Pollo alle prugne

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Un film di Vincent Paronnaud, Marjane Satrapi. Con Mathieu Amalric, Edouard Baer, Maria de Medeiros, Golshifteh Farahani, Éric Caravaca.
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Titolo originale Poulet aux prunes. Drammatico, durata 91 min. - Francia, Germania 2011. - Officine Ubu uscita venerdì 6 aprile 2012. MYMONETRO Pollo alle prugne * * * - - valutazione media: 3,14 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

La rassegnazione di un uomo dinanzi alla morte Valutazione 3 stelle su cinque

di Eugenio


Feedback: 34457 | altri commenti e recensioni di Eugenio
sabato 6 luglio 2013

Il titolo non inganni lo spettatore: “Pollo alle prugne” non costituisce un manuale di cucina né  un ricettario di specialità esotiche ma la nuova pellicola della fumettista/sceneggiatrice/regista Marjane Satrapi. Già nel precedente lungometraggio  (Persepolis), l’eclettica iraniana aveva dato eccellente prova di coniugare il linguaggio parlato proprio del cinema con quello scenico di un layout da tavola in un risultato che, oltre all’evidente grado di originalità, aveva mostrato sapienza nei toni narrativi, spesso metafora della delicata condizione socio-politica iraniana nei primi anni sessanta.
Una metafora che continua ad essere sfruttata anche in questo film che abbandonando almeno in parte i temi della critica sociale ( la feroce e grottesca rappresentazione della società tipo americana, obesa e ottusa qui compare solo in una breve ma mordace sequenza) si sofferma sul mondo intimista e psicologico di un anonimo personaggio di Teheran, Nasser (l’estraniato Mathieu Amalric),  eccellente suonatore di violino, dotato di una passione naturale e istintiva verso la musica,un  punto di riferimento cosi’ forte che lo spinge a trascurare gli affetti familiari. Il cammino della sua crescita artistica viene spezzato dalla rottura del prediletto strumento musicale, infrantogli dalla moglie a seguito dell’ennesimo litigio. Da quel momento  il senso di impotenza e frustrazione  polverizzerà ogni traccia del naturale entusiasmo di Nasser, il quale si lascerà trascinare  dall’accidia verso un’inesorabile dissoluzione psico-fisica e, infine, alle spire dell’angelo della morte.
 Il distacco emotivo del protagonista dal mondo, specchio dell’intolleranza di un popolo alle rivoluzioni del paese, diviene occasione per Satrapi di riflettere sulla condizione  di un giovane uomo sconfitto nei valori e frustrato negli affetti a causa di un sistema che non riconosce la forza dell’amore chiudendosi in concezioni arcaiche (vedi il matrimonio della donna amata Irana col generale). L’innamorato Nasser costretto a sposare senza passione un’ intelligente ma scialba zitella insegnante per il volere materno  e incapace di trovare un senso senza quel violino le cui note erano l’anima del suo cuore, si lascia morire per esprimere il suo rifiuto dinanzi al sale e brivido di quella vita divenuta insignificante e senza senso.
La scelta di evitare toni da tragedia greca in questi contesti non era semplice data l’estrema delicatezza  dei temi universali trattati come il suicidio e la morte; se poi si inserisce il grottesco, la possibilità di scadere nel ridicolo è elevata ma Pollo alle prugne riesce nell’intento di comunicare mediante un racconto analettico dai toni favolistici, la consapevolezza lucida e amara di un destino ancorato al dolore grazie anche all’abilità facciale di un allucinato Mathieu Alamaric.
La parte “fumettistica” qui ridotta a un paio di scene finali ha lo scopo di rilassare lo spettatore alle scene finali, il famoso ottavo giorno, intriso di sofferenza e amarezza dove il tono soffuso e caldo delle immagini si unisce alla musica  drammatica  di un viaggio di sola andata.
Un boccone di pollo alle prugne che  incanta e fa piangere. Piangere per la scomparsa di ogni gusto e piacere, per la consapevolezza di non vivere liberi e incantare per la rappresentazione di una personalità, cosi’ determinata e pervicace nel continuo rimembrare  una donna ingiustamente sottrattagli ma mai dimenticata,suo unico motore di espressione artistica sino al tragico evento.
Malinconico esempio di cinema eclettico e anticonvenzionale che sa suggestionare col rischio, purtroppo presente, di fare leva sull’empatia dello spettatore. Ma non è una pecca. Anzi.
Da vedere per capire cosa significa amare veramente qualcuno.

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