Hugo Cabret |
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Un film di Martin Scorsese.
Con Ben Kingsley, Sacha Baron Cohen, Asa Butterfield, Chloë Grace Moretz, Ray Winstone.
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Avventura,
Ratings: Kids,
durata 125 min.
- USA 2011.
- 01 Distribution
uscita venerdì 3 febbraio 2012.
MYMONETRO
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Hugo Cabret
di catcarloFeedback: 13499 | altri commenti e recensioni di catcarlo |
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lunedì 4 giugno 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Al mattino, quando si guarda allo specchio facendosi la barba. Lì, almeno, il buon Martin se lo confessa. Macchè storia intrigante, bisogno di sperimentare strade mai percorse, voglia di giochicchiare con il 3D: questo film nasce dal desiderio di sfogare la propria, devota cinefilia. Un vero e proprio atto d’amore nei confronti della magia del cinema, quella che, nel buio della sala con il grande schermo davanti, ti lascia con la bocca aperta, dimentico di tutto e di tutti. Non a caso, il film decolla davvero quando i due giovani protagonisti sfogliano l’enciclopedia cinematografica del professor Tabard: tra le pagine scorrono le immagini degli albori – dai Lumière a Keaton – e da lì in poi la pellicola comincia a emozionare veramente. Oltre ai filmati d’epoca, Scorsese infila qua e là citazioni tra il divertito e il maniacale – su IMDB ce n’è una lista abbastanza nutrita – ed è facile immaginarlo immedesimarsi nell’appassionato racconto che Méliès fa del proprio lavoro, tanto da rigirarne alcune tra le scene più famose con la scusa di narrarne la realizzazione. Va bene, potrebbe chiedersi qualcuno, ma il resto? Il resto è un film molto bello pur a prescindere dalla storia del cinema e che ha tutto per piacere anche ai ragazzi a cui, in prima battuta, è destinato (ecco qui la strada mai percorsa). Hugo è un ragazzino dalla vita difficile, costretto in incognito a badare alla manutenzione degli orologi di una grande stazione parigina e a procurarsi da mangiare in qualche modo: un automa e l’amicizia con Isabelle lo porteranno a risvegliare – ad ‘aggiustare’ - il grande regista di un tempo nascosto nell’uomo triste che gestisce il negozio di giocattoli. La macchina da presa scorre veloce negli interstizi della stazione e fra gli ingranaggi degli orologi mentre, in mezzo alla folla che circola fra e attorno ai treni, vengono delineate alcune gustose figure di contorno, fra cui lo stolido poliziotto Gustave interpretato da Baron Cohen: il ritmo non scade mai e gli effetti speciali – un po’ per esigenze di 3D, un po’per il gusto di lanciare un treno verso gli spettatori – regalano quel brivido in più che non fa mai male. Nel finale, il Méliès di Ben Kingsley si prende inevitabilmente la scena, grazie all’interpretazione misurata di un personaggio che, almeno in un certo periodo della sua vita, fu esagerato: attorno a lui tutte le tessere vanno a posto, perché il lieto fine esisterà solo nei film, ma lo spettatore va al cinema anche per questo (e, comunque, se c’è uno parecchio allergico all’happy ending, quello è Scorsese).
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