Ruggine

Ci sono film lenti che 'prendono'. Altri che si limitano ad 'irritare'. Ruggine va diritto nella seconda delle due famiglie. Tentando disperatamente di fare il verso alla new age degli autori italiani (Sorrentino, Garrone) ecco a voi Gaglianone: che firma una pellicola lenta, prolissa, macchinosa, molto presuntuosa. Un cast di superstars nostrane che sembra messo lì per essere scritto nel cartellone e 'far cassetta' ma che, a lato pratico, finisce a margine di una narrazione arrancante. Tra i più superflui nella storia del cinema il personaggio di Accorsi, che passa un film a fare la lotta col figlio nel letto di casa (?). E allora flashback (se il 'passato' fatica, il 'presente' non manca di passaggi inovolontariamente demenziali), luce giallognola sui palazzoni ai confini con la campagna: visti, rivisti, ririvisti a sfinimento, sotto ogni angolazione e sotto il martellamento di una colonna sonora sgradevole ed estenuante ("è voluto", qualcuno dirà). Certo ci sono i ragazzini che sono bravi, fermo restando che il ruolo del piccolo Sasà - futuro Mastandrea - è più inverosimile di un personaggio di Star Trek. Se poi ci vogliamo accontentare dell'accademia di gigioneggiamento di Filippo Timi o di un secondo tempo in lieve crescita dopo l'encefalogramma piatto del primo, vuol dire che Sorrentino e Garrone abitano veramente altrove...