renato volpone
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domenica 27 gennaio 2013
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un capolavoro
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Il freddo dell'inverno, l'oscurità della sera, la "giornata della memoria" e un cinema. Entro, so a cosa vado incontro, una lunga fila di persone alla cassa, ma tutti vanno a vedere Lincoln, solo in sei entriamo "nell'oscurità" delle fogne di Leopoli a lasciarci raccontare da Agniezka Holland la storia di Leopold Socha e di un gruppo di ebrei che si nascondono nei cunicoli sotto la città. È una storia cruda che ci mostra, senza scene particolarmente cruenti, la violenza, la vergogna, l'umiliazione che gli ebrei hanno subito durante la Shoa. Il film ci parla di sentimenti, di tormenti, di lotta per la sopravvivenza e di solidarietà.
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Il freddo dell'inverno, l'oscurità della sera, la "giornata della memoria" e un cinema. Entro, so a cosa vado incontro, una lunga fila di persone alla cassa, ma tutti vanno a vedere Lincoln, solo in sei entriamo "nell'oscurità" delle fogne di Leopoli a lasciarci raccontare da Agniezka Holland la storia di Leopold Socha e di un gruppo di ebrei che si nascondono nei cunicoli sotto la città. È una storia cruda che ci mostra, senza scene particolarmente cruenti, la violenza, la vergogna, l'umiliazione che gli ebrei hanno subito durante la Shoa. Il film ci parla di sentimenti, di tormenti, di lotta per la sopravvivenza e di solidarietà. Non ci nasconde nulla delle umane debolezze, dei difetti e delle colpe delle persone, ma ci mostra anche quanta ingiustizia ci sia nella persecuzione, quanta bestialità ci sia nella violenza gratuita, nel trattare gli esseri umani come bestie. La debolezza dell'animo umano, la fragilità dell'essere, l'inconsapevolezza del pericolo, la follia di non poter sopportare. Tutto viene raccontato, non si riesce a star fermi sulla poltrona, si contorcono le mani, vorremmo entrare nello schermo ad aiutarli, a spingerli in quei cunicoli stretti e claustrofobici per portarli lontano dal pericolo. Vorremmo portare fuori i bambini a prendere aria. Vorremmo abbracciare e baciare la bellezza di uomini e donne che si amano, si tormentano, si disprezzano o i rispettano. Vorremmo riempire la bisaccia di Leopold col cibo, ma toglierne l'odore per non farli scoprire. Restiamo attoniti di fronte all'impiccagione di innocenti per la vendetta di un soldato ucciso, soldato che anche noi aiutiamo ad uccidere perché dobbiamo salvare i fuggitivi. Non si riesce a toglierai le immagini dalla mente. È poi usciamo al sole, la guerra è finita, ma il ritorno è doloroso, la luce accecante e la gente guarda e non capisce, non vuole capire. Una ricostruzione storica perfetta, luci, musiche e recitazione assolutamente inarrivabili. Un capolavoro assolutamente da non perdere perché non fa "dimenticare"
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ashtray_bliss
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sabato 9 marzo 2013
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nel buio delle fogne e dell'animo umano,
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Davanti ad una pellicola come quella della Holland e' difficile non farsi travolgere, non appassionarsi alla vicenda narrata, non percepire la suspense che caratterizza l'intera durata del film. Perche' anche se di storie cinematografiche sull'orrore della Shoa ne abbiamo viste tante, ogni volta si provano emozioni e sensazioni diverse, sempre potenti, sempre coinvolgenti. Perche' semplicemente ogni volta, si apre una nuova porta di quella tragedia, la si vive in modo diverso eppur sempre scandito dai brividi e dal terrore che lo spettatore prova insieme ai suoi protagonisti. Perche' i racconti cinematografici sulla Shoa sono sempre attuali, sono sempre interessanti da seguire e sono didascalici.
