ashtray_bliss
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venerdì 2 novembre 2012
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quando tutte le certezze crollano, l'amore resiste
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Perfect Sense, potrebbe comodamente essere definito un film apocalittico al centro del quale nasce una complicata ma vera storia d'amore. Ma e' anche un film altamente didattico e metaforico. Usando le metafore dei quattro sensi fondamentali i quali pian piano vengono a mancare, il regista vuole porre lo spettatore difronte alle circostanze odierne, dove tutte le certezze delle persone svaniscono, dove non esistono piu' costanti e punti di riferimento. Prendendo cio' come base attuale, il film ci invita a riflettere e pensare sulla vuotezza sociale che ci circonda e ci 'contagia', esattamente come la pandemia descritta nel film.
Ecco dunque la chiave, il messaggio attorno al quale ruota il lungometraggio: In un mondo che sta crollando e dove ogni certezza, anche sensoriale, sta letteralmente svanendo le uniche costanti che resistono sono i sentimenti e su tutti il piu' nobile e forte: l'amore.
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Perfect Sense, potrebbe comodamente essere definito un film apocalittico al centro del quale nasce una complicata ma vera storia d'amore. Ma e' anche un film altamente didattico e metaforico. Usando le metafore dei quattro sensi fondamentali i quali pian piano vengono a mancare, il regista vuole porre lo spettatore difronte alle circostanze odierne, dove tutte le certezze delle persone svaniscono, dove non esistono piu' costanti e punti di riferimento. Prendendo cio' come base attuale, il film ci invita a riflettere e pensare sulla vuotezza sociale che ci circonda e ci 'contagia', esattamente come la pandemia descritta nel film.
Ecco dunque la chiave, il messaggio attorno al quale ruota il lungometraggio: In un mondo che sta crollando e dove ogni certezza, anche sensoriale, sta letteralmente svanendo le uniche costanti che resistono sono i sentimenti e su tutti il piu' nobile e forte: l'amore.
La storia si concentra su una giovane epidemiologa (Eva Green) la quale sta cercando di superare problemi personali legati a relazioni fallite e complessi psicologici dettati dalla sua impossibilita' nell'avere dei figli, e uno chef di un ristorante di quartiere (Ewan McGregor); cinico ed egoista ma anche perseguitato da sensi di colpa che lo divorano dai tempi del liceo. E mentre tra i due inizia a nascere qualcosa, arriva una terribile constatazione: si sta progressivamente espandendo una pandemia che deruba le persone dei proprie facolta' sensoriali. Ma non e' tutto; la perdita dei sensi e' sempre preceduta da una terribile crisi emotiva (di panico oppure di bulimia o rabbia). Questo e' l'unico segno concreto, l'unico sintomo della malattia. E tutto inizia con la perdita dell'olfatto, il senso chimico per eccellenza.
Nessuno riesce a identificare l'origine della malattia (virus? tossina?) che sta contagiando il mondo intero, e nessuno e nemmeno in grado di stabilire se la perdita dell'olfatto possa essere definitiva o meno. Non esistono piu' certezze, ma solo paura e panico che si estendono anche piu' velocemente della misteriosa pandemia.
E proprio mentre la storia d'amore appena nata tra Susan e Michael si sta facendo piu' forte e concreta arrivera' la tragica constatazione che il mondo sta letteralmente crollando. La malattia rende le persone vulnerabili e continua ad attaccare i sensi. Cosi, dopo la perdita dell'olfatto, viene a mancare il senso del gusto, preceduto da una crisi bulimica senza precedenti che accieca momentaneamente le persone spingendole a mangiare qualsiasi cosa si ritrovino davanti (dai pesci crudi, ad animali ancora vivi, ai rossetti). Nulla e' come prima e il peggio deve ancora venire.
La crisi di rabbia e rancore precede la perdita dell'udito e quando tocca a Michael riuscira' solo a ferire profondamente Susan e mettere sotto dura prova il loro rapporto, nato all'alba di un mondo che sta per finire, di una umanita' che sta morendo lentamente.
