Un lento e inesorabile climax in picchiata verso l'umana indole, colta nei suoi lati più morbosamente vanitosi. Un cocktail di cinismo e ipocrisia che poco a poco emerge in tutti e quattro i protagonisti, grazie a interpretazioni da Oscar.
Waltz - Winslet sono i genitori di Zachary, reo d'aver colpito con un bastone Ethan, figlio della coppia Foster - C. Reilly, causandogli la rottura di due denti. Nel bel mezzo di Brooklyn, nell'appartamento dei genitori di Ethan, le due coppie s'incontrano per chiarire l'avvenuto. Sotto un'apparente serenità si nasconde in realtà un mondo di piccole acredini familiari, di manie narcisistiche e di goliardiche vanità. La prima impressione che si ha è che entrambe le coppie siano accomodanti: un lungo e ostinato pegno al convenevole viene pagato durante i primi venti minuti di film, nei quali sono solo piccole battute a far presagire la disputa. La polemica si fa però più aspra col passare dei minuti, fino ai limiti della rissa. La tensione è rotta magistralmente dagli autori con continuità ossessiva, con le telefonate al proprio collabolatore Walter da parte del papà di Zachary, avvocato di successo e con le simpatiche intromissioni telefoniche della nonna paterna di Ethan. Le alleanze durante il film mutano e così all'iniziale opposizione genitori vs genitori, per mezzo di una grottesca solidarietà sessuale, si va a creare una polarizzazione uomini vs donne, che sposta i termini del centenzioso dalla rissa tra figli adolescenti a generici e grotteschi stereotipi sociali e padagogici. Nel frattempo tutti si sono ubriacati col prezioso liquore del papà di Ethan e la comicità è mutata dal pungente humor dialogico della prima parte, ad una fisica e violenta comicità clownesca (i visi fatti rossi per l'ubriachezza non fanno che ricordare i nasi rubicondi dei pagliacci) nella seconda. Se a livello di testo poco è cambiato rispetto alla pieces teatrale da cui trae origine il film (tant'è vero che la stessa autrice Yasmina Reza collabora con Polansky alla sceneggiatura), a livello registico, la maestria è alta: un kammerspiel, un film da camera, di altissimo livello. Il senso claustrofobico che soprattutto la sequenza dell'ascensore lascia addosso allo spettatore è notevole. I personaggi appaiono ingigantiti dalle inquadrature e anche il testo sovente tende alla "bulimia dialettica" dei personaggi (in particolare è stordente l'eloquio di Jodie Foster). Scene d'interni così magistralmente riuscite ci fanno venire in mente capolavori di registi come Woody Allen e Hitchcock.
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