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Davanti ad una pellicola come quella della Holland e' difficile non farsi travolgere, non appassionarsi alla vicenda narrata, non percepire la suspense che caratterizza l'intera durata del film. Perche' anche se di storie cinematografiche sull'orrore della Shoa ne abbiamo viste tante, ogni volta si provano emozioni e sensazioni diverse, sempre potenti, sempre coinvolgenti. Perche' semplicemente ogni volta, si apre una nuova porta di quella tragedia, la si vive in modo diverso eppur sempre scandito dai brividi e dal terrore che lo spettatore prova insieme ai suoi protagonisti. Perche' i racconti cinematografici sulla Shoa sono sempre attuali, sono sempre interessanti da seguire e sono didascalici. Esistono per ricordarci che in una Europa, del 2013, divisa tra paesi democratici e paesi governati da frange estremiste che echeggiano in pieno le idee del nazismo, queste pellicole ci devono ricordare tutti gli orrori passati, tutti i martiri che persone innocenti hanno sofferto, per via di un'unica ma potentissima ideologia che si fu estesa, insieme al terrore e al sangue, in gran parte dell'Europa. La pagina nera della Storia non va insabbiata, non va dimenticata e soprattuto non va ripetuta.
Ecco perche', In Darkness, e' una pellicola densa di emozioni e di sentimenti umani, un film altamente verosimile che non tralascia di mostrare allo spettatore la vera natura umana, quella fatta di istinti primordiali, di cattiverie e meschinita', ma anche di coraggio, solidarieta' e sentimenti nobili.
Questa e la nuova storia proposta dalla Holland. Siamo a Leopoli nell'apice della guerra e del fervore anti-semita, gli ebrei vengono progressivamente catturati e deportati, i vari campi di sterminio dalle forze naziste. In tutto clima di caos e paura, un vasto gruppo di ebrei trova rifugio nelle fogne e a quel punto, entrera' in scena l'indiscusso protagonista, Leopold Soha, un investigatore delle fogne. Leopold e' un uomo scaltro, che sa arrangiarsi e per arrotondare spesso e volentieri si dedica a piccoli furti. Quando scopre gli ebrei pero', mettera' in atto un piano: Comprera' il proprio silenzio in cambio di soldi. E quello che inizialmente e' un ulteriore gesto di avidita' coinvolgera' progressivamente Leopold in modo sentimentale, si sentira' sempre piu' spesso in dovere di aiutare queste persone, di proteggerle, diventando cosi un eroe, un simbolo di solidarieta' e di resistenza.
E cosi, tra il tempo trascorso nel labirinto fognario, Soha, che all'inizio e' diffidente verso quella gente che protegge e che nasconde, motivato solo dai soldi che prende come ricompensa, subisce una trasformazione interiore, iniziando a provare simpatia e compassione, iniziando a capire il dramma e il martirio di gente perseguitata e sterminata solo perche' ebrea. E tra le fogne e' ambientata gran parte della azione del film, nel seguire inizialmente le vicende di un gruppo numeroso di persone le quali verranno poi divise, e poco a poco scoperte e uccise, tranne gli ebrei di Soha che riesce abilmente a nascondere moltissimo tempo, fino alla fine della guerra. Una sopravvivenza assolutamente non facile, trascorsa al buio insieme a topi ed escrementi, lontano dalla luce del sole, lontani dall'aria fresca, obbligati ad uscire segretamente dai cunicoli nei quali si nascondevano, solo per raccogliere l'acqua potabile, costretti a dividersi le porzioni di cibo che gli procurava Soha, rischiando di essere scoperto.
In queste condizioni disumane, si intrecciano le storie degli sfortunati protagonisti, dei bimbi costretti a giocare persino con i topi, della donna che partorisce nelle fogne e che dalla vergogna, dal senso di inadeguatezza, dal crollo psico-fisico, dall'esaustivita' lo uccidono; insieme alla storia di Klara che perde la sorella minore, di ''Corsaro'' che si reca persino in un campo di concentramento nel tentativo di recuperare la sorella di Klara.
Tutte queste storie costituiscono un unico, grande, mosaico di emozioni e sensazioni, tra paura, disperazione, rabbia, odio e diffidenza (all'inizio la diffidenza tra Soha e gli ebrei e' completamente reciproca) ma anche di coraggio, speranza e di resistenza morale e fisica. Eroe indiscusso e' la figura di Soha che all'inizio risulta antipatica ma che pian piano si guadagna totalmente la simpatia degli spettatori, con le sue azioni umanitarie e anche disinteressate (memorabile le scene in cui gioca con i bambini, in cui si carica la bambina sulle spalle e la porta in superficie a respirare l'aria pulita), col suo coraggio nello sfidare il regime, lo stato e la polizia militare,muovendosi quasi sempre nell'ombra e rischiando la sua stessa vita per delle persone sconosciute ma verso le quali si sente obbligato anche solo per pura solidarieta' e umanita'.