L'ultimo senso che verra' perso e' la vista. Ma prima di quello scoppia il panico piu' totale. La gente e' barricata in casa, gli affetti dai sintomi vengono messi in quarantena nelle loro case e tenuti informati grazie allo schermo TV. La crisi umana e' nel suo pieno fervore, e mentre "la gente si prepara al peggio continuando a sperare per il meglio" anche l'ultimo senso, il piu' cruciale e significativo, sparisce. Ma la perdita della vista e' preceduta da un forte sentimento di riconcigliazione, di perdono e accettazione verso il prossimo.
Le persone si rincontrano, si abbracciano, comunicano in ogni modo possibile tra loro, e colgono l'attimo fuggente per tutta la sua breve durata, memorizzando parole di libri che non potranno mai piu' rileggere e volti di persone che non potranno mai piu' rivedere.
Perfect Sense e' un film agrodolce. Tratta un argomento melancolico e drammatico ma regalando allo spettatore un messaggio positivo e sincero: i sentimenti sono le uniche costanti in grado di resistere in un mondo che si sgretola e si spegne. Li dove ovunque inizia a regnare la disumanita', la rabbia, la paura, l'odio c'e' ancora spazio per i sentimenti nobili, quelli che assediano le persone nella scena finale: l'amicizia, il perdono, l'amore. E cosi che si ritrova la coppia Susan-Michael, un attimo prima che l'oscurita' gli cada addosso.
Toccante e profondamente riflettivo, ritengo questo film un piccolo capolavoro. Magistralmente supportato dalle interpretazioni particolarmente convincenti della Green e McGregor che si riconfermano tra gli attori contemporanei piu' in gamba.
Ottima la regia e la scenografia. Mi e' piaciuto il contrasto visivo tra le scene di disperazione e miseria nel mondo versus le scene romantiche della coppia. Affascinanti le metafore e potente il messaggio che trasmette.
Veramente imperdibile.
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donni romani
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domenica 8 luglio 2012
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in un mondo alla deriva l'amore sopravvive
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Questo magnifico film è una elegia poetica sull'amore, sia pure ingabbiato in una eclissi totale della razza umana. Infatti tutto si svolge mentre un'epidemia di tristezza si abbatte su tutto il pianeta. Un'improvviso dolore incontrollabile e insopportabile che fa scoppiare a piangere chiunque ne venga contagiato. La scena di una donna letteralmente piegata in due sul marciapiede dalla sofferenza colpisce fin dai primi minuti del film. I sintomi successivi saranno la perita dei vari sensi, l'olfatto per primo, con la conseguente perdita di tutti i ricordi evocati da un profumo o un odore, poi il gusto, seguito da una fame vorace e incontrollabile verso qualunque cosa, spazzatura, fiori, animali vivi (scene potenti e forti che lasciano il segno) e pian piano tutti gli altri, spegnendo così l'umanità.
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Questo magnifico film è una elegia poetica sull'amore, sia pure ingabbiato in una eclissi totale della razza umana. Infatti tutto si svolge mentre un'epidemia di tristezza si abbatte su tutto il pianeta. Un'improvviso dolore incontrollabile e insopportabile che fa scoppiare a piangere chiunque ne venga contagiato. La scena di una donna letteralmente piegata in due sul marciapiede dalla sofferenza colpisce fin dai primi minuti del film. I sintomi successivi saranno la perita dei vari sensi, l'olfatto per primo, con la conseguente perdita di tutti i ricordi evocati da un profumo o un odore, poi il gusto, seguito da una fame vorace e incontrollabile verso qualunque cosa, spazzatura, fiori, animali vivi (scene potenti e forti che lasciano il segno) e pian piano tutti gli altri, spegnendo così l'umanità. Ma non è un film catastrofico, anzi, è un inno all'amore che riuscirà a sbocciare fra due persone chiuse alla vita ben prima che scoppi l'epidemia (non riescono neanche a dormire se c'è qualcun altro nel loro letto) un amore capace di sopravvivere alla fine di tutto, perché quando tutti i sensi sono spenti ciò che resta sono solo le emozioni, e solo con quelle l'umanità potrà salvarsi. La pellicola di Mackenzie è una magnifica metafora su quello che che diamo per scontato e che invece dovremo apprezzare ogni giorno della nostra vita. Il fatto che il dolore venga considerato una patologia è sintomatico di quanto nella nostra società si debba cercare la felicità a tutti i costi rimuovendo ciò che è il nostro passato doloroso - e infatti pochi mesi fa si parlò di un nuovo farmaco capace di rimuovere i ricordi dolorosi - e la perdita di identità a cui l'umanità va incontro è solo il mezzo per dirci che talvolta quel Perfect Sense del titolo, la capacità di amare, non è automatico come tutti gli altri, ma una conquista che ci apre le porte della libertà.
