Mai vista l'adolescenza trattata al cinema così.
Un'opera che fa riflettere molto su come il motivo dello sguardo (e dello scambio di sguardi fra gli astanti, tema che ingloba quello, anche esibizionistico, della nostra immagine che restituiamo all'esterno in quanto astanti presi nella rete degli sguardi degli altri, nello spazio pubblico) polarizzi la rappresentazione dell'adolescenza nel cinema corrente (anche nel caso del cinema d'autore; penso allo splendido Stella di Verheyde, dove lo sguardo diveniva veicolo/medium dell'esperienza, della crescita e della conoscenza: un film che narrava come un'undicenne, maturando e concependo via via in forme diverse la propria stessa immagine di soggetto, "vedesse" le persone intorno a sé cambiare gradualmente pelle, connotati caratteriali e ruoli inter-relazionali con cui si rapportavano e si erano rapportate nel corso del tempo a lei) e probabilmente, alla base, la cultura dell'adolescenza nella società contemporanea.
Qui invece a saltare, oltre a una buona fetta della sfera della comunicazione operante tramite il linguaggio orale (il protagonista maschile ha problemi seri all'udito e biascica poche parole), è anche la sfera comunicativa dello scambio di sguardi cui risultano fin troppo ancorati molti film "adolescenziali". E i correlati codici esibizionistici e la correlata valenza sessuata.
Inesistenti praticamente i campi-controcampi...
Non che gli sguardi tra il ragazzo e la ragazza protagonisti siano materialmente evasi dalla messa in scena... Ma il principio (e il canale) della comunicazione tra i due personaggi che viene valorizzato dalla regia sembra tutt'altro: il tatto, il contatto tra i corpi... La terra sabbiosa con cui si colpiscono giocosamente l'un l'altra durante i bagni nel fiume... Il gesto del corpo (e quindi, in caso, anche lo sguardo rivolto all'altro) caratterizzato quale contatto ravvicinato con l'astante, quale espressione della soggettività, ora discreta, ora ormonale e liberatoria, ma in ogni caso totalmente affrancata dalla minaccia/prova d'esame del giudizio/sguardo altrui: lontani i dispositivi scopici della sessualità, lontana la rete panottica delle relazioni nello spazio pubblico...
E' un film gravido di sensualità che passa però attraverso l'appercezione del contatto dei corpi, e non attraverso l'appercezione del soggetto che guarda/si espone allo sguardo degli altri.
Credo sia questo uno dei motivi principali per cui il film riesce a restituire innegabilmente l'esperienza di un'adolescenza "altra", fatta davvero di entusiasmo per la fisiologica "irregolarità" dell'essere, nel momento ludico e sessuato della crescita e della condivisione.
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