Regia impeccabile e interpretazione dei protagonisti ottimale, in una pellicola difficile da affrontare anche per via del tema trattato, girata in un ambiente praticamente al buio dove pero' dovevano saper spiccare i pensieri, i sentimenti piu' intimi dei personaggi, nei loro volti, negli sguardi e nei movimenti limitati all'inteno delle fogne. In Darkness e' una pellicola potente, incisiva, struggente e fortemente drammatica che riesce in pieno a coinvolgere lo spettatore e trasmettergli tutte le sensazioni vissute dai protagonisti fino all'ultimo, dove finalmente vengono ''assolti'' e liberati, con la fine della guerra.
Una pellicola meritatevole, un assoluto capolavoro del cinema europeo, in onore della memoria e di persone normali che si rendono simboli eroici dimostrandosi solidali con i loro concittadini nei momenti piu' cruciali della Storia cotemporanea.
Imperdibile.
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enzo70
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lunedì 28 gennaio 2013
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una storia per ricordare la storia
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Per ricordarmi di non dimenticare eccomi al cinema per cimentarmi nell’ennesima proiezione dedicata ad uno dei tanti episodi di straordinaria umanità nel periodo e nelle terre in cui l’uomo dimenticòla sua natura per travestirti da demone. Il tema dello sterminio degli ebrei e del macello nazista negli ultimi anni nelle sale cinematografiche è diventato un po’ come il west negli anni sessanta. Qualche capolavoro, Schindler’s List, il pianista, La vita è bella e Bastardi senza gloria sugli altri. In darkness è diverso, è un film meno ambizioso, che non ha grandi pretese in termini di produzione, ma a modo suo è delicatissimo. E’ una produzione polacco tedesca ed è ambientato nella città di Leopoli, nell’Ucraina, negli ultimi anni dell’occupazione tedesca.
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Per ricordarmi di non dimenticare eccomi al cinema per cimentarmi nell’ennesima proiezione dedicata ad uno dei tanti episodi di straordinaria umanità nel periodo e nelle terre in cui l’uomo dimenticòla sua natura per travestirti da demone. Il tema dello sterminio degli ebrei e del macello nazista negli ultimi anni nelle sale cinematografiche è diventato un po’ come il west negli anni sessanta. Qualche capolavoro, Schindler’s List, il pianista, La vita è bella e Bastardi senza gloria sugli altri. In darkness è diverso, è un film meno ambizioso, che non ha grandi pretese in termini di produzione, ma a modo suo è delicatissimo. E’ una produzione polacco tedesca ed è ambientato nella città di Leopoli, nell’Ucraina, negli ultimi anni dell’occupazione tedesca. Gli ebrei nel ghetto vengono massacrati, ma alcuni riescono a fuggire nelle fogne. E lì incontrano un ispettore della rete fognaria che, interessato prima dal facile guadagno che può ottenere, nascondendoli, diventa il loro salvatore. Come detto un film delicato, la grandiosità del protagonista Socha non è declamato, ma declinato; e la storia si muove lentamente per esplodere nel finale. La regia è volutamente semplice, gran parte del film è ambientato, come dice il titolo, nell’oscurità. Ottima l’interpretazione del regista. Non è un film facile, in diversi momenti si rischia la noia, il ritmo è lento, ma alla fine uscirete arricchiti da queste due ore passate in darkness.
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donni romani
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giovedì 24 gennaio 2013
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quando una storia diventa la storia
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Si potrebbe pensare che la "tematica Shoa", cinematograficamente parlando, sia stata ormai sviscerata in ogni suo aspetto, e coniugata con ogni possibile emozione, e invece c'è sempre un gesto nobile da scoprire, un orrore da smascherare, una storia che diventa Storia, un brivido da provare, con commozione ma senza facili speculazioni visive. "In Darkness", candidato come miglior film straniero nel 2012, esce finalmente anche in Italia e ci permette, come esseri umani, di venire a conoscenza di un episodio realmente accaduto nel 1943 in Polonia e, come spettatori di cinema, di assistere ad un film asciutto, rigoroso, coraggioso e mai consolatorio o ricattatorio.
