La pelle che abito |
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Un film di Pedro Almodóvar.
Con Antonio Banderas, Elena Anaya, Marisa Paredes, Jan Cornet, Roberto Álamo.
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Titolo originale La piel que habito.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 120 min.
- Spagna 2011.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 23 settembre 2011.
- VM 14 -
MYMONETRO
La pelle che abito
valutazione media:
3,12
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Almodovar-Banderas 20 anni dopo.di ultimoboyscoutFeedback: 89748 | altri commenti e recensioni di ultimoboyscout |
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martedì 29 gennaio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Pedro Almodovar è senza ombra di dubbio il regista non anglofono più famoso al mondo, ogni suo film è un evento anche per la sua ben nota eccentricità. In questo caso ha deciso di non svelare il film ai suoi connazionali prima di lanciarlo al Festival di Cannes, facendo diventare l'attesa addirittura spasmodica. Narra di un medico, interpretato da un perfido Banderas, che persa tragicamente la moglie in un incidente stradale, rimane con l'ossessione di sperimentare su una cavia umana la pelle artificiale, del tutto simile a quella umana, che ha creato. La sceneggiatura è più o meno un puzzle che presenta i personaggi e poi ne svela storie e segreti e Almodovar, più che in altre occasioni, gioca con archetipi e generi, mescolando al suo consueto "almodramma" elementi noir, horror e thriller che rimandano allo stile di Cronenberg. Ma si tratta di un prodotto più che mai almodovariano, per i temi toccati, per il gusto di mixare kitsch ed intimismo, orrore e grottesca follia. E' ben lontano dall'essere tra i suoi migliori film, può essere gioia per gli occhi ma non di certo per la mente. La mutazione del corpo è da sempre nel DNA del cinema del regista spagnolo, che spessissimo ha raccontato storie di persone a disagio nella propria pelle, quasi si trattasse di un abito decisamente troppo stretto o inadeguato, così come anche in questa pellicola troviamo uno dei personaggi più amati da Almodovar, ovvero la madre, che non è mai uno stereotipo. Frankenstein si mischia a Prometeo, a Fritz Lang e al thriller anni '30-'40 senza convincere, anzi lasciando a desiderare per quanto si sarebbe potuto fare e non s'è fatto. Almodovar fluttua nel mondo della chirurgia estetica per ovvie affinità col proprio cinema e col proprio stile, intensificando la ricerca dell'identità, scavando fino all'osso in una pellicola postmoderna ambiziosa esteticamente e suggestiva ma incompleta e probabilmente inconcludente, col personaggio di Banderas che è il perfetto irrisolto e con Almodovar interessato sempre e solo alle solite cose. E non fa nulla per nasconderlo.
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