renato volpone
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sabato 5 novembre 2011
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guerra e pace
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Un padre e un figlio, due generazioni agli antipodi: l'uno militare di carriera, l'altro pacifista d'assalto. Si incontrano scontrano in una missione di pace nella ex Jugoslavia: una divertente commedia leggera. Non ha molto da raccontare, ma si passa una serata garbata e non volgare. Attori un po' sottotono anche se spicca Francesco Brandi, ragazzo ribelle. La Rohrwacher e Timi potevamo anche farne a meno, ma oggi un film se non ha nomi famosi non vende, purtroppo. Colonna sonora simpaticissima con le canzoni di Bugo....indimenticabile "la caffettiera".
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polaroid
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martedì 1 novembre 2011
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la nuova commedia all'italiana
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Questo di Francesco Lagi è veramente un film erede della commedia all'italiana. Non che il cinema ne abbia bisogno - di una nuova commedia all'italiana e di imitare se stesso - ma forse l'Italia sì, ha bisogno di specchiarsi nei suoi miti fondanti con ironia e cattiveria. Cosa che non si faceva da più di qualche anno, non su questi miti.
Lagi mette nel mirino le missioni di pace, ma soprattutto una certa ideologia pacifista che, nella sua visione, è in mano a degli ingenui ma determinati uomini fragili, un po' fricchettoni. Che quando si addormentano sognano sì Che Guevara (Filippo Timi), ma all'Ikea.
L'arena comica è data dal fatto che uno di questi uomini fragili (Francesco Brandi) è figlio di un capitano di numerose missioni di pace (Silvio Orlando) che se lo ritroverà nell'operazione forse più importante della sua vita, catturare uno spietato criminale di guerra.
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Questo di Francesco Lagi è veramente un film erede della commedia all'italiana. Non che il cinema ne abbia bisogno - di una nuova commedia all'italiana e di imitare se stesso - ma forse l'Italia sì, ha bisogno di specchiarsi nei suoi miti fondanti con ironia e cattiveria. Cosa che non si faceva da più di qualche anno, non su questi miti.
Lagi mette nel mirino le missioni di pace, ma soprattutto una certa ideologia pacifista che, nella sua visione, è in mano a degli ingenui ma determinati uomini fragili, un po' fricchettoni. Che quando si addormentano sognano sì Che Guevara (Filippo Timi), ma all'Ikea.
L'arena comica è data dal fatto che uno di questi uomini fragili (Francesco Brandi) è figlio di un capitano di numerose missioni di pace (Silvio Orlando) che se lo ritroverà nell'operazione forse più importante della sua vita, catturare uno spietato criminale di guerra. E' facile immaginare come questi due personaggi, facendosi perpetua resitenza, diventino produttori infiniti di gag.
L'arena emotiva è invece il gruppo di soldati che circonda il capitano (tra cui Alba Roarwacher), fatto di facce strampalate o lunari che di marziale hanno solo la divisa e che in fondo sono solo amici in un campo estivo. E insieme a loro, noi pubblico, ci divertiamo e a loro ci affezioniamo.
Peccato, peccato davvero che questo film abbia patito strategie commerciali penalizzanti (presentato a Venezia esce due mesi dopo in concomitanza però con Roma e in pochissime sale) perché avrebbe dato una spinta alla rinascita della commedia all'italiana di cui davvero abbiamo bisogno.
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