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Si potrebbe pensare che la "tematica Shoa", cinematograficamente parlando, sia stata ormai sviscerata in ogni suo aspetto, e coniugata con ogni possibile emozione, e invece c'è sempre un gesto nobile da scoprire, un orrore da smascherare, una storia che diventa Storia, un brivido da provare, con commozione ma senza facili speculazioni visive. "In Darkness", candidato come miglior film straniero nel 2012, esce finalmente anche in Italia e ci permette, come esseri umani, di venire a conoscenza di un episodio realmente accaduto nel 1943 in Polonia e, come spettatori di cinema, di assistere ad un film asciutto, rigoroso, coraggioso e mai consolatorio o ricattatorio. Siamo a Leopoli, e nel ghetto l'incubo si avvera, i tedeschi e gli ucraini loro alleati stanno arrestando ed uccidendo uomini, donne, bambini, anziani. Leopold Socha, cattolico, sposato e padre di una bambina, di lavoro dovrebbe controllare le fognature della città, in realtà con il socio Szczepek ruba negli appartamenti vuoti, senza farsi scrupolo alcuno. Caso vuole che si imbatta in un gruppo di ebrei che si sta nascondendo proprio nelle fognature della città e, fiutando l'affare, aiuti un manipolo di loro, dietro pagamento di denaro, a trovare un riparo più nascosto. Gli procurerà cibo e vestiti, rinunciando a denunciarli quando gli verrà proposta una ricompensa da un ufficiale ucraino per ogni ebreo scovato nelle fogne, arrivando a rischiare la vita per quegli estranei che sta cominciando a conoscere e ad apprezzare umanamente. La diffidenza iniziale di Socha rende la sua azione ancora più sincera, perchè è solo di fronte all'orrore crescente di una condizione disumana, fra ratti ed escrementi, che Socha intravede ciò che realmente sta accadendo. Passeranno tredici mesi prima che alcuni di loro, i pochi sopravvissuti, escano da un tombino, scheletri disumanizzati accolti da Wanda, moglie di Socha con acqua e biscotti, come degli eroi, e ci vorranno moltissimi anni prima che una bambina di quel gruppo scriva le sue memorie in un libro uscito nel 2008. Coraggiosa due volta la Holland nel girare questo film, coraggiosa perchè ambienta gran parte delle scene in un buio quasi assoluto, e coraggiosa perchè sceglie di concentrarsi sulle espressioni dei fuggiaschi, sul loro buio interiore, sulla dignità perduta, sul sesso fatto per - con - disperazione, sulla solidarietà che un parto accende fra le donne, seguita dall'orrore dell'omicidio, perchè il pianto di un bambino può attirare i nazisti, e non nasconde mai le meschinità, le vendette, le bassezze che appartengono a tutti gli esseri umani, vittime o carnefici. Socha è il prototipo dell'uomo che prende coscienza, che nel buio scorge la luce della conoscenza, che da vigliacco diventa simbolo di resistenza, di coraggio, di generosità, e nel farlo accompagna il film sul binario più onesto e più sincero che si potesse immaginare, con la sua recitazione a sottrarre e con una fisicità rocciosa, mentre le emozioni dimesse, disperate e violente che il signor Chiger, Jacob, Klara, Yanek e gli altri esprimono con i loro silenzi e i loro volti segnati sono di quelle che non si dimenticano.
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flyanto
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martedì 29 gennaio 2013
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nella più profonda oscurità dell'animo umano
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Film in cui viene raccontato un reale episodio (raccontato nel romanzo di Robert Marshall "Nelle fogne di Lvov") accaduto ai tempi della Seconda Guerra Mondiale in Polonia dove un ispettore delle fogne della città si adopera per salvare una dozzina di ebrei, nascondendoli nei vari cunicoli sotterranei delle fognature. Riuscirà, sebbene dopo molte peripezie ed ostacoli, a salvarli, diventando lui stesso un essere umano decisamente più sensibile e più altruista, insomma moralmente migliore. Molto ben girato ma crudo nella sostanza e nella rappresentazione di molte scene: il fatto poi che l'ambientazione sia tutta circoscritta ai cunicoli sotterranei delle fogne, al buio ovviamente, ne accresce la drammaticità e soprattutto il senso claustrofobico rendendo quasi palpabile allo spettatore il senso di forte disagio e di costante paura provato dai perseguitati.
