Dramma sul traffico umano visto dalle donne
di Gian Luigi Rondi Il Tempo
Cinema italiano a Città del Capo. Anche con finanziamenti sudafricani. L'impresa se l'è assunta Antonio Falduto, noto per un suo primo film nel 92, “Antelope Cobbler”, per cortometraggi, per documentari e sceneggiature. Per questo suo secondo lungometraggio si è scritto anche il soggetto e la sceneggiatura e avendolo ambientato appunto a Città del Capo ha scelto un argomento forse non nuovo al cinema ma tipico di quei luoghi, il commercio di esseri umani, donne spedite in Europa per avviarle alla prostituzione, bambini orrendamente coinvolti nel traffico di organi. [...]
di Gian Luigi Rondi, articolo completo (2616 caratteri spazi inclusi) su Il Tempo 29 giugno 2012