Il gioiellino

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Un film di Andrea Molaioli. Con Toni Servillo, Remo Girone, Sarah Felberbaum, Lino Guanciale.
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Drammatico, durata 110 min. - Italia, Francia 2011. - Bim Distribuzione uscita venerdì 4 marzo 2011. MYMONETRO Il gioiellino * * 1/2 - - valutazione media: 2,88 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Il crac di Molaioli fa centro:uno script perfetto Valutazione 4 stelle su cinque

di davidestanzione


Feedback: 22976 | altri commenti e recensioni di davidestanzione
venerdì 4 marzo 2011

I richiami al crac Parmalat sono smaccati ed evidenti, l’ispirazione di fondo c’è ed è innegabile. Eppur, Il gioiellino è molto di più che semplice aderenza alla nostra storia recente, molto più che ricostruzione “d’epoca” passivamente appiattita sulla cronaca d’archivio, ricalcata per pigrizia sulla mera e  fredda ricostruzione dei fatti. Ibrido suggestivo tra Wall Street e il nostro cinema civile, l’opera seconda di Molaioli ha ambizioni e portata ben più ampie della storia d’ordinaria follia (amministrativa) che racconta, come dimostrano le taglienti didascalie finali. Ha respiro internazionale, è un attacco implicito al capitalismo senza offendere (ufficialmente) nessuno, un’analisi lucida e ispirata dei sistemi economici e degli uomini piccoli piccoli che maneggiano loschi capitali erranti ed evanescenti. Il film ha ritmo invidiabile, un’estetica asettica ma vibrante, resa dalla fotografia del come sempre ottimo Bigazzi e cullata sulle musiche di Teardo, che ricorre a due temi fondamentali: l’uno, elettro-rock e formicolante, fa da contrappunto drammatico alle scene emotivamente più veementi, l’altro invece, concentrato quasi tutto nella prima parte, è contraddinsto dal recupero di brani pop che confluiscono nella riproposizione filologica e irreprensibile (anche scenograficamente) dei primi anni ‘90. La vera forza del film è pero la scrittura: Molaioli e i co-sceneggiatori riescono nell’obiettivo non facile di armonizzare in unico script elementi storici, politici, (cripto)economici con una naturalezza e una grazia intellettuale fuori dall’ordinario, senza scantonare mai nel pamphlet gonfio di retorica (Wall Street nella patina esterna, cinema civile nostrano nei contenuti, appunto). Pur non essendoci sostanziali sussulti di regia, se non nell’uso umorale delle luci, dei ticchettii vari e delle musiche, il film cattura e inchioda ugualmente lo spettatore immergendolo nelle acque torbide e gelide di una storia che è vera solo di riflesso. Anziché deprimerci oltremodo per le gesta criminali di Calisto Tanzi e Fausto Tonna, i volti veri della cronaca dietro le magistrali maschere fittizie di Girone e Servillo (il loro è  un mimetismo anzitutto psicologico), siamo catturati dalla spigliatezza dei dialoghi accuratissimi, ben congegnati quando non puramente gustosi: ci sono frasi ed intuizioni così ispirate e prodigiose che si reprime a stento la voglia di segnarsele (“La Russia è come il paradiso: è difficile entrare ma impossibile uscire”), si sprecano i funerei e gelidi richiami attualizzanti, mai esplicitati ma sempre e comunque lapalissiani (capitali offshore, escort dell’est, premier barzellettieri). Perfino la religiosità diventa un contrappunto ironico e grottesco, adocchiando, qui sì, i tempi e i modi di molto cinema di Oliver Stone (si pensi a W). Gli squarci desolati del finale sono la fotografia più livida e luttuosa dei giorni che stiamo vivendo. Molaioli, con i suoi ritmi sostenuti e senza mai far la voce grossa, ha fatto centro.

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goldy sabato 5 marzo 2011
attacco impicito al capitalismo?
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Posso citarle i titoli di almeno una dozzina di film di denuncia generica sulla crudeltà e sulla corruzione del capitalismo? Da "Capitalism a love story" a "Wall Street", il "Diritto del più forte", "Tra le nuvole", " The corporation", "Il Petroliere" , "Traffic" per non parlare del meraviglioso "Tempi Moderni"e perchè no, persino "Pretty Woman". Non si può inserire "Il gioiellino" in questo elenco. Per noi italiani il riferimento a Parmalat è troppo evidente e bruciante. Si immagini le reazioni di coloro che hanno perso i loro risparmi e vedrà cosa se ne fanno del respiro internazionale e dell'attacco implicito al capitalismo.

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