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Film in cui viene raccontato un reale episodio (raccontato nel romanzo di Robert Marshall "Nelle fogne di Lvov") accaduto ai tempi della Seconda Guerra Mondiale in Polonia dove un ispettore delle fogne della città si adopera per salvare una dozzina di ebrei, nascondendoli nei vari cunicoli sotterranei delle fognature. Riuscirà, sebbene dopo molte peripezie ed ostacoli, a salvarli, diventando lui stesso un essere umano decisamente più sensibile e più altruista, insomma moralmente migliore. Molto ben girato ma crudo nella sostanza e nella rappresentazione di molte scene: il fatto poi che l'ambientazione sia tutta circoscritta ai cunicoli sotterranei delle fogne, al buio ovviamente, ne accresce la drammaticità e soprattutto il senso claustrofobico rendendo quasi palpabile allo spettatore il senso di forte disagio e di costante paura provato dai perseguitati. E per questo motivo, a mio parere, la pellicola di Agnieszka Holland possiede una marcia in più rispetto ai molti films trattanti il già diffuso tema della persecuzione nazista. Da menzionare poi l'ottima interpretazione del protagonista (il polacco Robert Wieckiewicz) che risulta credibile (ed alla fine pure simpatico) in tutte le scene e frangenti del film. Insomma, un ulteriore e notevole contributo per non dimenticare certi orrori del passato
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luigi chierico
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giovedì 30 gennaio 2014
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qualche luce al buio
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Se da una parte è semplice raccontare l’intera storia,che dura oltre due ore,non bastano parole per commentarla.
Non si scriverà, non si ascolterà, né si sarà visto e parlato tanto di una pagina così nera della nostra civile società, Parole insensate per chi ha fatto della follia una logica perversa.Solo per pochi consiglio ”Vedi alla voce:amore”di D.Grossman
Siamo nel periodo più buio che di recente ha dato alla luce le nostre generazioni,
ma proprio in questo buio, che è oscurantismo del pensiero e della morale, si scorgono poche luci. Il buio e la luce sono il filo conduttore di questo eccezionale capolavoro, dire film mi pare riduttivo.
La vicenda si svolge quasi interamente nel labirinto delle fogne di Lvov, in Polonia, nel periodo dell’occupazione della Germania e della Russia, quindi in un ambiente privo di luce,là dove anche "le candele consumano l’aria”, si scorgono dei fugaci raggi di luce prodotte dalle poche lampadine tascabili.
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Se da una parte è semplice raccontare l’intera storia,che dura oltre due ore,non bastano parole per commentarla.
Non si scriverà, non si ascolterà, né si sarà visto e parlato tanto di una pagina così nera della nostra civile società, Parole insensate per chi ha fatto della follia una logica perversa.Solo per pochi consiglio ”Vedi alla voce:amore”di D.Grossman
Siamo nel periodo più buio che di recente ha dato alla luce le nostre generazioni,
ma proprio in questo buio, che è oscurantismo del pensiero e della morale, si scorgono poche luci. Il buio e la luce sono il filo conduttore di questo eccezionale capolavoro, dire film mi pare riduttivo.
La vicenda si svolge quasi interamente nel labirinto delle fogne di Lvov, in Polonia, nel periodo dell’occupazione della Germania e della Russia, quindi in un ambiente privo di luce,là dove anche "le candele consumano l’aria”, si scorgono dei fugaci raggi di luce prodotte dalle poche lampadine tascabili.Le immagini non hanno colore. C’è il silenzio, la disperazione e la fame ad opprimere uomini, donne e bambini che si aggirano quasi al buio, ma soccorsi dalla luce della fede.
Il coraggio è l’altro vero elemento portante di questa storia, che è vera, purtroppo.
C’è il coraggio di Leopold Socha nell’affrontare ogni rischio,tanto da mettere a repentaglio la sua stessa famiglia, l’amore di una moglie, c’è il coraggio del“Corsaro”,di tanti grandi e piccoli nel vivere con i topi,ratti nel fuggire dalle loro mani, di sopportare un ambiente putrido,c’è il coraggio di mettere al mondo una vita, subito strappata via a tutti dalla morte,“Sta per avere un bambino, è di tutti noi”.
Il miracolo, sebbene inutile, verificatosi in questa specie di “Corte dei Miracoli”, che induce i coniugi Socha a prendesi cura del neonato, è un’altra prova di coraggio.
Vi è odore di fogna e di cadaveri, ma non sarà mai quello dei forni crematori e delle fosse comun in cui vengono gettate donne nude uccise mentre ignare corrono verso la morte.
