive ed estremamente forti.
Poi c’è Sissy, interpretata da Carey Mulligan, eccezionale sopratutto nella sua interpretazione ovattata e delicata di New York! New York! che emoziona tutti. Bella in tutta la sua fragilità e ingenuità, anche essa, non riesce a gestire bene la sua vita e le sue relazioni sentimentali. Dalla sua entrata in scena, Sissy vuole avvicinarsi al fratello, cercando di ricucire un rapporto forse finito da tempo. Tuttavia, resta qualcosa di celato e di non detto del loro passato. Probabilmente, è una scelta del regista per lasciare libera interpretazione al pubblico.
Shame è stato curato in ogni minimo dettaglio. C’è tanto rigore e precisione dietro i primi piani e lunghi piani sequenza che seguono il protagonista attraverso inquadrature dilatate nel tempo. Non a caso, è un film dall’andamento lento, ma sicuramente non soporifero. Più che concentrarsi sui dialoghi, McQueen si sofferma sui volti, sui corpi, sui dettagli e sulle immagini che danno continue istantanee delle persone che vivono in una metropoli che mai si ferma.
Fassbender, vincitore della Coppa Volpi a Venezia, e la Mulligan sono eccezionali, sembrano sempre sul punto di rompersi in mille pezzi. Tutto questo rende Shame un’opera struggente, quanto provocatoria, avvolta in una colonna sonora raffinata ed elegante che crea un immancabile nodo alla gola come solo la musica è capace di fare.
 
 

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