Woody Allen torna sugli schermi conMidnight in Paris, per regalarci una graziosa commedia sprizzante di magia, e non è un caso che sia proprio Parigi, una delle città più magiche del mondo, a ispirarlo; se poi si aggiunge la mezzanotte, archetipo per eccellenza del momento magico - l’ora dei fantasmi, l’ora dell’incantesimo che svanisce per Cenerentola e così via – il risultato assume connotati fiabeschi, che ben si addicono al periodo natalizio in cui il film è uscito.
Parigi con la sua magia ha inspirato artisti di ogni epoca: scrittori, pittori, musicisti e non solo, provenienti da ogni parte del mondo, sono stati attratti dall’innegabile fascino di questa città, e ne hanno tratto l’ispirazione per comporre i loro capolavori.
Anche Gil, sceneggiatore di successo, ma mediocre romanziere, è a Parigi, in vacanza con la futura moglie e i futuri suoceri, e ne approfitta per ricercare l’ispirazione per portare a termine il suo romanzo, per certi versi autobiografico, in quanto narra di un personaggio insoddisfatto del presente e proiettato verso il più felice - a suo avviso - passato.
In effetti anche Gil, sembra non riuscire a sentirsi a suo agio nel suo tempo, con una fidanzata che stravede per un antipatico e “pedante” tuttologo e con dei futuri suoceri borghesi e “criptofascisti”, ma soprattutto percepisce il presente come un periodo sterile dal punto di vista culturale, e per tale ragione non riesce a trovare la vena giusta per comporre un buon romanzo e sogna i gloriosi anni venti, quando invece la cultura era fervida, soprattutto nella capitale francese.
Come nelle più tradizionali fiabe, a mezzanotte il sogno si avvera, e una “carrozza” trasporta lo scrittore nella Parigi degli anni d’oro, dove entra in contatto con alcuni dei più famosi scrittori e pittori dell’epoca, da Hemingway a Fitzgerald, Da Picasso a Dalì, fino ad entrare nel salotto di Gertrude Stein– impersonata da una Kathy Bates sempre all’altezza – alla quale il protagonista fa addirittura leggere il suo romanzo e ne segue i preziosissimi consigli.
In questo universo culturale - volutamente eccessivamente concentrato, stereotipato e caricaturato - Gil trova la sua musa inspiratrice, oltre che guida, la bella Adriana – impersonata da una splendida Marion Cotillard - e se ne innamora. Insieme a lei viaggerà ulteriormente a ritroso nel tempo fino alla Belle Epoque, il periodo d’oro secondo Adriana, e qui scoprirà che i pittori impressionisti considerano invece la propria età d’oro quella del Rinascimento. E’ allora che il protagonista comincerà a capire che non esistono periodi migliori di altri, e che ognuno deve imparare a vivere nel proprio tempo, apprezzandone i pregi e accettandone i difetti, magari lottando per renderlo migliore.
Questa è la lezione che Allen ci vuole proporre, una lezione mai così attuale, visti i tempi che corrono, tra guerre, catastrofi da clima impazzito e crisi economica globale. Una lezione che arriva al cuore dello spettatore come una dolce brezza leggera; leggera come questa commedia, che si lascia guardare piacevolmente fino in fondo.
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