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elgatoloco
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mercoledì 19 settembre 2018
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opera decisamente "altra"
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Questo film, "Perfect sense"(2011, David Mackenzie)sfugge alla troppo facile classificabilità di genere(thriller, drammatico, romantico etc.), dato che, volendo, ingloba molti generi senza appartenere ad alcuno. In una prospettiva apocalittica, con una pandemia inesorabile, che depriva progressivamente i sensi, l'umanità si avvia alla fine(il 2011, anno ancora di piena crisi, dunque con una sorta di"mille e non più mille"posticipato...)ma l'amore tra due amanti resiste e non cede, pur in mezzo alle terribili prove affrontate; volendo un"omnia vincit amor"(l'amore vince su tutto)che però non canta né le lodi incondizionate a un sentimento, qui rivissuto in maniera"altra"rispetto al consueto.
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Questo film, "Perfect sense"(2011, David Mackenzie)sfugge alla troppo facile classificabilità di genere(thriller, drammatico, romantico etc.), dato che, volendo, ingloba molti generi senza appartenere ad alcuno. In una prospettiva apocalittica, con una pandemia inesorabile, che depriva progressivamente i sensi, l'umanità si avvia alla fine(il 2011, anno ancora di piena crisi, dunque con una sorta di"mille e non più mille"posticipato...)ma l'amore tra due amanti resiste e non cede, pur in mezzo alle terribili prove affrontate; volendo un"omnia vincit amor"(l'amore vince su tutto)che però non canta né le lodi incondizionate a un sentimento, qui rivissuto in maniera"altra"rispetto al consueto... UNa forma di esistenza"larvale", condotta quand me^me resistere anche di fronte all'abisso, emblematizzato dall'oscurità. Singificativo anche che i primi sensi a depauperarsi siano olfatto e gusto, i sensi più penalizzati dalla cultura repressiva ancora dominante(cfr.anche Herbert Marcuse; "Eros e civilità"), in quanto i più"primitivi", ma anche quelli più legati, come ormai sappiamo dalle neuroscienze, alla memoria, quindi alla conservazione di quanto è più importante per ogni persona.Mackenzie è regista intelligente, colto, che non fa film" raffica", che qui propone una sorta di metacinema(i lunghi inserti pseudodocumentaristici, la voce fuori campo che talora commenta la vicena), che in qualche momento si potrebbe(impropriamente, invero)accostare al miglior Jean.Luc Godard della ricerca da"Sonimage", esperienza poi de facto lasciata cadere o quasi... Qui, invece, con un metraggio decisamente anticommerciale(meno di 9o minuti, ossia meno della classica ora e mezzo), con interpreti bravi ma non pienamente"stars", Ewan Mc Gregor e Eva Green, insiema a vari/varie altri/e, il r egista.autore propone qualcosa di decisamente diverso che un tempo avrebbe invaso i circuiti"d'essai"o oggi sarebbe stata destinato a una fruizione "casalinga"quasi "atomistica", "monadica", ben ai di fuori dei classici circuiti che conosciamo ... El Gato
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