Il coraggio di affrontare appunto la morte, non quella naturale, ma quella violenta ed ingiusta, dovuta alla cecità di tanti e da un mondo sordo; quanti inutili “Aiutateci” urlato a chi non vuole ascoltare.
Il coraggio di rifiutare un facile guadagno in un momento in cui il digiuno porta al mercato nero, allo sciacallaggio ed anche ad uccidere.
C’è un momento in cui una mamma copre gli occhi alla sua bambina perché non veda un atto d’amore; si possono chiudere gli occhi all’ amore ma non alla guerra! Gli occhi di gente privata di tutto, occhi spenti, non c’è luce nel buio del buio, non ce ne può essere negli sguardi.
Se Diogene con la lanterna cercava l’uomo smarritosi,anche in questi meandri si cercano ombre smarrite, ebrei condannati per essere nati ebrei.
Altrp elemento è la gratitudine, solo i bambini dicono:“Grazie, grazie a Dio”ed è “eroe” chi per aver ucciso un tedesco ha fatto condannare a morte, impiccati, 10 innocenti.
Ed ancora “Non voglio nulla, Dio mi ripagherà”, c’è una chiesa edificata proprio dove gli ebrei sono stati nascosti, un segno divino di protezione che viene dall’alto.
Di bianco, di pulito, di candido c’è solo la neve, è finita, si torna alla luce, si è abbacinati dopo 14 mesi di tenebre. Per la strada c’è solo un cane, e le tante mani rivolte al cielo, è stata la mano di Dio a far dire nella notte, come scrive Dante “…. e tornammo a rivedere le stelle”.
Un film coraggioso, di suspense, perfetto nella scelta del colore, dell’ ambiente e di tutti gli attori.chigi
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haila82
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venerdì 25 luglio 2014
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una storia fatta di scelte
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Molti personaggi di questo film si trovano a dover affrontare delle scelte: Leopold Soha può aiutare un gruppo di ebrei o denunciarli alla polizia, in cambio di una cospicua somma di denaro; Yanek deve scegliere se portare con sé, nel rifugio sotterraneo, la moglie e la figlia, oppure l'amante. E ancora, Yanek decide di abbandonare i suoi compagni, nelle fogne, andando incontro al proprio destino.
Va incontro al proprio destino anche la sorella di Klara,che si mostrerà irremovibile, decisa, nonostante le venga offerta più di una volta la possibilità di salvarsi. E Klara, dopo essersi lavata dalla sporcizia delle fogne, si lascia finalmente andare all'amore e, dunque, alla vita. Vita che rifiuta, invece, l'amante di Yanek, compiendo un atto terribile e crudele, seppure comprensibile.
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Molti personaggi di questo film si trovano a dover affrontare delle scelte: Leopold Soha può aiutare un gruppo di ebrei o denunciarli alla polizia, in cambio di una cospicua somma di denaro; Yanek deve scegliere se portare con sé, nel rifugio sotterraneo, la moglie e la figlia, oppure l'amante. E ancora, Yanek decide di abbandonare i suoi compagni, nelle fogne, andando incontro al proprio destino.
Va incontro al proprio destino anche la sorella di Klara,che si mostrerà irremovibile, decisa, nonostante le venga offerta più di una volta la possibilità di salvarsi. E Klara, dopo essersi lavata dalla sporcizia delle fogne, si lascia finalmente andare all'amore e, dunque, alla vita. Vita che rifiuta, invece, l'amante di Yanek, compiendo un atto terribile e crudele, seppure comprensibile.
Anche la moglie di Soha si troverà più volte di fronte a un bivio: deve abbandonare il marito, che con le sue azioni mette in pericolo se stesso e la sua famiglia, o restargli vicino, nonostante tutto?
Ognuno può redimersi e uscire dalle tenebre, o restarci per sempre. Pure in un contesto come quello della guerra,in cui l'irrazionalità regna sovrana e l'uomo sembra essere in balia degli eventi, anche allora si può operare, nel proprio piccolo, una scelta coraggiosa e rivoluzionaria.
Soha, ci dice una frase alla fine del film, morirà schiacciato da un carro sovietico. E' La punizione di Dio per aver aiutato gli ebrei, pare abbia detto qualcuno.
"Come se avessimo bisogno di un Dio, per punirci l'un l'altro", è il commento finale.
Non c'è Dio, non c'è destino. Siamo noi a scrivere la nostra storia, e quella degli altri.
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